Shaq torna in Florida, ma non ad Orlando…
Prima o poi doveva accadere, troppi gli scontri dentro the combo, troppi i sassi lanciati senza nemmeno più badare a nascondere la mano. Se poi l'uno-due scopre di non mettere più al tappeto l'avversario quando conta la separazione diventa inevitabile.
Shaq lascia L.A. per tornare in Florida, questa volta a Miami, con l'obiettivo di allungarsi la carriera e di tornare sulla vetta NBA facendo la scalata dall'altra parte da leader indiscusso di una squadra, "Voglio giocare in una squadra, solo in una squadra" ha dichiarato Shaq a fine stagione, senza quindi il bisogno di dire una volta ogni due conferenze stampa "give me the ball".
Il pallone, infatti, gli Heat glielo daranno spesso e soprattutto volentieri visto il personale rimasto alla corte dell'altro Van Gundy dopo la trade per ottenere il 34 (resterà col 34 o tornerà al 32 vestito ai tempi di Orlando? Sembra la seconda…).
Ai Lakers sono andati Brian Grant, Caron Butler, Lamar Odom, che torna nella città degli angeli dopo un solo anno ma stavolta dalla parte giusta, e una prima scelta futura, con restriction varie dopo il 2006. In pratica gli Heat tengono il solo Wade del terzetto che doveva essere protagonista del suo futuro- Wade, Butler, Odom – e si ritrovano con un roster in gran parte da costruire ma sono già da oggi una così detta contender per il titolo solo per avere quello grosso al centro dell'area, l'uomo che si ama definire MDE – Most Dominant Ever – invece di MVP.
I Lakers ottengono un giocatore dal talento cristallino come Odom, che nell'ultima stagione sembra aver cominciato a mettere a posto quei dettagli del suo gioco che lo possono rendere un All Star, un giovane ancora discontinuo ma con grande potenzialità come Butler e un gregario di lusso come Grant, capace di mettere cuore e corpo per aiutare la squadra con la sola colpa di portarsi dietro un contratto troppo generoso per quello che può fare in campo.
La trade annunciata da giorni non è diventata ufficiale subito per un problema tecnico: nel contratto di Odom c'era una clausola che aumentava del 15% il salario del giocatore in caso di trade entro il primo anno. Messi a posto i dettagli mercoledì è arrivato l'annuncio ufficiale con Pat Riley che annunciava: "Oggi i Miami Heat hanno fatto un gigante passo in avanti nella nostra continua ricerca di raggiungere il titolo NBA. Abbiamo la netta sensazione di aver acquistato il più forte giocatore della NBA".
Quando viene scambiata una stella di prima grandezza, anche se ormai non lontanissima dal diventare cadente, la domanda che ci si pone è se la contropartita è la migliore che si potesse ottenere. La risposta definitiva e incontrovertibile la darà , come sempre, il tempo, ma in questo caso si deve tener conto che i Lakers non potevano condurre una trattativa normale, se normale può essere scambiare un giocatore come Shaq. L'altra parte del combo, quello con problemi legali in Colorado, quest'estate è Free Agent e ha sempre tenuto aperta la pista di rinunciare a qualche milione di dollari pur di cambiare squadra senza per forza cambiare città , visto che per lui sembra che Sterling sia disposto a elargire il massimo salariale e si è mosso sul mercato per poterlo fare.
Aspettare a scambiare Shaq tirando un po' più la corda e trattando con varie franchigie avrebbe potuto comportare la perdita del numero 8 - fatto ancora possibile a dire il vero – l'unico numero che il proprietario Jerry Buss vuole assolutamente continuare a vedere allo Staple con maglia rigorosamente gialloviola o al massimo bianca nelle feste comandate.
Rifirmare Kobe è l'unico modo per Kupchak di tenere il posto, ammesso che basti, e scambiare O'Neal assieme al firmare Tomjanovich - anche se la prima scelta era coach K, per strani motivi gradito a Bryant- era una mossa da fare al più presto, prima che un qualsiasi free agent potesse mettere la propria firma in calce a qualsiasi contratto.
Quello che i Lakers hanno ottenuto è una base di partenza per ricostruire una franchigia da titolo, al momento sono una squadra con tante guardie e ali senza uno straccio di asse play-pivot visto che Payton prima ha esercitato l'opzione per il prossimo anno e ora chiede di esser lasciato libero - "I didn't sign for this" – con sostanzioso buy-out. Una dipartita, quella del giocatore "una volta noto come guanto" , che dispiacerà davvero a pochi in casa Lakers.
Shaq lascia Hollywood, il posto che gli sembrava cucito addosso - l'All Star game di quest'anno ha spiegato perchè - per diventare "the biggest thing on South Beach" e lo lascia, in sostanza, per scelta tecnica, tra i duellanti che hanno portato a casa tre titoli la dirigenza Lakers ha scelto quello con più futuro rinunciando al giocatore più dominante della lega sebbene in declino fisico evidente.
Nessuno dei due ha mai vinto un titolo senza l'altro, la curiosità delle prossime stagioni è vedere se ci riusciranno, non succedesse potrebbero, forse, rimpiangere questa separazione tanto cercata…