Anche un piccolo come Iverson può sfidare un lungo come Shaq
Stavo rileggendo l'elenco delle chiamate al draft 2004.
Per trovare Jameer Nelson, probabilmente il migliore play maker puro del campionato NCAA il mio sguardo è dovuto scendere fino alla scelta 20.
Erano molte le incognite su questo giocatore.
Non tecniche o caratteriali sulle quali chiunque avrebbe messo la mano sul fuoco. Solo che, come dire… è un pò piccolo. I dati ufficiali lo danno 1.83m ma si vocifera sfiori solo il metro e 80. Non piccolo nella vita normale, tutt'altro. L'NBA è però un mondo a parte.
I Nuggets, la squadra che dopo il draft si era accaparrata il giocatore, ha preferito cederlo ai Magic in cambio di una scelta futura. Sicuramente a Denver di un Jameer Nelson, bisogno non ne avevavano. Hanno Andrè Miller. Non solo.
In panchina, ma pronto ad entrare e stravolgere il gioco c'è Earl Boykins preso in saldo la scorsa estate per via di alcune lacune nel suo gioco e reduce dalla miglior stagione della sua carriera.
Le lacune non sono legate a pecche tecniche o caratteriali. Solo che, come dire… anche lui è un pò piccolo. Scende al di sotto del metro e 70 e considerando le misurazioni NBA, saremo intorno al metro e 60.
Tutto il draft dell'anno è spinto alla ricerca di centimetri.
Ecco quindi la triste verità .
Inutile nasconderlo. Dobbiamo essere obbietivi.
Il basket è uno degli sport più ingiusti che esistano. Solo un fattore è fondamentale. L'altezza.
E come potrebbe essere differentemente per uno sport dove la retina svolazza ad oltre 3 m dal livello terrestre? Se poi ci pensate, la cosa comica è che questo dato prettamente fisico viene chiamato… “talento”.
Già mi scappa da ridere.
Diciamocelo, nel basket non esistono i Lele Oriali o i Gennarino Ringhio Gattuso. Se esistono sono alti una volta e mezza i suddetti e pesanti tre volte tanto. Niente Oriali da 1.70m insomma. Niente faticanti da perimetro.
Un posto nella lega questi se lo portano a casa grazie alle dimensioni di cui la meccanica naturale li ha forniti e non grazie alla mano morbida; il mondo NBA pullula di esempi; i loro bicipidi fungono da biglietto di presentazione e che si mettano sotto canestro e spaventino il malcapitato.
E' uno sport d'elitt (??)
Sei alto, sei un difensore e sai tirare?
Sei il fenomeno che cercavamo.
Difendi soltanto e prendi rimbalzi?
Sei comunque l'uomo che fa per noi.
Sei solo alto e non hai mai visto una palla a spicchi?
Un posto te lo troviamo comunque.
Il concetto cambia radicalmente quando calano i centimentri.
Sei piccoletto, sai tirare e difendere?
Ti facciamo un provino poi si vedrà .
Sei piccolo e non sai tirare? Bhè… sei nel palazzetto sbagliato…
Mi fermo qui.
Funziona così perchè la meccanica del gioco impone agli scout questo ragionamento.
E' uno sport d'elitè (??)
Ricordo quando oltre un decennio fà venne draftato un ragazzotto che sembrava da piccolo gli fosse stato dato latte di Capodoglio seguito da pappette e plasmonn con panino farcito al maiale di cinta senese. Si chiamava e si chiama tutt'ora Shaquille O'neal.
Quasi 2.20 m per una struttura di 150 Kg. Quello era “talentuosissimo” dissero gli scout. All-star game subito nell'anno di esordio. Non sapeva tirare, e non difendeva nemmeno. Schiacciava soltanto ma diamine, come si spostavano 150 Kg puntellati su delle scarpe gonfiabili?
La cosa comica è che oltretutto mi piaceva un casino. Ricordo che nemmeno gli spiegarono quale fosse lo scopo del cerchio con la retina e lui giocava in continuazione ad appendersi. Che simpatico vero? Faceva il trapezzista acrobatico.
Ne staccò almeno quattro quell'anno se ben ricordo. Tant'è che le scarpe con la pompetta decisero di farne uno spot molto carino in cui sempre lo sceriffone, come lo conoscono in California, dimostrava tutta la sua bravura e potenza… sradicando con una schiacciata un canestro… mamma che tecnica.
Un giorno guardavo gara due di finale tra Orlando e Houston dove il Gigante col panino ed il latte avrebbe dovuto far vedere le stelle ai razzi.
“Quello si che è un giocatore” disse mio padre.
Parlava però di Hakeem “The Dream” Olajuwon che in quella finale dimostrò come nemmeno il fisico del Gozzillone poteva bastare se non imparava a giocare. O'Neal portò a casa la lezione e decise di diventare un giocatore vero. Il lungo più forte di sempre come noi lo conosciamo.
Ora, se fosse possibile ripetere la sfida l'esito sarebbe certo differente. In fondo O'Neal ha smesso di fare stupidaggini e si è impegnato sul serio (ahahahahaahahahaahahaha… ok ricomponiamoci).
Resta il fatto che nemmeno Hakeem scherzava e poco si scostava dai piedi (in altezza) dal trapezzista del cerchio O'neal. Jordan misurava due metri scarsi pure lui e i nuovi fenomeni come James e Anthony i due metri li passano abbondantemente (dico vi rendete conto che a sedici anni erano più di due metri?)… le nuove generazioni sono sempre più alte. Risulterebbero come altezze normali in NBA ma nella vita di tutti i giorni sono un tantinello fuori dalla media.
E' uno sport d'elite (lo scrivo per la terza volta e per la terza volta in modo diverso… credo abbiate capito non sia certo della dicitura,vero?).
Il talento principale è l'altezza.
Sempre mio padre, che a basket ha giocato per tutta l'infanzia, un giorno mi disse “Non conta solo schiacciare, guarda le parabole dei tiri, e pensa che solo sotto canestro comandano i più alti… è così in ogni cosa, non solo a pallacanestro. Basta saperli prendere e vedrai che anche loro lasciano entrare”.
Stava facendo effetto il bonarda ingerito a seguito di merendino post biciclettata in un pomeriggio estivo. Il mix con il sole era stato fatale. Credeva veramente a quello che diceva, come se si trattasse di un argomento vero, importante, fondamentale. Ma chi gli dava retta. O'Neal era O'Neal.
Un giorno però accadde qualcosa che cambiò definitvamente il mio modo di vedere il basket. Arrivò “la risposta”. Un giocatorino che a Philadelfia venne chiamato prima di tutti gli altri. Un play-maker pazzo alto qualcosa meno del metro e ottanta. Arrivò Allen Iverson.
La storia la conoscete tutti quanti… spero. Il play divenne guardia con l'aiuto di un signore suo allenatore-amico-nemico-mentore-protettore e maestro consacrato l'anno corrente a genio assoluto (Coach Brown ovviamente). Divenne miglior giocatore dell'all-star game, nonchè miglior giocatore dell'intera stagione. Sfiorò la conquista del trofeo più importante al mondo per un giocatore di basket. L'anello. Tutto questo senza una squadra vera e proprio. Era insopportabile caratterialmente ma tutte le star lo sono state.
E' vero, le sue gambe erano e sono dinamite, in questo madre natura qualcosa di suo l'avrà pur messo, ma univa ed unisce la grinta e la tecnica di uno che a basket ci è cresciuto. Uno che non si lascia spaventare dai giganti a rimbalzo e che non si ferma di fronte a nulla, perchè c'è sempre la possibilità di affrontare l'ostacolo. E se l'ostacolo non lo affronti lo puoi sempre scalare. E così faceva.
Ho ancora nella mente l'immagine di alcuni rimbalzi con relativa schiacciata in testa a giocatori più alti di lui di 50 cm (lo stesso O'Neal ad esempio). Non dimenticherò mai come fece sedere Michael “sua maestà re del cieo e della terra NBA” Jordan stordendolo con finte per poi sparargli in volto un tiro che sembrava destinato.
Allen Iverson, il miglior giocatore della lega centimetro per centimetro come direbbe un noto personaggio commentatore televisivo.
Fà piacere vedere come esistano anche uomini normali nella terra dei giganti. Mi viene a questo punto in mente Spud Webb che con i suoi 176 cm scarsi vinse la gara delle schicciate con un 360° da urlo durato 1 minuto dallo stacco all'atterraggio (ditemelo se esagero).
Penso a Muggsy Bogues, 155 cm che ho visto con i miei occhi schiacciare tirare con precisione balistica e ridicolizzare omoni che di cm ne prendevano 70.
Penso quast'anno a Boykins e a Claxton. Mi viene in mente Jason Williams che schiaccia una volta all'anno ma come la fà parlare lui quella palla…
Aspetto Jameer Nelson e che faccia vedere a chi l'ha snobbato cosa significa orchestrare il gioco.
Penso ad O'Neal (che nella lega ci stà di diritto), a tutti i gigantoni e se è vero che loro in NBA ci entreranno sempre ad occhi chiusi senza faticare è vero anche che gli Iverson un posto lo troveranno comunque a costo di doverlo rubare.
Penso alla risposta “The Answer” di Philadelphia che ogni volta che gioca mi ricorda come la grandezza di un giocatore sia una cosa diversa . E mi viene in mente che non solo nel basket funziona così.
Penso a mio padre quel giorno che con il Bonardino fresco mi guarda, sorride e dice “Vedi era proprio questo che intendevo”.
ok ok stò cadendo nel patetico ma credo fosse una riflessione dovuta.