Orlando riparte da D. Howard

Dwight Howard , il McGrady del futuro?

L'estate in Florida notoriamente è sempre rovente, quest'anno in quel di Orlando lo è ancora di più poichè oltre al solleone, che colpisce lo stato affacciato sull'oceano atlantico, è iniziata la rifondazione dei Magic (“not very Magic” nell'annata passata).

Orlando dopo un orrenda stagione contraddistinta da un numero di sconfitte pari a 61,(che hanno interrotto una presenza costante ai playoff che perdureva da oltre dieci anni), raggiunte nonostante un roster comprendente il due volte miglior cannoniere della Lega Tracy McGrady (ceduto a Houston assieme a Tyrone Lue,Recee Gainees e
Juwan Howard in cambio di Steve Francis,
Cuttino Mobley e Kelvin Cato).

I Magic da questa tremenda regular season hanno avuto come unico riscontro positivo l'essersi accaparrati la prima scelta assoluta del draft 2004.
Tale draft è stato però definito da tutti gli esperti non “galattico” come quello del giugno scorso (che ha visto uscire stelle assolute del calibro di LB James, Melo Anthony e Dwyane Wade oltre a talenti come Chris Bosh, Josh Howard, Marquis Daniels, ecc.)e, pertanto, senza la presenza di giocatori in grado di far fare salti di qualità  notevolissimi.

La dirigenza della franchigia della Florida ha dovuto ponderare al meglio su chi puntare come uomo simbolo, per la ricostruzione della squadra, riducendo la scelta a due nomi: Dwight Howard miglior liceale della Georgia, proveniente dall'Atlanta Christian High Scholl, ed Emeka Okafor, centro ex Connecticut ed MVP della finale NCAA.

La scelta del GM Weisbrod (il quale prima di arrivare ai Magic faceva il general manager in una franchigia NHL) e del suo staff è caduta sul diciottenne Howard.

Al draft, svoltosi al mitico Madison Square Garden di New York giovedì 24 giugno, inoltre i Magic hanno scelto Anderson Varejao ala brasiliana, che ha militato per tre stagioni nel Barcellona, e dai
Nuggets hanno ottenuto, in cambio di una prossima scelta futura, il play “tascabile” Jameer Nelson proveniente da St.Joseph's.

Dalle indiscrezioni trapelate nei giorni antecedenti il draft Orlando sembrava maggiormente interessata a Okafor, (giocatore maturo, d'impatto immediato in grado di offrire prestanza fisica, spiccate capacità  difensive e egregie doti di rimbalzista), piuttosto che puntare su un progetto dal notevole potenziale ma acerbo come il “figlio della Georgia” Howard.

Ma ciò che ha portato la franchigia del proprietario De Vos a cambiare idea sono state le condizioni alquanto interrogative della schiena del nigeriano ex Uconn; ciò ha allarmato profondamente i dirigenti dei Magic che dopo la sfortuna che ha colpito Grant Hill, il quale ha giocato meno di 50 partite in tre anni in casacca bianco – blu sottoponendosi a tre interventi per risolvere i suoi perduranti problemi fisici alle cavaglie, hanno preferito puntare su un giocatore senza problematiche fisiche anche se inesperto.

Howard è descritto da tutti gli esperti come un ragazzo che ha un maggior potenziale rispetto a Okafor, il quale difficilmente potrà  compiere miglioramenti notevoli rispetto a quanto mostrato al college.

L'ex liceale, infatti, ha centimetri e talento offensivo che gli permettono di giocare sia vicino al canestro sia di essere pericoloso dalla media e lunga distanza. Egli è inoltre dotato di un buon ball handling che gli permette di mettere palla per terra e di proporsi in penetrazioni che possono essere concluse anche con poderose slam dunks, poichè è dotato di grande atletismo, ciò gli permette di essere efficace a rimbalzo ed essere un insidioso stoppatore (nei quattro anni di High school ha prodotto 811 stoppate in 129 incontri disputati).

Ciò che ha inoltre colpito gli scout dei Magic è la grande serietà , l'etica lavorativa che ha mostrato Howard nei provini e nei colloqui con il coach e lo staff dirigenziale. Si tratta di un ragazzo educato, estremamente maturo per la sua età , che possiede una profonda fede in Dio ed , inoltre, pronto a qualsiasi sacrificio per diventare la stella assoluta della franchigia della Florida.

Il limite riscontrato da diversi esperti, è la sua mancanza di forza fisica (egli deve assolutamente aumentare di almeno 10 Kg la massa muscolare in modo da reggere al meglio i contatti che avvengono “in the paint” ogni sera) mentre altri sostengono che manchi di cattiveria agonistica.

Gli Orlando Magic avevano inoltre l'urgenza di trovare un playmaker di valore, essi hanno realizzato tale obbiettivo accaparrandosi la scelta n°20 da Denver, Jameer Nelson.

Molti lo hanno già  descritto “the steal of the draft” Nelson infatti è un play vecchia maniera dotato di ottima visione di gioco, per nulla egoista, in grado di trovare anche nelle situazioni più difficili il compagno libero attraverso assist con il contagiri. E' inoltre dotato di un ottimo palleggio e di una velocità  repentina che gli permette di battere spesso e volentieri l'uomo in palleggio e di incunearsi nelle aree avversarie prendendo fallo o concludendo
“in zingarata” grazie alla massiccia muscolatura nella parte alta del corpo.
E'in grado di tirare sia dalla media distanza (è un egregio tiratore di liberi) sia da oltre 7 metri nonostante da questa distanza egli non sia sempre velenoso.

Ciò che colpisce positivamente di lui è la grande serietà . Già  l'anno scorso aveva tentato l'esperienza di proporsi al draft ma notando che difficilmente sarebbe stato scelto al primo giro ha preferito ritirarsi ed affrontare l'ultimo anno di college affinando così ulteriormente la sua tecnica e riproponendosi più maturo al draft di quest'anno.

L'unica incognita che ha portato il buon Jameer ad essere scelto così in basso sono i centimetri, egli infatti è circa 1.75 e ciò ha fatto sorgere grossi dubbi sul suo conto. Ma nonostante le misure non proprio titaniche, Nelson ha un fisico robusto (che lo ha portato ad essere accostato a Tim Hardaway, ex play di Golden State e Miami), qualità  tecniche, raziocinio e carattere temprato per mitighare ogni dubbio sul suo conto e far rimpiangere coloro che non gli hanno dato una chance.

Al secondo giro i Magic hanno scelto un'altra ala dotata di centimetri che va a infoltire un reparto già  molto coperto (in posizione di ala è presente oltre a Dwight Howard anche Drew Gooden) Anderson Varejao ventiduenne nazionale brasiliano che ha militato tre anni nel Barcellona dimostrando di essere estremamente atletico, capace di adattarsi bene ad un basket veloce e di giocare con grande energia.

Il draft di Orlando può essere considerato assolutamente positivo.
Parlando della trade con i Rockets i Magic ottengono tre ottimi giocatori come lo spettacolare, ma forse un pò troppo egoista, Steve Francis in grado di fornire punti, assist e rimbalzi (è il miglior play rimbalzista assieme a J-Kidd)alla causa bianco – blu; Cuttino Mobley guardia dotata di un buon tiro sia dalla media sia dalla lunga distanza anche se come il buon “Franchise” tende a giocare molto per se stesso e poco per i compagni e, “the last but not the least” Kelvin Cato.

Cato ha centimetri e fisico per risultare utile alla causa di Orlando è inoltre una presenza d'impatto a rimbalzo e soprattutto in difesa dove ha sempre dimostrato grandi doti di stoppatore. Il talento offensivo non è cristallino ma è un giocatore umile, silenzioso e che copre una lacuna che durava da diversi anni in casa Magic, da quando, precisamente, Ben Wallace è stato ceduto per ottenere lo sfortunatissimo Grant Hill.

Perdere un giocatore fantastico come McGrady è sempre difficile ma i Magic con questa trade hanno raggiunto diversi obbiettivi: hanno sostituto “The big sleep” con una coppia di guardie di talento e estremamente funzionali, hanno ottenuto un centro in grado di aiutare la squadra a rimbalzo e di fare la voce grossa in difesa, inoltre, fatto non meno importante, si sono liberati del pesante contratto di Juwan Howard.

Nella famigerata Southeast division (che comprende Heat, Bobcats, Wizards e Hawks non proprio una division trascendentale!) con giocatori come quelli presenti nell'organico della franchigia della Florida i playoff non sono una chimera.

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