Kevin Garnett: indiscusso MVP di questa stagione, ha trascinato Minnesota in finale di conference.
Bravi, bravi davvero, non è uno scherzo, Minnesota ha fatto davvero un gran salto di qualità , reduce da sette cocenti delusioni, doveva lottare più con il suo passato che con i propri avversari, per questo durante tutta la stagione regolare con Garnett dominatore assoluto, tutti erani li pronti a ricominciare la solita serie di considerazioni di fronte alla loro eliminazione.
Ovviamente dopo che erano usciti come numeri uno dell'ovest dalla stagione regolare, tutti vedono l'eliminazione in finale di conference come qualcosa di negativo, ma dobbiamo essere seri e capire i motivi per cui non hanno vinto contro i Lakers: il primo è il più semplice ossia che i Lakers sono più forti, e il fatto che in stagione regolare avessero vinto meno aveva come limpida spiegazione la lunga sequenza di infortuni che li ha colpiti da fine novembre a oltre metà marzo. Per contro però i Lakers si sono trovati più freschi ai playoff. ma in sostanza i Lakers senza infortuni sfondano le sessanta vittorie in tranquillità e per Minnesota sarebbe stato secondo posto ad ovest, con medesimo risultato in finale di conference.
E' anche vero però che gli infortuni li ha avuti anche Minnesota, fuori a lungo Sczcerbiack, fuori spesso anche Hudson, prima in stagione regolare, poi per tutti i playoff, poi infine l'infortunio a Cassell nella serie contro i Lakers. Ovviamente sono tutte cose che pesano, soprattutto l'assenza dei due playmaker, ma la serie Minnesota l'ha persa in gara uno, quando ne Cassell ne Hudson avrebbero cambiato la storia di quella partita, poi passare allo Staples non era possibile.
Si chiude con qualche rimpianto una stagione ampiamente positiva, anche perchè le finali spesso prima di vincerle vanno perse, insomma non si poteva pretendere che Minnesota che non aveva mai passato un turno vincesse quattro serie una più dura dell'altra in fila, sarebbe stato ingiusto pretenderlo da loro.
Giusto dunque mettere in evidenza tutto ciò di buono che hanno fatto durante la stagione, innanzitutto un monumentale Kevin Garnett, che ha vinto a mio parere, il titolo di MVP meno discutibile della storia, dopo quello di Shaq nel 2000. Il giocatore più dominante della stagione, ha giocato di fatto in quattro ruoli, ma il fatto di essere stato spostato nel suo ruolo naturale di ala grande, dopo aver giocato gli utlimi due in ala piccola, gli ha dato piena fiducia. Non solo è stato il miglior giocatore dell'anno, ma anche nettamente il miglior difensore dell'anno, anche se il premio è andato ad Artest. Ha messo in silenzio tutti i suoi detrattori, che da anni si inventavano le scuse più varie per criticarlo. La verità è che il basket è uno sport di squadra e che da soli si va da poche parti, fino ad adesso Garnett aveva avuto nel solo Wally Sczcerbiack, l'unico valido aiuto, e i risultati non potrevano che essere quelli visti nei sette anni precedenti per il solo motivo che le squadre con cui perdevano erano semplicemente più forti.
Quest'anno però le cose sono cambiate, sono arrivati due giocatori veri come Cassell e Sprewell che hanno messo da parte i protagonismi con cui si erano resi celebri in passato, per mettersi al servizio di Garnett. I risultati sono stati chiari per tutti direi. Anche il fatto evidenziato alla morte che Garnett non fosse in grado di prendere per mano la squadra nei momenti critici è stato spazzato via dal finale di gara 7 contro i Kings, dove di fatto Garnett ha vinto da solo.
Parlare adesso sembra facile, ma io in questi anni più di una volta mi sono permesso di dire che Kevin è leggermente più forte di Duncan, solo che i risultati parlavano a favore dell'ala di San Antonio, che però i suoi trionfi li ha avuti si da assoluto protagonista, ma con accanto uno come David Robinson, che è stato uno dei primi centri della storia del gioco, che con molta intelligenza quando è arrivato Duncan, si è messo leggermente da parte pur di vincere. Garnett fino a quest'anno ha dovuto fare tutto da solo, soprattutto sottocanestro, i risultati di quest'anno sia di San Antonio che di Minnesota evidenziano che da soli non si vince, in fin dei conti anche l'alieno Jordan per vincere ha sempre avuto bisogno di una squadra intorno vera, magari totalmente alle sue dipendenze ma la squadra c'era. Il problema di Garnett e di Duncan è però che c'erano i Lakers, che tutti davano come totalmente schiavi dei propri problemi, e che invece, in un nulla hanno girato il selettore che li ha fatti passare da squadretta morbida a schiacciassassi, ma non poteva essere altrimenti quando hai in squadra gente come Shaq Kobe e Malone che decide di vincere ad ogni costo.
Abbiamo accennato prima a Sprewell e Cassell, autori di una stagione esaltante, ma non sono stati le uniche variabili che hanno fatto girare la storia di Minnesota, un'altra coppia meno attesa ha fatto abbondantemente la loro parte, come i due ex Chicago Bulls Trenton Hassell e Fred Hoiberg. Hassell era reduce da due buone stagion ai Bulls, dove si era messo in evidenza per buoni doti al tiro e solidità in difesa, siccome i Bulls non ne azzeccano una per sbaglio, visto che di guardie non ne avevano una, hanno pensato bene di tagliarlo, lui si è accasato a Minnesota, partendo in silenzio, ha finito per conquistarsi il quintetto, e mantenerselo con ottime prestazioni come ad esempio quelle nella serie contro Sacramento. Il Sindaco Hoiberg ai Bulls era un mezzo simbolo, in estate era di fatto già d'accordo con Gherardini per giocare nella Benetton, poi è arrivata l'offerta di McHale a cui non si poteva dire di no, per lui un ruolo di cambio di lusso, con tante libertà al tiro. Ne è uscita una stagione importante che lui capitalizzerà al massimo la prossima estate sia rifirmando con Minnesota che andando altrove.
Il coach Saunders a mio parere non aveva molto da dimostrare, già negli anni passati aveva fatto vedere di saperci fare davvero, è stato l'unico coach ad adeguarsi alle nuove norme sulle difese, ma è tutt'ora il primo a non abusarne perchè le zone nei playoff pagano poco o nulla. Secondo me meritava il titolo di coach dell'anno, solo che il miracolo di Hubie a Memphis lo ha relegato in secondo piano.
Per una stagione totalmente positiva ci deve essere per forza il punto nero della situazione, e si chiama Michael Olowokandi, arrivato a Minnesoto in estate quando ha firmato per tra anni, ma dopo pochi mesi già era sul piede di partenza. Michael è stato di sicuro il più grande flop cestistico dell'ultimo decennio, e ogni anno che passa non perde occasione per ricordarcelo. peccato perchè un corpo come il suo, con una tecnica del genere non passa spesso, ma ormai si sono perse le speranze e probabilmente è già sul piede di partenza.
Annata ottima come detto, con qualche rimpianto che dovrà servire solo come punto di partenza per la prossima stagione, sapendo già da ora che con ogni probabilità l'ostacolo più grande tra loro e l'anello, cioè i Lakers probabilmente non saranno più quelli di quest'anno, poi ci sono realtà come Dallas e Sacramento in fase calante, insomma almeno ad altissimo livello la concorrenza potrebbe essere meno numerosa, quindi già da ora giù a testa bassa, verso un obbiettivo che è veramente alla portata, con un po di pressione però data dalle carte d'identità di Sprewell e Garnett che parlano chiaramente di uno o due anni al massimo di carriera a questi livelli. Minnesota è pronta per il titolo.
Il voto alla stagione attuale non può che essere eccellente, ossia un bel 8 e mezzo.