Draft ’04: Promossi e Bocciati

Il sorriso di Dwight Howard: i nuovi Magic ripartono da lui.

DALLAS MAVERICKS
5. Devin Harris
21. Pavel Podkolzine
55. Luis Flores

Un draft semplicemente perfetto per i Mavericks, che avevano sostanzialmente tre obiettivi:

-acquisire altri talenti per poter tentare un nuovo assalto a Shaqzilla.
Missione compiuta, ora i talenti ed i contratti in scadenza da mettere sul piatto della bilancia sono veramente tanti, è difficile pensare che non si riesca a farne venir fuori qualcosa di stuzzicante per i gialloviola.

-premunirsi contro una eventuale dipartita di Nash (via FA o via trade, proprio per Shaq). Ecco a voi Devin Harris, ovvero un signor giocatore, serio candidato al titolo di Rookie of the Year se Nash va via e li viene assegnato il ruolo di PG titolare.

-portarsi a casa un centro con grande potenziale, nel caso in cui accaparrarsi Shaq risulti impossibile.
L'obiettivo primario era Podkolzine, di cui i Nelsons sono perdutamente innamorati… e il siberiano effettivamente è arrivato comunque, in cambio di una prima scelta dell'anno prossimo.
Come si dice in russo “clamoroso furto”? Non prendiamoci in giro, questo l'anno scorso sarebbe andato nei primi 5, e niente fa pensare che il potenziale non possa essere quello.
Il suo status è crollato nei giorni precedenti al draft, ma possiamo già  mettere ora la mano sul fuoco che è del tutto impossibile che con la scelta dei Mavs dell'anno prossimo ci sia un giocatore di questo calibro ancora a disposizione.

La lunga estate calda dei Mavs è appena cominciata, ma se il buon giorno si vede dal mattino iniziate pure a considerarli i grandissimi favoriti per il titolo 2005.
VOTO: 10

ORLANDO MAGIC
1. Dwight Howard
20. Jameer Nelson
30. Anderson Varejao

I Magic avevano assoluto bisogno di un play e di buoni giocatori sotto canestro, e la missione è stata compiuta: Jameer Nelson è sceso fino alla #20, un vero steal considerando che probabilmente non sarà  mai un all-star, ma che comqunque è un giocatore solido, esperto, efficace, pronto a giocare da subito titolare in questa lega, e che assicura dieci anni di basket di altissimo livello.
Howard e Varejao sono prospetti molto intriganti, da far crescere con calma e che potrebbero portare grandissimi dividendi.

Insomma, comunque vada l'affare-McGrady ora il futuro fa un po' meno paura, capitalizzando bene sulla gestione del giocatore-franchigia si può costruire un nucleo giovane coi fiocchi.
VOTO: 9

CHARLOTTE BOBCATS
2. Emeka Okafor
45. Bernard Robinson

Parliamoci chiaro: se non ci fossero le voci di problemi alla schiena, prendere un giocatore del genere con la seconda e non con la prima scelta assoluta sarebbe da definire senza indugio uno steal clamoroso. Grandissima mossa di Bickerstaff, che dando praticamente niente in cambio (una 33esima scelta) sale di due posizioni portandosi a casa il giocatore in assoluto più pronto a contribuire, più intelligente, più carismatico e, in una parola, più “franchise-player” disponibile in questo draft.

Ci pare veramente impossibile pensare ad un giocatore migliore come pietra angolare per una nuova franchigia: Mek potrebbe essere (e il condizionale è dovuto solo e soltanto a quella benedetta schiena, altrimenti avremmo detto “sarà  senza dubbio”) per i 'Cats esattamente quello che David Robinson è stato per gli Spurs, in campo e fuori.
VOTO: 8,5

CHICAGO BULLS
3. Ben Gordon
7. Luol Deng
38. Chris Duhon

Ben Gordon è in assoluto il giocatore che ha impressionato di più in queste convulse settimane pre-draft, facendo girare la testa a moltissimi GM: è stata quindi una sorpresa relativa vedere i Tori prendere con la terza scelta assoluta questa esaltante combo-guard anzichè Luol Deng, che da settimane veniva inevitabilmente accostato a Chicago.

Chi pensava che per una volta la tradizionale connection Bulls-Duke al draft venisse spezzata si è però subito tranquillizzato, visto che Paxson è riuscito a portarsi a casa non uno ma ben due Blue Devils.
Il matrimonio Deng-Bulls s'aveva da fare e alla fin fine si è fatto, e francamente prima del draft non molti addetti ai lavori avrebbero scommesso sul fatto che il talentuosissimo esterno sarebbe stato ancora disponibile alla #7: buon per i Bulls e male per i Suns, che non possono giurare sul fatto che quando gli arriverà  la prima scelta che Chicago gli deve per questa trade sia possibile portarsi a casa un giocatore di questo valore.

Gordon, Deng e Duhon (che potrebbe ritagliarsi uno spazio in questa lega come specialista difensivo di lusso) vanno ad aggiungersi ad un roster già  affollatissimo fra gli esterni, e quindi ora la prima priorità  per Paxson è sfoltire la rosa con scambi azzeccati (primo fra tutti Crawford, che ha moltissimo mercato) e razionalizzare una depth chart con tanto talento ma troppi doppioni.
VOTO: 8,5

ATLANTA HAWKS
6. Josh Childress
17. Josh Smith
34. Donta Smith
37. Royal Ivey

Gli Hawks volevano a tutti i costi Dwight Howard, per averlo hanno offerto tutto quel che c'era da offrire, dalle scelte ai giocatori ai cimeli di Via col Vento, ma nonostante tutti i loro sforzi non è stato proprio possibile. A questo punto hanno fatto l'unica cosa sensata che potessero fare, ovvero accumulare quanto più talento possibile.

Su Childress alla #6 si può discutere (forse era meglio un Deng o un Iguodala?), ma ci può stare: si tratta comunque di un giocatore coi fiocchi, che già  da ora è sicuro di avere un posto da titolare e quindi la possibilità  di giocare tanto e crescere, e la sua famigerata pettinatura afro è già  da ora un probabile oggetto di culto per i tifosi.

La possibilità  di sviluppare il proprio gioco avendo a disposizione un congruo numero di minuti sarà  ancora più importante per Josh Smith, enfant du pays che è probabilmente il giocatore con più upside in assoluto di tutto il draft '04.
Quel che si sa è che è uno dei migliori atleti che questa lega abbia mai visto; quel che non si sa è se sia destinato a diventare un Darius Miles o un Tracy McGrady. In ogni caso la scelta #17 è la collocazione ideale per tentare una scommessa del genere, tanto più che era dato da molti come sicura lottery pick.

I tifosi delle Aquile farebbero bene a non disperarsi, perchè fra quattro o cinque anni può anche darsi che gli succeda di guardarci indietro e dire: “Questi qua stavano per scambiare le due scelte che hanno portato a Childress e Smith per arrivare a Howard? Mamma mia!”
VOTO: 8

LOS ANGELES CLIPPERS
4. Shaun Livingston
33. Lionel Chalmers

C'era bisogno di un play, ne sono arrivati due: Livingston è un giocatore dal talento abbacinante, alcun scout dicono che può darsi che fra qualche anno parleremo di questo draft come “il draft in cui Livingston non fu scelto alla #1”.
Bene han fatto i Clips ha scendere di qualche posizione, visto che sceglierlo con la seconda assoluta sarebbe stato eccessivo: in questo modo si sono portati a casa il giocatore che volevano, hanno risparmiato qualche milioncino con la cessione di Drobnjak e come sovrapprezzo si sono pure portati a casa Chalmers: non certo un nome che esalti le folle, ma un giocatore molto sottovalutato e in grado di venir fuori bene.

Si meritano mezzo voto in più per il fatto che, per una volta, hanno fatto un draft come si deve, pensando a migliorarsi e non facendo solo attenzione a draftare un probabile sostituto per i propri FA.
VOTO: 8

PHILADELPHIA 76ERS
9. Andre' Iguodala

I Sixers avevano disperatamente bisogno di aiuto sugli esterni, avendo un reparto guardie molto in là  con gli anni, con zero atletismo e poco talento. Iguodala rappresenta un regalo inaspettato, visto che pochissimi potevano immaginare che sarebbe andato oltre la sesta/settima scelta. Le vie del draft però sono infinite, un paio di squadre hanno cambiato strategia all'ultimo minuto, così i Sixers si trovano in casa un atleta formidabile, un giocatore in grado fin da subito di contribuire alla causa e con margini di miglioramento sensibili e intriganti.

Ora che almeno uno dei numerosi, pressanti bisogni della squadra è stato colmato, non resta che concentrarsi sul tormentone dell'estate: Iverson o non Iverson?
VOTO: 7+

CLEVELAND CAVALIERS
10. Luke Jackson

I Cavs entravano in questo draft con una sola priorità : affiancare a Bron degli esterni in grado di dargli una mano sul serio, gente con upside ma anche con un minimo di affidabilità  e continuità  di rendimento. I rinforzi in effetti sono arrivati: prima Pavlovic dai Bobcats, poi Luke Jackson, un giocatore che ha fatto innamorare di se' moltissime squadre in queste settimane pre-draft, tanto che alcuni mock drafts lo davano anche più su.
Due ottimi scudieri per King James.
VOTO: 7+

INDIANA PACERS
29. David Harrison

Harrison ha tutto per diventare un centro di impatto in questa lega: centimetri, fisico, coordinazione, forza fisica, tecnica individuale. Però ha anche una attitudine molto, troppo “soft”, una durezza mentale lontanissima da quella del giocatore-tipo dell'NBA, e che rischia di trascinarlo in zona-Olowokandi. Con queste prospettive, trovarselo ancora disponibile alla #29 è comqunque un clamoroso regalo per i Pacers, e un clamoroso spreco per franchigie che di un centro avrebbero bisogno come il pane.

Indiana ora si trova per le mani un potenziale centro in grado di tenere botta nel pitturato per una decina d'anni con chiunque, se solo si riuscisse ad instillare in lui un po' di sana cattiveria agonistica… una scommessa da fare assolutamente, se il massimo che ci si può perdere è una ventinovesima scelta! E d'altronde, se un giocatore così non riesce a plasmarlo e motivarlo Larry Bird, chi può farcela?
VOTO: 7

SACRAMENTO KINGS
26. Kevin Martin
48. Ricky Minard

I Kings hanno perso il fenomenale talento di Gerald Wallace, ma si possono consolare immediatamente con due esterni educatissimi, in grado di dare fin da subito un contributo molto consistente dalla panca. Martin era dato da alcuni attorno alla #20, Minard agli inizi del secondo giro, portarseli a casa entrambi è un bel colpo: possono essere il Doug Christie e il Bobby Jackson del futuro.
VOTO: 7

SEATTLE SONICS
12. Robert Swift

Scelta a sorpresa per quelli della città  della pioggia, che tutti accostavano al nome di Jefferson. E' arrivato invece liceale secco come un manico di scopa, giocatore dal potenziale fantastico tecnicamente (ha un clamoroso istinto per la stoppata, conosce il gioco, ha movimenti da centro che ti fanno stropicciare gli occhi) ma che va costruito praticamente da zero dal punto di vista fisico. Una bella scommessa per una squadra che comunque non ha velleità  immediate di risultato.

C'è ancora una piccola possibilità  che alla fin fine il giocatore destinato ai Sonics sia Jefferson, visto che qualche malelingua suggerisce che la scelta di Swift sia stata fatta per cercare di organizzare uno scambio per arrivare a Jefferson e farsi dare anche qualcosina in cambio…
VOTO: 7

TORONTO RAPTORS
8. Rafael Araujo, C

I Raptors avevano assolutamente bisogno di qualcuno con fisico, chili e grinta a sufficienza per spalleggiare l'airone Bosh sotto canestro: Araujo sembra la scelta ideale, un giocatore che non ha paura di niente e di nessuno, un lottatore e un grandissimo lavoratore che sopperisce alla mancanza di atletismo e di talento puro con l'abnegazione, l'intensità  e la durezza mentale. Qualche settimana fa sembrava destinato al fondo della lotteria, poi un paio di workouts splendidi hanno fatto impennare le sue quotazioni (ha letteralmente umiliato Harrison, che in teoria quanto a fisico e talento dovrebbe essergli nettamente superiore).
Con Bosh può formare una coppia perfettamente assortita, ma resta il dubbio che fosse possibile arrivare a lui scendendo di qualche posizione, e guadagnandoci qualcosina.
VOTO: 7-

LOS ANGELES LAKERS
27. Sasha Vujacic
56. Marcus Douthit

Vista la situazione-Shaq, e visto che generalmente le squadre che hanno un centro se lo tengono ben stretto, quasi tutti vedevano ai Lakers David Harrison, che in effetti sarebbe stata una scelta estremamente logica per coprirsi le spalle.
Kuptchak, invece, ha dimostrato un inatteso coraggio, preferendo scegliere per talento anzichè per necessità : Vujacic è un giocatore che non si riteneva potesse essere ancora disponibile a questo punto, si pensava che sicuramente non avrebbe superato i Celtics o i Blazers, squadre alla ricerca di una affidabile point guard.
Vujacic può dare fin da subito un buon contributo uscendo dalla panca dietro a Payton e Fisher oppure come guardia, contributo che potrebbe essere ancora maggiore se Fisher firmerà  da un'altra parte. Un ottimo innesto, ma ora tutto sta a vedere se la contropartita per Shaq sarà  degna di quello che si lascia andare via.

Douthit è un signor nessuno che praticamente nessun mock draft considerava, nemmeno alla fine del secondo giro, ma i dirigenti dei Lakers lo definiscono una “polizza di assicurazione” contro un eventuale addio di Malone…
VOTO: 7-

WASHINGTON WIZARDS
32. Peter John Ramos

I Wizards riescono nel loro intento: “sfoltire la rosa”, come si dice dalle nostre parti, ovvero liberarsi di Stackhouse, del suo ingombrante contrattone e del suo ancor più ingombrante caratteraccio per fare spazio a qualche giovane esterno che ha bisogno di giocare per far vedere di che pasta è fatto… allo stesso tempo si portano a casa un lungo vero, 220 cm di talento e coordinazione, un giocatore che ha già  giocato in un campionato vero e che quindi può svilupparsi come giocatore NBA più rapidamente di Podkolzine o Ha. I dubbi sulla sua attitudine restano, e sono grossi, ma i Wizards non possono certo permettersi di fare gli schizzinosi, soprattutto tenendo conto del fatto che la 32esima scelta è un prezzo più che giusto.
VOTO: 6,5

GOLDEN STATE WARRIORS
11. Andris Biedrins

Sufficienza piena per Mullin e i Warriors, che si portano a casa l'unico europeo scelto in lotteria, come prevedibile dopo i ritiri dei pezzi da novanta Andriuskevicius e Perovic, al giusto prezzo.
Sicuramente non sarà  il salvatore della patria, ma ha abilità  di stoppatore e rimbalzista, grinta e upside a sufficienza per dare una mano fin da subito ad un frontcourt che verosimilmente perderà  Dampier. Si poteva fare di peggio.
VOTO: 6,5

NEW ORLEANS HORNETS e MIAMI HEAT
18. J.R. Smith e 19. Dorell Wright

Scelte praticamente identiche per Hornets e Heat, che scelgono di non pensare ai propri problemi e alle proprie lacune e di prendere il giocatore disponibile con il maggior upside: vanno via così alla #18 e alla #19 due esterni liceali dal grandissimo futuro, che qualche settimana fa erano dati molto più vicini alla lotteria ma che hanno suscitato qualche dubbio di troppo durante i workouts. Scelte logiche per due squadre che comunque non guardavano al draft per risolvere i propri problemi (Mashburn e l'impatto con la Western Conference per gli Hornets, i contratti-capestro di Jones e Grant per gli Heat).
VOTO: 6+

SAN ANTONIO SPURS
28. Beno Udrih
52. Romain Sato
57. Sergei Karaulov

Udrih è piaciuto molto agli scouts NBA quest'estate, passando dalla metà  del secondo giro ad un meritato primo giro. Gli Spurs hanno tradizionalmente grande fiuto per gli esterni europei, e Beno può dire da subito la sua: non è un bambino (è più vecchio di Tony Parker), ha grande grinta e non ha paura di nessuno, può rappresentare un eccellente backup per il francese e una buona polizza di assicurazione per quando TP incappa in quelle giornate in cui non ne azzecca una.

Sato è uno dei pochi giocatori scelti alla fine del secondo giro in grado di fare la squadra e poter dire la sua, dando un buon contributo offensivo ad una squadra che di punti dagli esterni ha bisogno come il pane.
VOTO: 6+

DETROIT PISTONS e MINNESOTA T-WOLVES
54. Rickey Paulding e 58. Blake Stepp

Con la 54esima e 58esima scelta generalmente non si trova nessuno in grado di “fare la squadra”… Pistons e Wolves invece, grazie alle dimenticanze altrui, si portano a casa due giocatori enormemente sottovalutati, ma che potrebbero venir fuori come due ottime pedine della rotazione delle rispettive squadre. Una ulteriore dimostrazione di sagacia da parte di dirigenze che difficilmente sbagliano un colpo.
VOTO: 6

PORTLAND TRAIL BLAZERS
13. Sebastian Telfair
22. Viktor Khryapa
23. Sergey Monya
46. Ha Seung-Jin

E' difficile valutare il draft dei Blazers.
Partiamo dal fondo, ovvero dal coreano Ha: non è Yao, non lo sarà  mai e non ci va nemmeno vicino… però è enorme, ha tanta abnegazione e voglia di migliorarsi, lavorandoci su potrebbe diventare un buon centro NBA, e la #46 è il suo giusto prezzo.

Monya e Khryapa, i due ex CSKA, non pensavano di ritrovarsi insieme anche a livello NBA, e soprattutto nessuno immaginava che il primo fosse scelto dopo il secondo: Victor suscitava parecchi dubbi, mentre Sergej era dato come probabile subito dopo la lotteria e alla peggio del peggio come sicura scelta dei Jazz alla #21, ma invece è scivolato più giù: un bel colpo alla #23, tutto sommato.
Il roster dei Blazers è affollato di guardie e ali, quindi sicuramente uno dei due, ma forse entrambi, saranno parcheggiati per un altro anno in Europa.

Veniamo quindi alla pietra dello scandalo, ovvero “Bassy” Telfair, il giocatore più discusso e chiacchierato di questo draft assieme a Podkolzine.
A seconda di chi sentite parlare vi verrà  descritto come il playmaker del futuro, un ragazzo dal talento sconfinato che dopo aver fatto innamorare di se' tutti i newyorchesi ora è pronto a far girare la testa al mondo NBA… oppure come uno scricciolo che non ha e forse non avrà  mai un fisico da NBA, che non sa difendere, non sa tirare da fuori e in più ha sulle spalle il solito ego smisurato ed incontrollabile, la solita “posse” newyorchese che lo fa sentire come un Dio in terra ed il peso di un contratto enorme con l'Adidas prima ancora che abbia messo piede su un parquet professionistico o collegiale.

Solo il tempo ci dirà  chi ha ragione, sicuramente è un giocatore che rappresenta un rischio enorme ma che può pagare dividendi notevoli… i Blazers si sono pazzamente innamorati di lui e temevano che alla #23 non sarebbe stato più disponibile (e forse in questo hanno ragione), ma resta il fatto che sceglierlo in lotteria è una scelta molto stiracchiata, ad altissimo rischio di “bust”.
VOTO: 5/6

UTAH JAZZ
14. Kris Humphries
16. Kirk Snyder
21. Pavel Podkolzine

Humphries-Snyder-Podkolzine… sembrava un draft semplicemente trionfale per i Jazz, che si portavano a casa un 4 vero con grandissima grinta, forza fisica e presenza sotto ai tabelloni, una guardia talentuosissima, molto fisica, in grado di contribuire da subito e di dare quel “quid” fisico che Harpring non può dare, e come ciliegina sulla torta Podkolzine, il gigante siberiano che l'anno scorso doveva andare nei primi 4/5, che ha dimostrato di essere tutto da costruire ma che ha tutte le carte in regola per diventare lo specimen fisico più incontenibile che l'NBA abbia mai visto, e che sostanzialmente alla #21 aveva la possibilità  di essere un vero furto, la ciliegina su una fantastica torta da far crescere accanto al connazionale Kirilenko…

Invece è arrivata la trade, e Pavel è andato ai Mavs in cambio di… niente, visto che la prima scelta futura che i Mavs daranno ai Jazz difficilmente sarà  migliore della #25 o giù di lì, e soprattutto tenendo conto del fatto che un diciannovenne con questi centimetri, questo fisico, questa coordinazione e queste mani alla #21 non arriverà  mai più.
VOTO: 4 (sarebbe più corretto un voto attorno al 6, perchè Snyder e Humphries sono buoni sul serio… ma lo spreco è veramente troppo grande).

PHOENIX SUNS

Si sapeva che verosimilmente avrebbero scambiato la loro scelta, tanto di talento giovane ne hanno già  parecchio, e così facendo risparmiano qualche spicciolo che potrebbe rivelarsi importante nella corsa a qualche FA… però in pochi si aspettavano che un giocatore come Deng arrivasse così in basso, e quello che riceveranno in cambio dai Bulls rischia di non concretizzarsi in un giocatore dal talento equivalente, soprattutto se Chicago dovesse finalmente trovare il bandolo della matassa e mettere assieme qualche vittoria.
VOTO: 5

BOSTON CELTICS
15. Al Jefferson
24. Delonte West
25. Tony Allen
40. Justin Reed

I Celtics avevano degli obiettivi ben precisi: alla #15 Swift, alla #24 e #25 un esterno collegiale (Wright, JR Smith) oppure un play con potenziale (Telfair o Vujacic) oppure un centro degno di questo nome (Harrison)… non è arrivato niente di tutto questo.

Swift gli è stato soffiato a sorpresa dai Sonics, e i Celtics in cambio si sono accontentati di Jefferson, che è comunque un bell'accontentarsi: una vera bestia da rimbalzo, un giocatore dalla grinta formidabile in grado fin da subito di vincere la lotta per il posto da PF titolare. Certo, non ha gioco frontale nè ball-handling, e non è agile e coordinato come i 4 moderni… però sono anni che ci si lamenta che i lunghi americani di oggi non sono cattivi, non sanno giocare in post basso e non vanno a rimbalzo con grinta… questo ha tutte e tre queste qualità  estremamente ben sviluppate, e vogliamo sputarci sopra?

I guai per i Celtics non sono rappresentati da Jefferson, ma da West e Allen… due guardie undersize, troppo piccole per giocare da SG e senza l'abilità  necessaria per fare il play, sostanzialmente due giocatori che i Celtics hanno già  in casa in Atkins e Banks (per non parlare di quelli che sono passati di qua negli anni come Bremer)… ma soprattutto due giocatori che tutti i mock drafts mettevano nella migliore delle ipotesi a metà  secondo giro!

Insomma, se i Celtics fossero una squadra già  solida e che ha solo bisogno di una ciliegina sulla torta si potrebbe accettare il rischio di lasciar passare lunghi più che promettenti ancora in giro (Harrison e Ramos su tutti) per prendere questi due… ma una squadra che ha uno dei peggiori reparti lunghi della lega ed è invece intasata di guardie che non sanno fare il play, come può permettersi una scelta del genere?
Perchè, se proprio si voleva prendere uno dei due, non usare l'altra scelta per un lungo?
Perchè, se proprio li si voleva prendere entrambi (anche se, come detto, non se ne vede il motivo) non mettere all'asta le scelte e scendere di una decina di posizioni, visto che sicuramente sarebbero stati disponibili entrambi a secodo giro inoltrato?
VOTO: 3

Tutte le altre squadre non hanno fatto scelte degne di nota, e quindi per tutte loro valga un salomonico NG, e si dia il via alla folle danza della Free Agency!

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