L'espressione di Bryant non ha bisogno di commenti: quale sarà il futuro del duo Kobe&Shaq?
Se qualcuno, alla vigilia di queste Finali, avesse pronosticato una vittoria per Detroit in cinque partite si sarebbe con tutta probabilità sentito dare del pazzo ma, a smentire la stragrande maggioranza degli addetti ai lavori, i quali mai si sarebbero aspettati un dominio talmente netto da parte di un team il cui destino, dando un'occhiata al roster, sembrava segnato, il lieto fine della favola dei Pistons si è materializzato martedì sera, in un tripudio di bandiere e cartelli inneggianti ai padroni di casa, all'interno di un Palace stracolmo di fans urlanti e festanti perché sì, ormai lo sanno anche i sassi, i Los Angeles Lakers delle superstelle o presunte tali si sono sciolti come neve al sole di fronte a Hamilton e soci, al termine di una partita che ha segnato, come già era accaduto alla fine degli Anni 80, la fine di una dinastia, di un gruppo che adesso si trova ad interrogarsi circa il proprio futuro.
In particolare l'ex dinamico duo Kobe&Shaq pare sul punto di dividersi, anche se al momento l'unica cosa quasi certa riguarda l'addio di Phil Jackson, per la prima volta costretto a bere l'amaro calice della sconfitta ed intenzionato da ora in poi ad occuparsi della famiglia, lasciando ad altri il compito di riportare il sole sulla Los Angeles sportiva.
"C'è solo una piccola possibilità che io continui ad allenare - dice Phil - i mie figli speravano che io potessi vincere il decimo titolo e poi ritirarmi ma ciò non è stato possibile e con questa sconfitta è venuto per me il momento di dire basta, anche se ora come ora non ho ancora preso una decisione definitiva".
Bryant, tra un'udienza e l'altra in Colorado, diventerà nelle prossime settimane un free-agent e Jerry Buss, il proprietario dei gialloviola, è pronto ad offrire al numero 8 un contratto sontuoso: 140 milioni di $ per i prossimi sette anni. Kobe si guarderà intorno e alla fine prenderà una decisione. Nessuna squadra, inclusi i Lakers, può fare un'offerta prima del 1° luglio. Secondo indiscrezioni il campione accetterebbe più volentieri la partenza di O'Neil che non quella del Maestro Zen, anche se, a giudicare dalle sue affermazioni, un ripensamento da parte dell'allenatore appare alquanto improbabile.
Derek Fisher e Rick Fox, il primo perché free-agent e il secondo perché pensa di ritirarsi, dovrebbero dire addio a Los Angeles dopo un ciclo fatto di vittorie, anelli ma costellato anche da sconfitte pesanti e momenti difficili.
Il postino della Louisiana, Karl Malone, si è rifiutato di esercitare l'opzione da 1,6 milioni di $ per la prossima stagione ma questo non significa che per lui sia giunto il momento di dire basta, anzi, secondo il suo agente Dwight Manley, nell'eventualità di un accordo anche per la stagione 2004-2005, lo stipendio del suo assistito dovrebbe essere molto più alto rispetto al precedente (il riferimento è alla decisione presa la scorsa estate dall'ex Jazz, il quale pur di approdare in California accettò una drastica riduzione dello stipendio): "Se decidesse di giocare ancora, non ci sarà bisogno che venga ripetuto l'atto di generosità dell'anno passato". La stessa ala grande conferma: "L'ho fatto una volta ma stavolta mi comporterò diversamente".
Detroit, con una squadra giovane ed una dirigenza dotata di grandi disponibilità finanziarie, può guardare al futuro con ottimismo anche se da qui alla fine dell'estate Joe Dumars, l'architetto del trionfo 2004, dovrà prima di tutto cercare di risolvere la vicenda contrattuale di Rasheed Wallace, free-agent a partire dal prossimo 1° luglio, il quale, con un anello al dito, potrebbe decidere di cambiare ancora maglia, alla ricerca di un posto nel quale trasferirsi insieme alla propria famiglia.
Nel 2005 Sheed avrà 30 anni e non è detto che la società sia disposta a trattenerlo.
Mehmet Okur dal canto suo vorrebbe rimanere nella Motown ma le sirene di diversi team, tra cui Phoenix, Utah, Atlanta, Miami, Orlando e Houston lo stanno chiamando e, se l'ex Portland dovesse firmare un nuovo contratto con i Campioni del Mondo, per lui non ci sarebbe molto spazio, anche in considerazione del fatto che prima o poi Darko Milicic dovrà iniziare a giocare sul serio e non soltanto in allenamento. Elden Campbell infine, con tutta probabilità diventerà una delle pedine dei nuovi Charlotte Bobcats.
E Larry Brown? La sua permanenza nel Michigan non è così scontata come potrebbe sembrare all'indomani del trionfo sui Lakers. Il suo è un accordo su base quinquennale da 30 milioni di dollari e, se è vero che non è facile rinunciare a tale montagna di soldi, è altrettanto innegabile il fatto che l'ex coach dei Sixers abbia più volte manifestato l'intenzione di chiudere con la pallacanestro, anche se le Olimpiadi di agosto potrebbero rappresentare il toccasana per infondere in Larry nuovi stimoli a indurlo a continuare con la carriera di allenatore. Intanto si fanno già i nomi circa i possibili sostituiti e George Karl è tra questi.
I giocatori, Wallace in testa, sanno di dovere molto a Brown e non lesinano parole d'elogio nei suoi confronti: "Se lo merita questo titolo, se lo merita davvero. Si merita tutti i complimenti, finalmente è riuscito a conquistare ciò che finora gli era sempre sfuggito".
"C'è un feeling incredibile con lui - dice Chauncey Billups – e per lui questo momento deve essere veramente speciale, dopo 30 anni da allenatore in così tanti team".
Il presente vede un città in festa, pronta ad accogliere i re di Auburn Hills, durante una parata che negli ultimi anni era diventata prerogativa della costa Ovest; prenderà il via in Jefferson Avenue e si concluderà a Hart Plaza, Woodward.
"I Pistons sono l'orgoglio di questa città - commenta raggiante il sindaco Kwame Kilpartick - oggi Detroit sarà colorata di blu e rosso".
Per Bill Davidson, il proprietario della franchigia, il 2004 sarà un anno da ricordare. I suoi Tampa Bay Lightning hanno vinto la Stanley Cup soltanto otto giorni fa mentre anche le sue Shock, parliamo di WNBA, si erano imposte in autunno nonostante non godessero di alcun credito.
Infine, Chuck Daily, l'allenatore dei Bad Boys di fine Anni 80, da un consiglio ai dirigenti delle altre squadre, invitandoli a copiare il modello Pistons: "Se fossi un general manager, cercherei subito dei buoni rimbalzasti, degli ottimi difensori e dei giocatori con grinta da vendere".
15 giugno 2004: è cominciata l'Era Detroit.