Ben Wallace ed i suoi Pistons devono chiudere alla quinta.
Alzi la mano chi l’aveva previsto!
Alzi la mano chi avrebbe mai potuto immaginare che, dopo 4 gare (2 allo Staples e 2 ad Auburn Hills), i Pistons si sarebbero ritrovati avanti per 3-1 con la possibilità di giocarsi il match ball in una delle prossime ed eventuali tre gare.
Neanche il più ottimista tifoso di Detroit. O il più sfegatato degli anti-lakersiani.
Adesso si fa davvero dura. Per Los Angeles?
Ma no, per assurdo, si fa davvero dura per Detroit.
La storia delle finali ci racconta di una piccola ed interessantissima statistica. Da quando la serie finale si disputa con la formula 2-3-2, vale a dire dalla stagione 1984/85, mai nessuna squadra è riuscita a vincere le tre partite consecutive in casa.
Detroit per ora è 2-0. Ci sta andando maledettamente vicino, ma la tradizione è contro di loro. Ci era andata maledettamente vicina pure Utah nelle finali del 97. Ma persero gara5, quella passata alla storia per l’intossicazione alimentare di MJ, e i Bulls chiusero alla sesta, in casa.
Se la tradizione dovesse essere confermata, se LA dovesse fare il colpaccio ad Auburn Hills in gara 5, si tornerebbe allo Staple Center sul 3-2 Pistons.
Vale a dire fattore campo ripristinato.
I Lakers avrebbero quindi due partite casalinghe per ribaltare la serie. Certo una cosa non semplice, visto soprattutto l’andamento della serie fino a questo momento, ma non impossibile.
L'andamento della serie, dicevamo.
Ebbene, quattro gare, tre nette vittorie dei Pistons (gara3 un autentico massacro) ed una vittoria dei Lacustri, maturata solo dopo un tempo supplementare frutto di un evidente errore tattico di Larry Brown (è umano anche lui) e di una incredibile magia di Kobe Bryant.
Se oggi fossimo qui a parlare di uno sweep, non penso nessuno si scandalizzerebbe. L'evolversi della serie è stato inequivocabile.
Se ci basassimo su questo, la finale parrebbe segnata, eppure, nonostante tutto, non sarebbe così impossibile credere che i Lakers, qualora la serie dovesse ritornare a LA, potrebbero riprenderne in mano le redini.
In primis, sprecare un match ball casalingo, col pubblico di Detroit che fa le funzioni di autentico sesto uomo in campo, potrebbe essere già un bel colpo per i Pistons.
Poi non andrebbe dimenticato che la squadra di MoTown è per molti versi inesperta a questi livelli. E’ la loro prima finale da quattordici anni a questa parte. L’anno scorso arrivarono in finale di Conference, ma è come se non l’avessero mai giocata. Furono spazzati via dai Nets in 4 facili ed indolori partite.
Per i Lakers vale esattamente il discorso contrario.
Sono una squadra di veterani, i vari Shaq, Fox, Fisher, Kobe, hanno vinto tutti tre titoli, con gli ultimi due soprattutto che possono risolvere qualsiasi partita arrivi punto a punto agli ultimi secondi. Ed anche decimi di secondi.
Malone di finali ne ha giocate già due. Payton una. E tutte e tre perse contro una squadra che comunque faceva campionato a sé.
Ma il vero problema per i Pistons post gara4 potrebbe essere l'aver per la prima volta in questa finale incontrovertibilmente il favore del pronostico dalla propria. Una micidiale arma a doppio taglio.
Per la prima volta Detroit potrebbe rendersi conto di essere realmente ad un passo dall’anello. Di stare dominando una squadra che, specie dopo l’exploit contro gli Spurs (quattro partite consecutive vinte), si pensava sul serio non avesse rivali credibili.
Quella famosa e famigerata paura di vincere, il ritrovarsi di botto di fronte alla certezza di star per compiere qualcosa dalla portata storica, può cogliere improvvisamente e sul più bello paralizzare i giocatori di Detroit.
Facciamo un passo indietro.
Finale di Conference del 2000. Comtendenti, Los Angeles Lakers e Portland Trail Blazers.
I Lakers vinsero la prima e persero la seconda. Andarono nell'Oregon e si portarono inaspettatamente avanti per 3-1.
Portland, spalle al muro, giocò con la grinta e la determinazione di chi, spacciato, avrebbe venduto cara la pelle.
Espugnò lo Staples in gara5 (12 punti di vantaggio). Vinse la sesta in casa(10 punti di vantaggio), e si presentò ad una gara sette esterna col favore del vento in poppa.
Dominò per tre quarti. Iniziò l’ultimo periodo con un vantaggio tranquillizzante di quattordici punti.
Poi… suicidio collettivo.
I Trail Blazers cominciarono a non metterne più una che fosse una. E i Lakers diedero il via alla rimonta.
Chi fu il protagonista assoluto di quel disastroso quarto periodo di Portland?
Sheed Wallace? Quello stesso Wallace che in gara 4 ha messo a referto 26 punti e 13 rimbalzi, consegnando di fatto la vittoria alla sua squadra?
In persona.
La paura di vincere, quando ormai la partita sembrava chiusa, quando ormai l’anello sembrava vicinissimo (la finale con l’est sarebbe stata una mera formalità ), bloccò quei Trail-Blazers, che finchè avevano giocato senza pensare alla vittoria, ma col solo obbiettivo di vender cara la pelle, avevano sbranato i Lakers.
Di altri esempi ce ne sarebbero in quantità , ma ci fermiamo qui.
I Pistons finora hanno giocato una serie magistrale, forse proprio aiutati dalla consapevolezza di non aver nulla da perdere, ma adesso a trovarsi nella loro stessa situazione iniziale sono i Lakers.
E messi con le spalle al muro, i gialloviola sono come una belva ferita.
Possono azzannarti al collo e non permetterti di rialzarti.
Detroit sembra essere una squadra estremamente tosta. Non come la Portland, appena citata, eppure il difficile arriva adesso.
Ora che hanno la consapevolezza di essere quasi arrivati alla meta. Di aver compiuto un capolavoro tattico, di aver sovvertito ogni pronostico.
Possono bloccarsi proprio sul più bello?
Analizzando la serie fino a questo momento, sembrerebbe improbabile.
Per i Pistons sta andando tutto perfettamente. Mentre ai Lakers tutto malissimo. Non si tratta di fortuna, si tratta di uno stato di grazia in cui i primi si trovano ed i secondi evidentemente no, eppure basta poco per far girare la serie finale in un altro senso.
Brown l’unico errore che ha commesso l’ha pagato caramente (quei falli non spesi nel finale di gara2), per il resto sta conducendo le danze per i suoi ragazzi in rossoblu, in maniera magistrale.
Jackson, dal canto suo, sembra che non ne azzecchi più una.
Alcune sue scelte, soprattutto di quest’ultima gara 4, sono discutibili e danno da pensare su quello che ha ancora da dare questo plurianellato coach al mondo della NBA.
Bryant sta giocando una serie finale decisamente insufficiente. Il famoso tiro di gara2 non può bastare per non farlo figurare nell’elenco dei bocciati, senza appello.
Undici punti in gara 3, il primo dei quali arrivati grazie ad un tiro libero a metà terzo quarto. Una difesa scandalosa su Rip Hamilton autore nella stessa gara di 31 punti.
Una prestazione da 30% scarso al tiro in gara4, con 2 assist, nessun rimbalzo e tre perse. In più alcuni atteggiamenti che fanno nutrire forti dubbi sulla sua maturità cestistica.
Il suo non dar palla ad uno Shaq stratosferico, negli ultimi minuti di gara 4, hanno reso evidenti quei problemi di leadership fra i due. Problemi già emersi nelle dichiarazioni precedenti alla partita.
Ad uno Shaq che chiedeva più palla sotto, faceva eco un Bryant che dichiarava più o meno “non conta il fatto che sia dia palla a Shaq, conta vincere!”.
Appunto. Contava vincere.
Per quanto riguarda il resto, Malone è mezzo rotto e Payton… Payton who? The glove? Ah, perché le sta giocando queste finali?
Shaq sembra l’unico che stia tirando la baracca, pur con tutti i limiti fisici che ultimamente si sta portando dietro.
In gara 3 è stato l’unico a metà secondo periodo a tenere a galla la squadra. Ieri ha giocato una grandiosa gara, ma nei momenti chiave non è stato servito a dovere e si è andati invece a cercare un pochissimo ispirato Kobe.
Senza che coach Jackson abbia avuto nessuna voce in capitolo.
Dall'altra parte, una serie giocata ad altissimo livello da tutti. Difficile scegliere l'MVP. Un Hamilton in stato di grazia strepitoso, un Billups che detta i ritmi ed i tempi di gioco con maestria da stella assoluta. Un Prince addirittura commovente. Per non parlare dei due Wallace.
Una serie che sembra segnata. Nessuna squadra nella storia delle finali è riuscita a recuperare dal 3-1.
Ma i Pistons devono approfittarne adesso per chiudere la serie. Ora che la belva è moribonda, confusa, scioccata. Senza pensare al titolo. Al sospirato anello. Senza pensare all'impresa che stanno realizzando.
Non devono dar loro la possibilità di rialzarsi, di riprender fiducia.
Non si deve tornare a LA.