Ieri notte Shaq ha fatto il Diesel ma questi due signori hanno fatto davvero The Wall…
Los Angeles Lakers 80 @ Detroit Pistons 88
Quante aspettative gravavano fino a ieri notte sulla quarta partita delle NBA Finals.
Le aspettative dei tifosi di Detroit, letteralmente al settimo cielo per la debordante prestazione difensiva messa in mostra due giorni prima dalla loro squadra.
Le aspettative dei tifosi californiani, desiderosi di una rivincita dopo le batoste rimediate in sole tre gare, da una squadra che oggettivamente parecchia gente tendeva a sottovalutare.
Le aspettative di Shaquille O'Neal, fra gli altri, che solo 24 ore prima della palla a due dichiarava: "Certo che sono ancora The Diesel, ma i miei
compagni mi devono supportare!".
Le aspettative infine della ABC e della NBA, desiderose di veder continuare questo sogno chiamato finali NBA con indici d'ascolto in crescita.
Tutte le aspettative del mondo si sono ritrovate concentrate nei 48 minuti giocati questa notte e la palla a due ha visto le formazioni decisamente consce del proprio fardello.
Il film della partita infatti ha visto i due quintetti partire con il freno a mano un po' tirato.
I Lakers, nettamente rattoppati nella posizione di ala grande, hanno cominciato dimostrando di voler ascoltare l'appello lanciato dal proprio numero 34, cosa non sempre graditissima dall'altro capitano in casacca numero 8 e hanno scelto di servire con continuità la palla ad O'Neal.
Dopo il primo quarto sono stati gli ospiti ad affacciarsi al comando seppure solo di una lunghezza (22 a 21) ma nel secondo parziale si è cominciato ad assistere ad una scena già vista.
La rotazione di Detroit ha cominciato ancora una volta a superare per apporto e qualità di gioco quella dei californiani, aggrappati come spesso in passato al proprio asse Kobe-Shaq, senza che nessuna delle altre pedine, All Star o meno, mettesse il naso nella questione in modo rilevante.
Il primo tempo si è così chiuso sul 41 a 39 per i padroni di casa, palesemente concentrati sull'obiettivo finale e piuttosto rilassati dal fatto di non avere subito la mareggiata promessa da qualche Laker prima della partita.
Il terzo quarto è stato un parziale in qualche modo anomalo.
A differenza della partite precedenti, si è trattato di un quarto di studio, nel quale forse per paura, forse per pura incapacità (nel senso buono) le due squadre non hanno portato a termine uno strappo significativo.
Tutto rimandato all'ultimo quarto perciò.
E nell'ultimo quarto sono successe due cose piuttosto decisive.
La prima è che i due esterni dei Pistons, ancora loro, Billups e Hamilton hanno cominciato ad attaccare con decisione il canestro.
Dall'altra parte i Lakers non hanno servito abbastanza, cosa che non mancherà di suscitare polemiche in ogni caso, il loro centro alternando le assistenze e cercando invece le conclusioni di Bryant.
Il risultato è stato quello di giocare un quarto caratterizzato da uno scontro fra una squadra e due giocatori isolati"forse uno solo.
I Pistons hanno segnato 32 punti in dodici minuti, dei quali 19 dalla coppia sovracitata, mentre dall'altra parte Shaq ha chiuso con 36 punti totali per la partita e un bilancio al tiro per Kobe di 8 su 25.
Alla fine lo scontro si è chiuso sul punteggio di 88 a 80 per la squadra di casa, che con questo terzo successo di è involata sul 3 a 1 ad una sola vittoria da un titolo NBA che per 7 / 8 della stagione (ragionando per difetto) sembrava una bestemmia o un sogno nel migliore dei casi.
A rendere più credibile quel sogno ieri sera ci ha pensato una squadra che, come molti columnist made in USA hanno dichiarato, gioca da campione.
Attribuire la palma di migliore in campo non è facile.
Probabilmente per una volta bisognerebbe spendere l'MVP per il coach, Larry Brown che nel corso di queste Finals si sta togliendo tante e tante soddisfazioni.
Numeri alla mano però, non si può non citare l'apporto sui due fronti del gioco fornito da Rasheed Wallace, autore ieri notte di 26 punti e 13 rimbalzi e un dominio pressoché costante nella posizione di ala grande.
Accanto a lui, sono tutte da segnalare le prove del quintetto: Big Ben Wallace che si è caricato sulle spalle l'onere di subire Shaq e di resistere segnando 8 punti con 13 rimbalzi; Chauncey Billups che ha guidato da vero play i suoi con 17 punti e 6 assist anche se con 5 palle perse; Richard Hamilton che ha segnato 23 punti con 4 assist e rimbalzi e che ha elevato il proprio standard proprio nel momenti topici e Tayshaun Prince che ha segnato 6 punti con 7 rimbalzi e soprattutto ha limitato ancora l'attacco di Kobe Bryant.
Dall'altro lato, proprio Bryant sarà additato dai media come l'uomo che ha perso questa partita.
In una sera nella quale Shaq ha fatto il Diesel, con 36 punti, 20 rimbalzi, 16 su 21 al tiro; il resto degli angelini ha fatto di tutto per lasciarlo solo e Kobe ha marcato uno score di "soli" 20 punti con 3 palle perse e meno del 30% dal campo.
Intendiamoci, se guardiamo agli 8 punti con 5 assist di Payton, ai 21 minuti di un comunque encomiabile Malone e ai 5 punti con 5 falli di George, è manna dal cielo, ma è comunque troppo poco per vincere una partita di finale.
Nel dopo gara le dichiarazione sono state quasi scontate.
Felicità e attesa per la prossima gara trasparivano dai volti dei Pistons, frasi di circostanza e vendette meditate (interne o esterne?) arrivavano per forza dallo spogliatoio giallo viola, che per bocca del proprio coach ha comunque elogiato e dato credito alla bellissima prova degli avversari.
A questo punto però la prossima gara sarà assolutamente imperdibile.
Il 15 giugno a Detroit si farà comunque la storia.
Se i Pistons vincessero, sarebbe la prima volta che una franchigia NBA vince tutte e tre le sue gare interne nella finale con la formula del 2 - 3 - 2.
Se i Lakers portassero a casa la prima partita senza ritorno di quest'anno, sarebbe il primo mattone di una possibile rimonta da sotto 1 a 3, cosa mai successa nelle finali, ed il preludio ad un ritorno in California da fuochi d'artificio cestistici.
Il vantaggio ora è tutto per i Pistons.
Alla prossima"