Rasheed è l'immagine dei Pistons che volano mentre i Lakers stanno a guardare…
Los Angeles Lakers 68 @ Detroit Pistons 88
Come si fa a reagire ad una mazzata in piena faccia come il tiro che Kobe Bryant ha insaccato a 2.1 secondi dalla fine di gara 2 delle NBA Finals, dopo che la tua squadra aveva pressoché azzeccato il secondo capolavoro tattico in altrettante sfide?
In un primo tempo si possono piegare le ginocchia e i cinque minuti di overtime seguiti a quel tiro lo confermano, poi però ci sono 48 per riflettere e allora ci si può far catturare ancora di più dai fantasmi della sconfitta, dell'occasione persa oppure arrabbiarsi, arrabbiarsi molto, di quella rabbia fredda, lucida che permette di focalizzare meglio gli obiettivi, che permette di dare il 110% solo vedendo il colore delle maglie avversarie.
La squadra in questione, lo sappiamo, sono gli eredi dei Bad Boys, i Pistons guidati dalla coppia degli Wallace e allora quale reazione si può pensare che abbiano adottato?
Purtroppo per i rivali la scelta è stata da subito chiara.
La squadra di coach Larry Brown è entrata al Palace di Auburn Hills letteralmente immemore delle sventure capitate nel recente passato.
Il quintetto ormai collaudatissimo ha subito messo pressione sul gioco perimetrale dei Lakers, anch'essi presentatisi alla palla a due con il quintetto base (Malone alla fine ce l'ha fatta), sporcando le linee di passaggio, anticipando i rifornimenti a Kobe e dando sempre qualcosa su cui pensare a O'Neal, anche quando la posizione di ricezione della palla sembrava buona.
Così il primo quarto è terminato 24 a 16 per i padroni di casa, con i temi tattici principali inalterati rispetto all'inizio della serie; Billups a dominare Payton e Prince a braccare Bryant, ma con in più un Hamilton rinvigorito dal pubblico amico e un Walton molto inferiore alla prestazione straordinaria di due giorni prima.
Nel secondo quarto i rosso blù si sono potuti permettere il lusso di un giro a vuoto dell'attacco e di perdere il parziale di un punto (15 a 16) ma la sostanza non è cambiata.
Dopo che coach Jackson ha espresso il proprio "dissenso" per il modo nel quale i suoi stavano giocando, i Lakers sono tornati sul parquet con un po' più di vigore, ma per gara 3 ormai non c'era più nulla da fare.
Nelle due frazioni successive, ad una difesa sempre ordinata e affamata, i Pistons hanno aggiunto un attacco molto più sciolto che si è permesso il lusso, non proprio una consuetudine, di segnare 49 punti in due quarti e hanno portato a casa la partita senza che mai gli avversari avessero potuto dare l'impressione di viaggiare sulla sponda di una delle loro fiammate, cogliere, per citare Jackson, il momentum della gara.
Alla fine sono state le cifre complessive a descrivere senza attenuanti la batosta subita dai giallo viola: 51 a 39 rimbalzi totali a favore di Big Ben e soci, 40.8% dal campo contro il 39 degli avversari, 11 palle perse e altrettante rubate contro le 16 + 7 di bilancio per i Lakers.
Un bilancio che ha visto come protagonisti assoluti Rip Hamilton e Chauncey Billups.
Il primo ha finalmente giocato quella partita da oltre 30 punti che da un po' di tempo era nell'aria. Alla fine il suo bilancio ha parlato di 31 punti con 6 rimbalzi e 3 assist.
Il secondo, dopo avere passeggiato sul ricordo di un All Star, ha segnato 19 punti con 3 assist e una leadership costante sui ritmi e sui tempi della partita.
Menzione obbligatoria anche per la partita di Tayshaun Prince che giocando una gara di grande sostanza ha spento le luci dell'avversario diretto (non un nessuno, ma l'eroe di gara 2) e ha trovato il tempo per segnare 11 punti con 6 rimbalzi e 3 palle rubate.
Per il resto, il lavoro di Ben e Rasheed Wallace si è potuto limitare a 10 punti combinati e 21 rimbalzi (10 + 11).
Da segnalare che il dominio di Detroit è stato tale che anche Darko Milicic ha potuto giocare per ben 2 minuti.
Dall'altro lato c'è poco da segnalare. In una serata nella quale Bryant ha segnato 11 punti con 4 su 13 dal campo e 0 su 4 da tre, può essere complicato mettere punti sul tabellone.
Alla fine migliore dei suoi è stato comunque Shaquille O'Neal con 14 punti e 8 rimbalzi, ma un solo viaggio in lunetta.
Karl Malone ha giocato 19 minuti in evidente situazione limitata, che hanno fruttato ai giallo viola 5 punti e 4 rimbalzi; Devean George ha fatto registrare 8 punti così come Kareem Rush mentre per Payton alla fine il bilancio ha detto 6 punti, 7 assist e 4 rimbalzi.
Di coach Brown le dichiarazioni del dopo-gara: "Abbiamo giocato al massimo delle nostre potenzialità . In più abbiamo fermato Bryant grazie alla serata di Prince. Non credo si possa difendere su di lui meglio di come ha fatto stasera Tayshaun."
Per i Lakers le recriminazioni stanno tutte nella poca aggressività mostrata e nel fatto di non essere riusciti ad andare continuativamente in lunetta.
A questo punto però lo scenario è ancora più interessante.
I fantasmi da scacciare ora stanno tutti sopra lo spogliatoio Lakers e con due partite da giocare a Detroit la possibilità di una sfida senza ritorno già per domani notte è tutt'altro che esagerata. Vedremo come un gruppo che di pressione si nutre saprà reagire alla fame mostrata dai Pistons.
Un saluto a chi prevedeva una serie scontata e noiosa.
Vantaggio Pistons.
Alla prossima"