Si dicute di gara1 ad El Segundo. I Lakers dovranno sfoderare ben altra prestazione stanotte
Chi dice che dalla faccia di Phil Jackson non traspare mai emozione: confrontate il viso rilassato e sorridente del finale di gara6 contro Minnesota e l'ultima versione, negli ultimi 2 minuti di gara1 contro Detroit.
Phil non deve aver riconosciuto quello che ha spiegato per quattro giorni ad El Segundo nell'interpretazione offensiva dei suoi giocatori. Per questo era scuro in volto, serio, come raramente ci è capitato di vedere.
Esiste un illustre precedente alla gara che abbiamo appena visto. Il paragone lo avranno fatto in tanti e vi sarà venuto a noia. Ma non lo si può evitare. Nel 2001 gli imbattibili Lakers che capottarono la Western Conference affrontarono in gara1 i Philadelphia Seventysixers, reduci dal "supplizio di Tantalo" di due serie decise alla settima partita.
I Sixers, guidati da Iverson, sbancarono lo Staples Center con un gruppo di peones, pare mezzi rotti, di sicuro non notissimi. Sulla panchina c'era Larry Brown. Shaq O' Neal segnò 45 punti, non raddoppiato dagli avversari. Nessuno nemmeno Bryant gli diede una mano.
Alzi la mano chi, in quell'Elden Campbell buttato lì, quasi per caso, non ha visto parte del Matt Geiger che per un anno fu "schifato" dall'intero ambiente della città dell'amore fraterno ed in finale recitò un ruolo importante.
E quel Linsdey Hunter che, due anni fa, fece non pochi danni mentre i Los Angeles Lakers vincevano il terzo titolo consecutivo sembra il Kevin Holly o il Raja Bell di turno.
Gara1 è figlia di una contraddizione. Si è detto: i Lakers hanno mosso poco il pallone, hanno basato l'attacco su Shaq che non raddoppiato ha segnato ma non ha aperto gli spazi per i compagni. Che sono andati in bianco. Tutto vero, tutto giusto. Ma Shaq che, per inciso, ha tirato solo 16 volte dal campo. Nel secondo tempo, raddoppiato lontano dal pallone, ha tirato solo 7 volte.
"Non mi ha stupito - ha dichiarato Phil Jackson - la partita di domenica. Non ne sono stato felice, certo. Di sicuro dobbiamo giocare con maggiore intensità . Ma la nostra è una squadra che impara ad affrontare gli avversari nel corso delle serie." "Ora sappiamo - ha ribattuto Shaq - che i Pistons non si tireranno indietro per il solo fatto d'essere in campo contro i Lakers."
L'interpretazione offensiva della gara, abbiamo detto. Rick Fox è il saggio sotto mentite spoglie di questo gruppo. Forse sa già di non rimanere, comunque vada. E si permette di dire cose che gli altri non dicono: "Il nostro attacco è stato troppo statico - ha detto - ed è mancata quella coesione che avevamo adoperato nelle ultime partite. Ad un certo punto gli schemi sono saltati e abbiamo interpretato la gara individualmente."
Non ci vuole un mago per capire che quell' "individualmente" sta per "i tiri di Kobe".
"Dopo gara1 i termini della questione non sono cambiati - ha continuato - dobbiamo vincere quattro partite ed al momento la pressione è più alta rispetto a due giorni fa. Malone e Payton son reduci da una serata negativa. Credo che tutti noi ci faremo avanti per risolvere i problemi."
C'è chi però, su Payton, a Los Angeles sta perdendo le speranze. Gary, diciamo le cose come stanno, non ha dati sinora apporto memorabile alla causa. Due quattro "fab four" è quello che ha avuto meno spazio per se, ma è anche quello che ci ha messo di meno. In gara1, tanto per cambiare, il point man avversario ha fatto pentole e coperchi. Chauncey Billups, un buon giocatore, persino ottimo. Ma sono un po' troppi gli atleti che contro Payton, quest'anno, sono andati oltre le medie abituali.
Payton più volte in stagione ha manifestato il suo malcontento: sull'ambiente, sul sistema offensivo. Quando si agisce in questo modo, la gente si aspetta anche un tentativo di rivoltare la frittata. Questo tentativo non è arrivato, oppure è stato molto timido.
Bill Plaschke, commentatore del Los Angeles Times ha scritto: "Se Mark Madsen poteva legittimamente ballare alle parate, potrà fare lo stesso Gary? E potrà usare il pronome "noi" se questi Lakers dovessero vincere?"
Non sappiamo se il play di Oackland ha letto. Ma di sicuro in questi giorni il suo sguardo, qual particolare "grigno" sul suo volto, è un po' sbiadito.