Malone indica la via. Sulla sua strada trova Rasheed Wallace, altro confronto fondamentale
Nonna Jeanette non stava nemmeno guardando la tv. Nella sua stanza, fu richiamata dalle urla che provenivano dal salone, in cui la classica "posse" afro americana stava seguendo la partita fra pop corn e fiumi di birra. Il nipote di Jeanette stava letteralmente trascinando i Los Angeles Lakers alla quarta finale NBA in cinque anni: un lavoro chirurgico, fatto di 6 bombe segnate, su 7 tentativi.
I Lakers si sono ritrovati mercoledì mattina ad El Segundo con questo pensiero: Kareem Rush ancora elettrizzato per la serata che aveva appena vissuto ripeteva a tutti: "Non sapete quanto è stato elettrizzate." La sua prova, assieme all'incredibile tiro di Fisher contro gli Spurs entrerà di diritto nella galleria dei simboli di questa stagione.
La benedizione è giunta da Rick Fox che in questi playoffs ha assunto la carica di grande saggio, nella misura in cui i suoi minuti in campo andavano scemando: "E' un grande giocatore Kareem - ha detto - sempre pronto a lavorare e fare quello che gli viene chiesto. Fondamentale per gli equilibri del nostro team." Il secondo anno da Missouri in carriera sta tirando col 33.2% da 3, 81 canestri su 244 tentativi.
Los Angeles ha accolto la quarta finale in cinque anni senza scomporsi troppo: Kobe Bryant, all'indomani del primo titolo conquistato nel 2000 definì LA "ambiente naturale per i campioni NBA." Così pure la finale che, esattamente come a Chicago nell'epoca dei grandi Bulls, è vissuta come qualcosa di importante ma sicuramente già visto.
La squadra ha cominciato a prepararsi alla sfida con Detroit avendo negli occhi il riflesso di gara6: pochi punti, molti "mattoni" che negli Stati Uniti significano tiri sbagliati, ma tanta difesa.
Dopo un breve allenamento, nel pomeriggio i giocatori e lo staff tecnico si sono radunati nella sala video per la prima "lezione teorica". Argomento: compendio delle partite dei Pistons negli ultimi sei mesi.
"E' assolutamente fondamentale - ha spiegato Phil Jackson - che i giocatori non si facciano condizionare dalla lettura dei risultati delle loro finale contro Indiana, e che non maturino il pensiero che i Pistons non siano abbastanza forti in attacco per stare con noi."
Durante la sessione video, Jackson ha speso la maggior parte delle parole per Richard Hamilton, il giocatore determinante per l'attacco della città dei pistoni. Kobe Bryant avrà il compito di marcare il giocatore. La sfida rievocherà nei due giocatori il periodo dell' high school: i due provengono entrambi dalla Pennysilvania, per anni si sfidarono con le rispettive squadre nei tornei dello stato e fecero parte delle stesse selezioni AAU.
"Il mio compito - ha detto Bryant - sarà quello di farlo stancare, non concedere di ricevere la palla nelle sue zone preferite. E, qualora difenda su di me, dovrò impegnarlo molto perché a nessuno piace faticare sui due lati del campo. Penso che sarà una bella sfida." "Rip sta giocando con una grande fiducia - ha commentato Payton - fiducia maggiore rispetto a quella che aveva durante la stagione regolare. Lo vedi dalla decisione con cui fa le cose."
Nel confronto diretto, in carriera, Bryant a segnato in media 4 punti in più (25.1 contro 21.5). Hamilton ha una migliore percentuale di tiro: 46% contro il 42% dell'avversario.
Gara1 delle finali NBA sarà la 99esima partita della stagione dei Lakers, logico che gli acciacchi si facciano sentire: Fisher continua ad avere problemi al tendine del ginocchio destro, leggermente distorto contro Minnesota. Stesso discorso, ma un po' più grave, per Malone, cui dopo l'ultima contro i T-Wolves è stato aspirato un po' di liquido dal ginocchio.
Entrambi comunque ci saranno.
Chiaro che, trattandosi di Los Angeles Lakers, le storie di complemento non mancano. Phil Jackson ha la possibilità di vincere il decimo titolo da allenatore, ne aveva vinto due con i Knicks negli anni '70, il primo da fotografo, il secondo da centro di riserva, e superare così Red Auerbach.
Jackson potrà piacere o meno, ma è un monumento che cammina. "Il pensiero - ha assicurato il coach - non mi distoglie dal reale problema di vincere questa serie. Vincere tante finali dipende dalla possibilità e dalla fortuna di far parte di organizzazioni vincenti che ti mettono nelle condizioni di essere ai massimi livelli. Non è però tutto."
Il suo futuro rimane incerto, così come quello del gruppo. All'interno serpeggia una strana atmosfera. Al di là delle dichiarazioni di amore di Malone per Shaq, delle dichiarazioni di lealtà di Shaq nei confronti dello stesso Malone e del resto del gruppo. "Quello che dobbiamo fare - ha detto Shaq, non perdendo l'occasione per ribadire certi concetti - è dare la palla dentro per creare problemi agli Wallace e caricarli di falli. Io del futuro non so nulla. Certo, l'ho già detto, se io fossi il General Manager dei Los Angeles Lakers, cercherei di accontentare i giocatori."
Non sembra invece preoccuparsi di questo Malone: "Abbiamo lavorato un anno per questo momento - ha detto - nel mio caso, arrivato alla 18esima stagione nella lega, penso di non essere mai stato orgoglioso di un gruppo come lo sono di questo." Al proposito bisognerebbe sentire il parere di Stockton Sloan e Hornaceck.
Avanti con gara1. Ma la vera sfida al momento sembra quella fra O'Neal, con ricadute su Jackson e una parte della vecchia guardia, e Mich Kupchack. Alzi la mano chi, in questo balletto, non rivede le frecciate che Jordan riservava continuamente a Jerry Krause.