Ecco the man of the game, Kareem Rush!
Al termine della partita Kevin Garnett era, "no question about that", letteralmente a pezzi, la sua delusione inconsolabile. Non sono bastati 22 punti e 17 rimbalzi, il sogno di raggiungere per la prima volta nella storia le Finali NBA è rimasto tale e, come da copione, sono stati i Los Angeles Lakers a prevalere. Il grado di autocritica di The Big Ticket è come al solito ai massimi livelli e il giocatore non ha fatto altro che pensare alle palle perse e al quarto periodo di gara, nel quale gli ospiti hanno subito il sorpasso decisivo da parte dei padroni di casa.
"Kevin l'ha presa davvero male - dice Trenton Hassell - lui è un guerriero, in ogni situazione. E' un ragazzo che gioca in tutte e cinque le posizioni per noi, questo ogni sera. Adesso però non ci saranno più gare da giocare".
"La cosa che più mi infastidisce è che pensavi fosse la tua gara è invece così non è stato. Forse ho pensato un po' troppo anziché agire. Sono sempre stato presente nell'ultimo quarto, ma stasera purtroppo no".
"Mi sento come se avessi lasciato Spre da solo là fuori. Senza Sam avrei dovuto fare qualcosa ma non l'ho fatto".
Infine, riguardo al titolo di MVP da poco conseguito, ecco il suo commento: "Non significa un bel nulla se non vinci. In ogni caso, devi cercare sempre di tirare fuori i lati positivi da quelli negativi e questo è quello che dovremo fare".
Dunque i Lakers sono riusciti ad agguantare la quarta finale in cinque anni, è il volto nuovo è quello di Kareem Rush, il quale lunedì sera ha svolto il compitino alla perfezione, imitando in tutto e per tutto le gesta di Derek Fisher, il killer dei San Antonio Spurs nella serie precedente.
I suoi tiri dalla lunga distanza hanno fatto parecchio male a Minnesota, soprattutto considerando che la metà di essi sono entrati nella retina durante l'ultimo periodo di gioco, quando i padroni di casa avevano maggiore bisogno di effettuare quell'allungo che alla fine li avrebbe portati alla vittoria.
Phil Jackson, il santone del basket moderno, pare non perda un colpo e, alla fine, le sue scelte e il suo "modus operandi" si rivelano sempre i più efficaci.
La sua preoccupazione riguarda adesso le condizioni fisiche di Karl Malone, in marcatura su Garnett per tutta la serie, ma è lo stesso ex Jazz a rispondere al coach:
"Sono nato per questo - lo rassicura il Postino - mi sono allenato per giorni come questi e la fatica non sarà mai una scusante per me". Racconta di sentirsi imbarazzato nel vedere giocatori di 15-20 più giovani alzare il braccio per chiedere una sostituzione.
Con un Sam Cassell in campo come sarebbero andate le cose? Nessuno potrà mai rispondere a tale domanda, nemmeno chi sul parquet ci è andato e ha fatto tutto il possibile per condurre i compagni ad uno storico successo: "Non lo so - dice KG - rimarrà un mistero. Il fatto che non avessimo il nostro generale ci ha sicuramente danneggiato ma noi tutti ci siamo dati da fare per sopperire alla sua assenza e, pur senza di lui, abbiamo avuto la possibilità di vincere".
Se per Shaq e compagni è quasi una routine arrivare fino in fondo, per Flip Saunders e i suoi ragazzi la stagione si può considerare senza ombra di dubbio un grande successo e non va dimenticato quanto di buono si è visto al Target Center e in tutti i campi dell'NBA quando a scendere sul parquet erano i T-Wolves.
Il problema è che quando giochi con Los Angeles non fai in tempo a cercare di porre delle contromisure a O'Neal e Kobe che il Fisher e o il Rush della situazione ti puniscono senza pietà , lasciandoti impotente e incapace di reagire.
L'esperienza infine ha grande importanza a questi livelli e Malone ha dimostrato di poter far sentire ancora la propria voce, lui che per due volte si è fermato ad un passo dalla gloria sa che questa è l'ultima occasione per vincere il titolo: "Arrivare di nuovo alle Finali, non posso davvero descrivere ciò che provo!".
Sulla lavagna dello spogliatoio Jackson ha scritto "4 more", e tutto l'ambiente è conscio del fatto che l'obiettivo, qualora venisse centrato, porterebbe la franchigia nella leggenda.
La strada per un nuovo successo, il decimo per il Maestro Zen e forse l'ultimo con i gialloviola, è segnata.
Le voci di mercato parlano di un probabile addio di The Diesel e di un arrivo di Yao Ming nella Città degli Angeli ma per ora i campioni della Western Conference hanno altro per la testa, l'anello è sempre più vicino, Detroit permettendo.
Stay tuned!