L’alfabeto dei Bulls

Eddy e Tyson: la pazienza nei confronti di questi due sta finendo…

A - Come Austin, Mario. Della serie, ragazzi, restatevene al college, che è meglio che essere scelti dai Bulls! Oscura seconda scelta da Mississippi State, Austin, dopo aver rifiutato un annuale da 370.000 dollari non garantito, se n'è volato in Russia, su consiglio del suo agente, Bill Duffy, per provare col CSKA Mosca. È tornato in patria dopo 5 mesi, con una paura matta, un contratto da 4 milioni che non vuole, e una storia d'altri tempi da raccontare. Giunto a Mosca, il ragazzo sarebbe stato costretto (!?!) a firmare un biennale da 2 milioni annui. Qualche giorno dopo, il CSKA è andato ad allenarsi a Belgrado, dove Mario ha avuto un collasso polmonare ed è stato ricoverato in terapia intensiva, attaccato ad un respiratore di cui era certo di non aver bisogno (Certezza derivante da nozioni mediche? No, tecnologiche: "Ero in un reparto di rianimazione, sono morti 2 miei vicini di letto, e io avevo il Dvd, tu daresti il Dvd ad un moribondo?"). Così Mario orchestra la sua fuga, degna di Carlos lo sciacallo, con tanto di passaporto sottratto al Gm russo e nascosto nei calzini in attesa dell'ora x. Anche il russo però la sa lunga, e gli frega il portafoglio, così i soldi per il volo non ci sono più. Allora il giocatore cambia strategia: comincia ad arruffianarsi la dirigenza e a dire che a Mosca vuole starci a lungo, però prima deve farsi curare a casa. Il CSKA così gli presta i soldi per il volo, e Mario riesce a tornare in Alabama. Ovviamente a Mosca non l'hanno più rivisto. Adesso Paxson un'occhiata gliela darebbe, ma col contratto in mano ai russi come la mettiamo?

B - Come Brewer, Chester. Ovvero la mascotte, da Bull, ovvero il 31enne in carne ed ossa che ci stava dentro. Pescato a spacciare marijuana nella notte del 19 gennaio in quel di Cabrini-Green, quartieraccio della città  ventosa. Ora, il bello è che da Bull è la classica mascotte atletica che schiaccia durante i time-out saltando sul tappeto elastico, ma i Bulls ne hanno anche un'altra, Benny, che è invece quella grassoccia, che non schiaccia nulla ma fa divertire il pubblico. Dentro Benny c'è una specie di Ned Flanders, un ometto tutto casa e chiesa. Dal 19 gennaio il suo telefono squilla costantemente: all'altro capo amici e parenti gli chiedono come cavolo gli è venuto in mente di mettersi a spacciare maria. Una volta 59 sconfitte e la mascotte al gabbio erano classici da Clippers, oggi a Chicago non si stupisce più nessuno.

C - Come Chandler, Tyson. Partito alla grande: dominante a rimbalzo, energetico, 7 piedi d'adrenalina. Per 2 settimane si è capito cosa aveva intravisto Jerry Krause di così entusiasmante da cedere Brand per averlo. Poi è venuta a galla la sua schiena, fragile come un cristallo. Quando è tornato aveva 1/10 dell'energia iniziale, e Skiles, che ne aveva sentito parlare in termini entusiasti, è rimasto deluso dalla sua etica del lavoro. Somiglia a Marcus Camby: va a rimbalzo come lui e s'infortuna come lui, ma se non capisce che l'estate è fatta per lavorare duro, somiglierà  solo ad un fallimento. A rischio cessione, anche se il suo valore di mercato è relativo.

D - Come Draft. Si sogna la 1°, massimo la 2° scelta, da impacchettare con uno dei giovani (Crawford o Chandler) e un contratto pesante (Davis o E-Rob) per avere in cambio qualcosa che almeno somigli ad un All Star, magari Finley, ma sono sogni selvaggi. Se saltano gli scambi interessa solo Okafor, se si sceglie sotto la 3 scatta il lutto cittadino, perché il draft è decisamente povero.

E - Come Eddy Curry. Domanda a Coach Skiles: "Come può Curry diventare un rimbalzista migliore?" La risposta è un sibilo gelido: "Saltando". Nessun ventunenne di 2.08 segna 15 punti col 50% dal campo in questa Lega e si becca tutte le sue critiche. Il motivo è semplice, quei 15 punti arrivano in buona parte nel primo quarto, poi Eddy sparisce. In difesa e a rimbalzo è inesistente (6,2), e manca totalmente di condizione fisica e etica lavorativa. Skiles non sa più come motivarlo, ma quasi sicuramente resterà , perché in un fisico come il suo non si può smettere di credere.

F - Come Free-Agent. Dal 1998 a oggi i colpi principali si chiamano Brent Barry, Eddie Robinson, Mercer, Brad Miller e Pippen. Premesso che quelli buoni (Barry e Miller) non ci sono più, quest'estate si vola ancora più bassi. La squadra fa ridere e i soldi non ci sono, almeno si eviterà  di mandare la banda all'aeroporto per sedurre la star di turno (lo fece Krause con McGrady e Eddie Jones) e sentirsi dire di no comunque. Ha mostrato qualche interesse Stephen Jackson di Atlanta: Paxson firmerebbe immediatamente col sangue, ma può offrirgli solo l'eccezione salariale.

G - Come Gentle Bill. Ovvero Bill Cartwright, licenziato dopo 14 partite, 4 vinte e 10 perse. Accusato di gestione troppo morbida del gruppo. Accusato di non aver inculcato nel capoccione di Curry la cultura del lavoro. Accusato di aver insistito troppo nell'attacco triangolo. Quello che ha fatto il suo sostituto ha dimostrato che il vecchio Bill non era esente da colpe, ma nemmeno privo di attenuanti.

H - Come Hinrich, Kirk. La luce, l'unica. Da quando è entrato in quintetto ha dato via quasi 8 assist a partita, difficile pensare che sarebbero stati meno di 10 se i Bulls non avessero tirato di squadra col 41%. Difende duro, s'impegna alla morte in allenamento, e non ha paura di prendere uno sfondamento, tanto sopra di 5 quanto sotto di 30. Leader per doppie-doppie tra i rookies (14). Ha schiacciato due volte in tutto l'anno, una battendo Lebron James dal palleggio. Senza dubbio l'highlight della stagione.

I - Come Intangibles. È la parola che gli americani usano per identificare le piccole cose, quello che fanno la differenza e spesso portano alla vittoria. Curry non ha giocato contro Detroit perché, nonostante conoscesse le regole, ha lasciato il telefono acceso in spogliatoio nel pre-partita. Ovviamente è squillato ben due volte, e ovviamente all'altro capo c'era Eddie Robinson che voleva fargli uno scherzo (risultato? Detroit, di 33). Chandler ha subito lo stesso trattamento per essersi presentato alla partita con un abbigliamento inadeguato (!?!), Crawford era solito parcheggiare negli spazi riservati agli handicappati. Per tacer di Fizer, che era in bagno nel bel mezzo di un Bulls - Celtics, proprio nel momento in cui Skiles si è voltato verso di lui per farlo entrare. Questi non sono solo immaturi come giocatori, lo sono come uomini.

J - Come John Paxson. Il delfino di Krause, di certo non ha paura di sbagliare, il guaio è che ci riesce spesso. Ottima la scelta di Hinrich, mentre il cambio in panchina non ha prodotto niente. L'unico risultato della trade con Toronto, è che oggi i Bulls sono parecchio più vecchi e costano leggermente di più. Attivissimo, non dorme per pensare ai Bulls, ma è stato gettato troppo presto nella fossa dei leoni. Di ritorno da un viaggio oltreoceano per scrutinare prospetti europei, ha tagliato Corie Blount prima ancora di farsi la doccia. Peccato l'abbia fatto un giorno dopo il termine ultimo oltre il quale i giocatori tagliati, se rifirmati da un'altra squadra, non potevano comunque partecipare ai playoffs. Sarebbe una carognata, ma si vocifera che Paxson, della deadline, ignorasse l'esistenza.

K - Come Krause, Jerry. È tornato al primo amore, il baseball, e fa l'osservatore per gli Yankees. Non prima di aver ricevuto una salva di fischi quando allo United Center hanno tirato giù un gonfalone in suo onore, il 31 ottobre. Comunque il cordone ombelicale è reciso: adesso giocano i Bulls di John Paxson, in campo ci sono i suoi uomini e in panchina il suo allenatore. Almeno il vecchio briciole smetterà  di essere il capro espiatorio di una città  intera.

L - Come Leghe Minori. I Bulls di fine stagione erano una sorta di asilo. Fizer (4° scelta assoluta) e Robinson (6 milioni annui) nell'ultimo mese non hanno schiodato il culo dalla panca, mentre c'erano minuti a volontà  per i carneadi Ronald Dupree (ex NBDL), Linton Johnson (CBA), Janeero Pargo (taglio di Lakers e Raptors) e Paul Shirley (ABA). A Skiles piacevano perché sputavano sangue in allenamento, ai giornalisti di Chicago meno perché avevano difficoltà  a riconoscerli. Scontato che con loro non si vincessero le partite. Per i primi 3 c'è anche qualche possibilità  di fare la squadra l'anno prossimo.

M - Come Mercato. La situazione è drammaticamente semplice: non c'è un nichelino da qui all'estate del 2006. Paxson ha detto chiaramente che, a parte Hinrich, sono tutti cedibili. Il guaio è che sono anche tutti al minimo storico del loro valore di mercato. Il sogno è che i neonati Bobcats abbocchino e si prendano un contrattone nell'Expansion Draft. Probabile che resti tale. Per chiarire la situazione: il quartetto Jerome Williams, Antonio Davis, Eddie Robinson e Scottie Pippen l'anno prossimo guadagnerà  circa 30 milioni di dollari"

N - Come Neverending story, la storia infinita, quella delle sconfitte. Chicago non vince 3 partite in fila dal dicembre 2002, 4 dal 1998. Il bilancio dalla dipartita di Michael recita 118 vittorie e 337 sconfitte (25,6%) in 6 anni.

P - Come Pippen, Scottie. L'ultimo lembo, sbiadito, degli invincibili che furono. Tornato a 38 anni per giocare almeno 70 partite ed essere la coscienza dei giovani Bulls, di partite ne ha giocate 23 e non l'ha ascoltato nessuno, anche perché avrebbero dovuto passare le giornate dal fisioterapista per farlo. Da un paio di mesi andava in giro ripetendo che a fine stagione si sarebbe ritirato (ha un altro anno di contratto, a 5 milioni). Cambio di scenario repentino: praticamente non sta più in piedi ma forse gioca anche l'anno prossimo. Qua non si tratta di love of the game, ma di braccine corte: a Chicago erano leggenda le serate al ristorante di Dennis Rodman, 50 dollari di conto e mille di mancia, almeno quanto quelle di Pip, 190 di conto e 10 di mancia. Degli invincibili è tornato quello tirchio.

Q - Come Quinto. Quello in corso è il quinto anno nella Lega di Eddie Robinson, detto E-Rob. Il campo non lo ha praticamente mai visto, in compenso all'allenamento è sempre stato l'ultimo ad arrivare e il primo ad andarsene. Motivo? "Sono al quinto anno nella Lega, so come si gioca, arrivare prima all'allenamento è roba da rookie". Domenica 13 marzo in città  c'erano i Lakers: non sappiamo dov'era E-Rob, ma Kobe Bryant era sul parquet due ore prima della palla a due, a provare jump shot di sinistro.

R - Come Restricted Free Agent. Sarà  lo status contrattuale di Jamaal Crawford tra qualche mese. Uno dei pochi che abbia punti nelle mani, anche se abusa del tiro da 3 (4° per bombe tentate, dietro al barone, Stojakovic e McGrady), non conosce il significato del termine difesa e digerisce male le sostituzioni. Fatto sta che è stato il miglior marcatore (17.3), e di fronte ad un offerta folle (6/7 milioni l'anno) si rischia seriamente di perderlo per niente, perché il boss, Jerry Reinsdorf, ha detto chiaramente che la luxury tax si paga solo per una squadra che fa i playoffs. Sua la prestazione individuale più incredibile dell'anno: 50 punti ai Raptors (24 nel 4° periodo), peccato sia arrivata a babbo (leggi stagione) ampiamente morto.

S - Come Scott Skiles. Non ha funzionato la carota (Cartwright), si è provato col bastone. Dice di lui Corie Blount: "Scott è un maniaco del controllo, quelli come lui nella Nba non funzionano". Il suo compito è improbo: ha eliminato l'attacco triangolo, allena ogni possesso come al College, a volte chiama time-out dopo 30 secondi dalla palla a 2, altre cambia tutto il quintetto in un colpo solo, ma le risposte non cambiano. Resta il fatto che ha scontentato più o meno tutti: un veterano come Kendall Gill è passato da 30 minuti a DNP nell'arco di due sere perché la sua intensità  in allenamento era calata, mentre Pargo e Johnson sono stati coperti di lodi per essersi fermati dopo la seduta a lavorare sui fondamentali. Se gli comprano Iverson dopo un mese lo propone per il taglio"

T - Come Trenton Hassell. Non solo Brand, Miller, Artest: tutti quelli che lasciano l'Illinois diventano fenomeni. Hassell ha perso in prestagione l'ultimo posto nel roster a vantaggio di Linton Johnson, e da allora si è sciroppato 74 partenze in quintetto per la squadra col miglior record ad ovest, a fianco del probabile Mvp.

U - Come United Center. The real Mvp: 21.931 spettatori contro Golden State a stagione finita, il tutto esaurito la domenica pomeriggio contro i Raptors, 19.736 presenze medie, che valgono per il terzo posto assoluto. Inspiegabile.

V - Come Ventuno. Ventuno, esatto, sono i giocatori che hanno indossato la maglia che fu di Mike da inizio stagione. Praticamente le porte girevoli del grandi magazzini. Il bilancio finale (23-59), è inevitabile.

Z - Come Zydrunas Ilgauskas. Eddy Curry ha giocato solo 18 minuti di un Bulls - Cavs di metà  aprile. Perché così poco? Intervistato dopo la gara ha detto che non sarebbe giusto prendere lui come unico capro espiatorio della sconfitta. Stessa domanda a Skiles. Risposta: "Perché? Perché Ilgauskas ha preso 7 rimbalzi in attacco nel primo tempo, e Eddy 5 in totale".

W - Come Williams, Jay. Che la stagione fosse nata male si è intuito d'estate, quando la seconda scelta assoluta si è fracassata contro un albero. Ne parlano in pochi, ma è stato un colpo di quelli che ti segnano per anni, anche perché se fosse rimasto, finalmente l'avremmo visto fuori dall'attacco triangolo che evidentemente lo limitava tantissimo. Tagliato, chi lo ha visto camminare di recente ha detto che non c'è più niente da fare, è finita.

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