Reggie Miller che decide una partita: scena già vista?
C'era molta attesa da parte di tutti gli appassionati NBA per l'inizio della finale di Eastern Conference tra gli Indiana Pacers ed i Detroit Pistons.
C'era l'attesa di scoprire se veramente la serie sarebbe stata così equilibrata come si pensava, se le difese solide dei due team avrebbero determinato l'esito degli incontri limitando le stelle avversarie e se nei momenti chiave i campioni sarebbero riusciti a risolvere le partite.
In Gara-1 disputata ieri dalle due formazioni alla Conseco FieldHouse di Indianapolis le attese e le speranza dei tifosi sono state esaudite in pieno.
La partita è stata infatti molto combattuta, ha avuto un finale thrilling e le difese hanno per lunghi tratti dominato.
La partenza è tutta per i Detroit Pistons, con Chauncey Billups che fa valere la sua maggiore forza fisica contro le guardie avversarie e segna 11 dei 19 punti iniziali dei suoi portandoli a +9, 19-10.
Verso la fine del primo quarto, con le percentuali di Indiana tenute ai minimi stagionali dalla perfetta difesa di Ben Wallace e compagni, coach Rick Carlisle decide che è già arrivato il momento per dare la prima scossa alla partita e chiama dalla panchina uno dei migliori “sesto uomo” della NBA: Al Harrington.
Il versatile giocatore dei Pacers entra con i suoi sotto nel punteggio e come di regola gli è capitato in stagione regolare il suo apporto è fondamentale (il suo plus/minus è tra i i più positivi della lega), ed i Pacers non solo recuperano lo svantaggio ma riescono grazie ad i suoi preziosi 14 punti a chiudere la prima metà di gara avanti 48-41.
Prima che si vada negli spogliatoi però l'uomo decisivo di Indiana nella prima frazione subisce un infortunio che lo costringerà alle cure anticipate e che lo riconsegnerà alla partita solo a fine terzo quarto.
Il contatto, più o meno fortuito, è con Corliss Williamson, il cui soprannome è non a caso “Big Nasty”, che in un'azione a rimbalzo assesta una gomitata all'ala dei Pacers anche per far capire che Detroit è pronta per la bagarre.
Che la serie sarebbe stata molto fisica c'era da aspettarselo, ed infatti nel terzo quarto si vedono pochi canestri e grandi defensive stops da parte di entrambe le squadre, con Ben Wallace (11 punti, 22 rimbalzi, 5 stoppate) che dà vita ad un entusiasmante duello di forza e posizione con Jeff Foster, uscito alla fine sconfitto ma degno avversario di Big Ben.
Le percentuali calano, Indiana non può contare sull'apporto offensivo di un Ron Artest molto impreciso dal campo (17 punti ma solo 6 su 23) e l'assenza di Al Harrington e della sua energia si fanno sentire.
Si arriva quindi all'ultimo periodo con il punteggio in equilibrio dopo che la strepitosa difesa di Detroit ha tenuto Indiana a 13 punti nel terzo quarto ed ha permesso ai Pistons di rientrare nonostante i soli 17 punti segnati.
Con Chauncey Billups decisamente affaticato l'attacco di coach Larry Brown è nelle mani di Richard Hamilton, autore di un'ottima partita su due lati del campo, sia in attacco (23 punti con 10 su 20) sia in difesa ad inseguire il proprio alter-ego Reggie Miller sui blocchi fin dove gli è possibile.
Indiana si affida alle giocate di Jermaine O'Neal, non nella sua serata migliore ma sicuramente vincente nella sfida con l'altro numero 4 Rasheed Wallace.
Il futuro Team USA non ha tirato con la solita efficacia, solo 7 su 20, ma è andato con continuità in lunetta attaccando il ferro con decisone ed è stato decisamente superiore al rivale a rimbalzo, 14 a 7.
Wallace ha disputato la classica partita negativa che probabilmente lo separa dall'élite di assolute super-star a dispetto del suo immenso talento, apparendo a volte svogliato e poco presente sul parquet per una partita così delicata.
Nonostante Rasheed abbia chiuso con soli 4 punti e 1 su 7 dal campo Detroit arriva ai minuti finali in vantaggio di 2 punti (dopo aver recuperato grazie ad Hamilton uno svantaggio di 7 lunghezze ad inizio ultimo quarto) grazie ad un importante canestro da tre punti di Tayshaun Prince che porta lo score sul 74-72 Pistons ad 1'40″ dalla fine.
Come era già accaduto in Gara-5 contro Miami Jeff Foster trova una giocata decisiva e dopo un lungo periodo di siccità offensiva sorprende Ben Wallace con un'azione di pura aggressività e va a depositare il comodo lay-up del 74-74.
Il lungo di Carlisle aggiunge poi un prezioso contributo a rimbalzo offensivo nell'azione che precede quella decisiva e che dà ai Pacers un fondamentale secondo possesso.
Nonostante sia 1 su 6 fino a quel momento e 0 su 2 da tre c'è nell'aria la grande impresa di Reggie Miller, il pubblico di Indianapolis se lo aspetta e lo immagina anche Rip Hamilton che si danna sulla riga di fondo per incollarsi a Killer Miller, ma il blocco di Jeff Foster è portato alla perfezione e concede ad Hollywood Miller quei centimetri di spazio che bastano per mandare in delirio la Conseco: tripla con 20″ sul cronometro e +3 Indiana.
A poco serve commentare i due errori dall'arco di Billups e Wallace per andare ai supplementari perché la partita si era già ufficialmente chiusa con il tiro di Miller, che anche per la dinamica con cui è stato realizzato aveva i crismi del punto esclamativo su Gara-1, che si archivia quindi con il successo dei padroni di casa per 78-74.
Ancora una volta la guardia dei Pacers ha vinto una partita che poteva tranquillamente finire nelle mani dei Pistons, ma i grandi campioni servono a decidere le partite più importanti e come si dice nell'Indiana: “se la vostra vita dipendesse da un tiro da tre a chi lo affidereste se non a Killer Miller?”