Le mani sulla faccia: immagine dell'ennesima delusione
Qualcuno comincia a pensare che si tratti di una maledizione. Le sconfitte nello sport sono sempre dolorose. I Sacramento Kings in questi anni hanno stabilito un piccolo primato: delle cinque eliminazioni degli ultimi 5 anni, 4 sono venute all'ultima partita. Nel 1999 si trattò di una gara5, terminata ai supplementari, a Salt Lake City. Solo nel 2001, la squadra del nord della California, fu spazzata via, 4-0, dai Los Angeles Lakers.
Il peso di queste considerazioni era tutto negli occhi, sulle facce stanche dei giocatori, nello spogliatoio del Target Center. “Abbiamo passato tanti momenti difficili”, aveva detto Chriss Webber, prima dell'elimination game sul campo di Minnesota. Diventa duro, però, portarsi addosso "un vissuto" del genere.
I San Antonio Spurs hanno vissuto 3 eliminazioni brucianti negli ultimi 4 anni. Ma due gonfaloni pendono dal tetto dell' SBC Center. La vecchia guardia dei Lakers ha sicuramente smaltito l'eliminazione dello scorso anno e nemmeno più ricorda quella del 1999.
Certi colpi possono tramortire. Gli Orlando Magic di Shaq O'Neal e Penny Hardaway, quelli che avrebbero dovuto dominare la fine degli anni '90, si risvegliarono dal sogno alla fine della finale de 1995. Quella sconfitta modificò i rapporti in spogliatoio, cambiò le carriere di Nick Anderson e Dennis Scott, convinse O'Neal che la California era meglio della Florida.
Sacramento deve ripartire. Nella consapevolezza di avere un gruppo solido, che però va puntellato. Il primo tassello è già stato messo. Geoff Petrie ha riconfermato Rick Adelman. "Rick - ha detto il responsabile tecnico della squadra - ha fatto un ottimo lavoro. Ha vinto molte partite, abbiamo un sistema di gioco efficace e molto divertente. Per questo motivo vogliamo continuare su questa strada."
Nel corso dell'estate Petrie dovrà rispondere ad una manciata di domande fondamentali per reindirizzare questa franchigia. Vlade Divac è l'unico giocatore senza contratto per la prossima stagione. Il serbo ha giocato una stagione al piccolo trotto. Si è gestito, durante la stagione, dal punto di vista dell'intensità . Nei playoffs ha giocato fasi marginali della stagione delle sua squadra.
Non tanto perché il posto da titolare, quando la partita si decide, ormai è di Brad Miller. Il punto sta nella quantità di minuti che Vlade può giocare, inversamente proporzionale al ritmo di gioco. L'età , 36 anni, e le sigarette si fanno sentire. Al momento attuale lui, l'ex Indiana e Chris Webber formano una front line molto tecnica, poco esplosiva offensivamente, che ha seri problemi a difendere uno contro uno con i pariruolo avversari. Ecco perché se dovesse arrivare un quarto uomo, dovrebbe essere un giocatore dai piedi freschi con verticalità .
Cinicamente proprio questo aspetto, sancisce il relativo fallimento dell'ultima "campagna acquisti": è arrivato Miller, è vero, giocatore di grande impatto, le cui doti tecniche si sono valorizzate nel sistema di Adelman. Per lui sono stati sacrificati Turkoglu e Pollard. In più non fu rinnovato il contratto a Keon Clark.
Tre giocatori per uno: ragioni di salary cap spinsero Petrie a questa decisione. Il turco all'epoca era uno dei giocatori meno costosi delle lega. Il suo contratto andava ricostruito. Nondimeno, oggi che, per le ristrettezze della panchina, abbiamo visto Adelman costretto a arrangiarsi con Buford, il pensiero torna lì. Turkoglu, arrivato come cambio in ala piccola, avrebbe potuto ricoprire anche lo spot di ala grande.
Le difficoltà di Divac hanno ingrandito il problema: "Io spero che Vlade sia con noi l'anno prossimo - ha assicurato Petrie - Non abbiamo fretta di prendere decisioni. Penso che ci prenderemo almeno un mese per fare il punto della situazione."
E' inevitabile pensare che la prima questione sul tavolo sarà quella di Webber. L'ex Golden State ha giocato 38 partite quest'anno, suscitando grandi discussioni. Aileen Voisin, editorialista del Sacramento Bee, alla vigilia di una partita coi Lakers, chiese senza mezzi termini, la panchina per Chris.
La franchigia, la squadra lo ha sempre difeso. Adelman ha riadattato il gioco per concedergli spazio. Ottenendo però due effetti negativi. La necessità di giocare il pick n roll fra lui e Bibby ha isolato sul lato debole, spesso in un ruolo di comprimario, Predrag Stojakovic. In più nei playoffs sono spariti, o quasi, i movimenti aggressivi verso il canestro, i tagli che, spesso, nella Princeton Offense, sono back door.
Sacramento ha perso una dimensione ed è diventata una squadra perimetrale. Webber ha segnato anche 28 punti in gara5 contro Minnesota. Però il suo stile di gioco dodici mesi fa era diverso.
"Siamo fiduciosi - ha detto Petrie - sul fatto che un'estate di lavoro e condizionamento farà bene a Chris, che potrà quindi tornare sui suoi livelli migliori. Non è certo una priorità cercare di scambiare un giocatore come lui."
Il giocatore è al settimo anno del famoso contratto, sette anni per 127 milioni di dollari, con cui Sacramento, due anni fa, ne fece l'uomo franchigia. Il rapporto fra il Detroitiano e la comunità è controverso. All'epoca il giocatore voleva andare a New York, aveva definito "noiosa" la vita della città . Più volte nel corso delle 26 partite di regular season giocate, il pubblico della Arco Arena ha fischiato Chriss. "Me ne ricorderò", dichiarò sibillino il giocatore. L'accordo è di quelli pesanti, difficile muovere un contratto del genere, specie in questa situazione.
Stojakovic è stato il giocatore più penalizzato tecnicamente nel finale. Il suo 3 su 12 in gara7 con Minnesota è già un simbolo. Perché la stessa percentuale, Peja la realizzò contro i Lakers in gara7 nel 2002. Predrag in questa post season ha avuto qualche exploit, i 22 punti con cui, in gara3 con Minnesota, trascinò la partita all'ultimo tiro del supplementare. Nella serie con Dallas si è fatto notare di più per la difesa su Nowitzky nei momenti decisivi che per l'attacco. Anche perché ha spesso avuto difficoltà al tiro.
"Peja ha avuto un' annata fantastica - ha continuato il Geoff Petrie - in cui è stato il secondo marcatore della lega ed è stato fondamentale per noi. Ora ha bisogno di riposarsi, come tutti gli altri giocatori, per recuperare le energie e dimenticare quanto è successo. Gli ho detto che non deve troppo farsi condizionare dal ricordo di questa gara7." Riposarsi, nei desideri di Petrie, significa, nel caso di Stojakovic, non andare alle Olimpiadi e lavorare tutta l'estate.
Stando così le cose, però, è evidente che nella prossima stagione, eventualmente, il problema sarà trovare il giusto spazio per Peja e Webber in attacco. L'ideale comunque, sarebbe trovare un giocatore, in grado in attaccare il canestro. Perché Stojakovic, anche al suo meglio, è sostanzialmente un tiratore. Va poco in penetrazione, ancora meno quando l'intensità sale. La necessità di uno "swingman" di valore dipende anche dall'età avanzata, 35 anni, di Christie.
L'ex Laker ha giocato una post season di grande completezza. Spesso si è trovato a prendere tiri che non sono nel suo vasto repertorio. Anche perché ha avuto un impiego meglio superiore ai 40 minuti. Non è detto che possa ripetersi a questi livelli. Lo sviluppo di Gerald Wallace poi, non ha portato sinora granchè.
Rimane da verificare la reale voglia dei fratelli Maloof di impegnarsi. Difficile comunque la vita di chi, da quarto, prova con tutte le forse ad arrivare primo: "Dobbiamo prendere tutto nella giusta prospettiva - dice Petrie che ha visto la Sacramento ottava nella Pacific - Stockton e Malone sono arrivati alla finale al nono anno assieme quando tutti non li aspettavano più."
Vero. Sacrosanto. Serve però un'inizione di sangue fresco. Questo gruppo, così com'è, non può dare di più.