New Orleans verso il baratro?

Uno sguardo verso il futuro…

"Signori, quest'anno non possiamo fallire. Il Barone, MonsterMash (che sarà  anche quello del passaggio a Weatherspoon, ma è pur sempre uomo dai 20 a sera), e Magloire. Aggiungiamoci il sempre affidabile P.J. Brown, che a Est può marcare praticamente tutti i lunghi, e David Wesley che in uscita dai blocchi e piedi per terra è una sentenza. Obiettivo: andarci a giocare le finali, e vedere che succede".

Pochi sono quelli che, verso Ottobre-Novembre, e anche qualche mese dopo, avevano qualcosa da rispondere a questo eventuale discorso fatto da un tifoso o da un dirigente dei New Orleans Hornets. Una manciata di partite e una serie di playoff dopo, forse è il caso di riparlarne. Il progetto è andato a sud, MOLTO a sud.

Eliminati in sette partite da una squadra nettamente inferiore come talento, gli Hornets hanno mostrato tutte le loro disfunzionalità , a partire da un inesistente schema di gioco, per finire con un clima nello spogliatoio mai adeguato a determinate prospettive.

Il Barone ha il dubbio privilegio di entrare nella classifica dei più sfigati giocatori in circolazione con una serie di infortuni (ginocchio, caviglia, schiena) che lo perseguitano da troppo tempo e che lo costringono a giocare la partita decisiva zoppicando; Mashburn non trova niente di meglio da fare che parlare male della sua squadra mentre si trova in lista infortunati, tanto da riuscire persino a far sì che la dirigenza non lo voglia neanche in panchina in borghese (non che a Mashburn sia dispiaciuto più di tanto); Magloire più che un Wild Cat, sembra un gattino smarrito, tanto da non andare oltre gli 11 punti di media contro una squadra che presenta come centro tale Brian Grant (un cuore che fa provincia, ok, ma pur sempre 2.06 incollati al parquet).

Aggiungiamoci un P.J. in totale sciopero difensivo come non lo si era mai visto, e un Wesley con le peggiori percentuali al tiro della sua carriera dalla stagione da rookie. Si spiega così la giusta eliminazione al primo turno, che lascia gli Hornets in un clima di delusione e incertezza.

Il primo a farne le spese chiaramente coach Tim Floyd, che dopo l'esperienza impegnativa e sfortunata con i Chicago Bulls del dopo-Jordan, aggiunge un altro fallimento alla sua non certo folgorante carriera da head coach (28% di vittorie).

La franchigia ora si sta guardando intorno in cerca di un nuovo allenatore che sappia dare alla squadra un'identità  di gioco, molti i nomi fatti rimbalzare dalla stampa: Mike Fratello (virtualmente sulla panchina di decine di squadre, ma per ora ancora commentatore per la TNT), Gorge Karl, Brian Hill e tanti altri.

Ma il nome che più di tutti è stato associato alla panchina degli Hornets nelle ultime ore è sicuramente quello del due volte finalista NBA con i New Jersey Nets, Byron Scott, che nella giornata di Lunedì ha avuto un incontro di due ore con la dirigenza, che ha rivelato di essere rimasta positivamente impressionata dall'ex giocatore dei Lakers, ma che nulla di concreto è stato ancora raggiunto.

Questa scelta ha un po' spiazzato gli addetti ai lavori, in quanto si credeva che il proprietario George Shinn stesse cercando un allenatore con un discreto numero di anni di esperienza alle spalle (Hubie Brown insegna), tenuto conto che i principali problemi di New Orleans in spogliatoio sono da attribuire alla mancata fiducia dei tanti veterani degli Hornets nei confronti del proprio coach.

Guardare al futuro non aiuta, visto che dall'anno prossimo si va a giocare sull'altra costa, con gente come KG o Duncan a cui far controllare il biglietto e poche, anzi pochissime speranze di disputare una stagione molto competitiva, vista e considerata anche la probabile partenza di un lungo di valore come Jamal Magloire.

Ci si consola con il monte salari, tra i meno onerosi della lega, ma le speranze di portare a casa un Free agent di alto livello come Bryant o McGrady (qualora decidesse di uscire dal contratto) sono praticamente nulle, e le altre ipotesi che sono circolate, come quelle di Okur, Camby o Brent Barry, non possono di certo costituire le speranze di salvezza degli Hornets.

Per non parlare del Draft, che potrebbe risultare uno dei più imprevedibili, nonché dei meno interessanti degli ultimi anni. Letteralmente impossibile fare previsioni, quello che appare certo è che New Orleans sceglierà  un lungo, ma leggendo la lista dei giocatori dichiarati eleggibili, molti sono gli sconosciuti e pochi i prospetti NBA, e considerando il probabile numero di scelta (tra la 15 e la 20), anche qui sorrisi scarseggiano.

Per finire, la New Orleans Arena ha fatto registrare quest'anno un afflusso che si guadagna un posto tra i peggiori della lega, e non sembra che il numero delle tessere sia destinato a salire in tempi brevi.

Questi però sono solo commenti di fine stagione, e sappiamo che dalla lega più bella e pazza del mondo, dobbiamo sempre aspettarci di tutto"

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