Ron Artest ed i suoi Indiana Pacers conquistano la finale di Conference
Prima o poi doveva finire.
Ovviamente i tifosi dei Miami Heat si auguravano il più tardi possibile, ma l'avventura della squadra della Florida nei playoff 2004 è terminata proprio nel luogo in cui erano maturate le maggiori soddisfazioni di questa sorprendente post-season, l'AmericanAirlines Arena.
Sul campo casalingo infatti gli Heat erano imbattuti da ben 18 partite consecutive ed erano 6-0 in questi playoff, avendo sconfitto per due volte anche gli attuali avversari, gli Indiana Pacers.
A questa Gara-6 però la squadra “gestita” dall'ex-coach Pat Riley, vero e proprio deus ex machina della franchigia, ci arrivava dopo la secca sconfitta maturata in Gara-5 ad Indianapolis, in cui i Pacers avevano ritrovato convinzione e morale oltre ad un eroe inatteso quale Jeff Foster.
Solito tutto esaurito a Miami ed entusiasmo alle stelle, anche se sin dalla palla a due si avverte in campo, soprattutto dalla parte dei padroni di casa, una tensione maggiore rispetto alle altre partite dovuta molto probabilmente alla paura/sensazione che il sogno stia per finire.
Nonostante tutto gli Heat non subiscono parziali definitivi, anzi chiudono il primo quarto in vantaggio di 4 punti, 20-16.
Nel secondo periodo la partita prosegue sul filo dell'equilibrio, con percentuali dal campo molto basse (sarà il tema della gara) e la difesa di Indiana che aggredisce gli avversari limitandoli a soli 13 punti nella frazione.
Miami si affida sostanzialmente ai suoi due uomini di maggior talento, Dwayne Wade e Lamar Odom, che tengono a contatto i padroni di casa nel terzo periodo anche perché la prima opzione offensiva avversaria, Jermaine O'Neal, incappa in una serata decisamente negativa al tiro (e non è il solo) chiudendo con 7 punti e 2 su 10 dal campo.
La poca incisività al tiro delle due formazioni dovuta alla tensione viene parzialmente interrotta dalle due guardie di esperienza, Reggie Miller ed Eddie Jones, che in una partita così tattica danno vita ad un interessante duello fatto di movimenti senza palla, uscite dai blocchi e tiri da tre.
Per la verità neanche loro sono molto efficaci dall'arco (1 su 5 Miller, 1 su 4 Jones), ma la loro abilità nelle doppie uscite e la capacità di liberarsi dal marcatore concede ai due buoni spazi per tiri dai 5 metri e viaggi in lunetta che rappresentano ossigeno puro per le proprie squadre nei tanti momenti di siccità offensiva.
Con il punteggio in equilibrio per tutto il terzo periodo e le percentuali complessive ben al di sotto del 40% (32% per Indiana, 30% per Miami), si intuisce che il quarto periodo, e la partita, saranno decisi da una giocata difensiva.
Si arriva così al rush finale in sostanziale parità , rotta a 3'38″ dalla fine da un lay-up di Ron Artest, miglior realizzatore della gara con 27 punti ed autore di una difesa asfissiante su Caron Butler tenuto a 1 su 9 dal campo.
Poi un piccolo break firmato Jamaal Tinsley che porta Indiana ad un prezioso vantaggio di 4 punti, 71-67.
Ed è proprio in questo momento che la già citata giocata difensiva che decide la partita si materializza: Caron Butler lanciato a canestro verso quello che sembra il facile lay-up del -2 Miami viene cancellato letteralmente dall'arrivo di Jermaine O'Neal (13 rimbalzi e 3 stoppate) che dal lato debole prende il tempo all'ala degli Heat ed impedisce il canestro con una stoppata memorabile.
A seguito dell'azione, più che mai dura, O'Neal deve lasciare il campo per un problema ad un occhio causato dal contatto con Butler ma la forza psicologica del defensive stop dell'All Star di Rick Carlisle si farà sentire.
L'ultimo ad arrendersi per Miami è il solito Dwayne Wade, 24 punti e 10 su 16, che realizza 2 punti dopo una penetrazione rabbiosa e forza il successivo turnover di Tinsley.
Con 26 secondi ancora da giocare gli Heat avrebbero la palla per pareggiare o addirittura per vincere sotto 69-71, ma un fin troppo aggressivo Eddie Jones si imbatte nuovamente contro O'Neal, nel frattempo rientrato in campo, e sbaglia non di poco un forzato tiro con parabola alterata dalla presenza del lungo.
Anthony Johnson realizza con freddezza i liberi del +3 ed il buzzer beater disperato di Rafer Alston, peraltro uno specialista, cade corto infrangendo i sogni di Miami e del suo pubblico.
Gara-6 si chiude dunque con la sofferta vittoria 73-70 per gli Indiana Pacers, che passano così il turno ed accedono alla finale di Conference dove attendono la vincente di Gara-7 tra Detroit Pistons e New Jersey Nets.
Miami Heat che invece vanno in vacanza dopo un stagione comunque indimenticabile ed una post-season tanto sorprendente quanto piena di soddisfazioni.
Il miglior commento alla stagione della formazione allenata da Stan Van Gundy è forse proprio quello di Dwayne Wade: “Sinceramente eravamo fiduciosi di raggiungere Gara-7 ma le cose non sono andate come speravamo stasera; nessuno di noi però tornerà a casa sconfitto, siamo orgogliosi di uscire a testa alta da un anno fantastico”.
E' anche saggio questo rookie…