La panchina di Nelson è in forse: si attendono novità …
Quel giovane plurimiliardario che si agita a bordo campo sembra un bambino capriccioso che guarda i suoi soldatini preferiti capitolare per l'ennesima volta contro l'esercito avversario.
Dopo ogni disfatta il bambino ha sempre cercato di dare ai suoi eroi un'arma più pericolosa per arrivare alla tanto sospirata vittoria, ma cosa farà adesso che ha ormai svuotato l'arsenale?
Mark Cuban è arrivato al fatidico bivio: la rivoluzione o la folle perseveranza? Forse ha capito che faraonici spogliatoi, jet privati con palestra, centinaia di collaboratori pronti a dare un significato ad ogni fischio arbitrale (manco fossimo nella nostra serie A di calcio) non servono a rendere vincente una franchigia.
I Dallas Mavericks della gestione Cuban, intendiamoci, non sono mai stati il fanalino di coda della lega, d'altra parte con il talento a disposizione sarebbe davvero impossibile, anzi hanno sempre concluso la regular season con record abbondantemente positivi fino ad arrivare al 52-30 dell'ultima stagione che gli ha resi titolari della testa di serie numero cinque ad Ovest.
Con l'arrivo della bella stagione i Mavs si accorgono ogni anno che per vincere non basta fare a pallonate con gli avversari perché questi riescono sempre a prevalere grazie alla loro arma in più: la difesa che puntualmente mette ko i soldatini di Cuban. Fuori metafora ci si chiede a questo punto, dopo l'eliminazione ad opera di Sacramento, da dove dovrà iniziare la rivoluzione.
Il primo ad essere messo fortemente in discussione sarà , come sempre accade, lo staff tecnico capeggiato dal coach – gm Don Nelson seguito dal figlio Donn e dai vari Del Harris. Cuban, infatti, non sembra più incantato dai fantasiosi metodi del coach allergico ai lunghi di sostanza, tanto da aver iniziato a pensare ad un successore dalle caratteristiche completamente opposte che dia disciplina tattica prima ancora che caratteriale alla squadra.
Si è parlato a lungo di Pat Riley, anche se tale ipotesi non sembra più attuale anche alla luce del successo e delle prospettive degli Heat con i quali l'ex Lakers in ogni caso collabora; ma quando si ha a che fare con gente come Cuban e Riley non si può mai dire l'ultima parola.
Sarà comunque inevitabile un avvicendamento tecnico perché non paiono più esserci i presupposti per continuare a cercare l'anello con una squadra che sembra paradossalmente troppo versatile e ricca di talento. Nelson sin dai tempi di Golden State ci ha abituati a vedere in campo quintetti incredibilmente sbilanciati con quattro o addirittura cinque piccoli contemporaneamente sul parquet, con il risultato di una pallacanestro estremamente gradevole agli occhi di chi ama smitragliate di tiri da tre e abbondante uso di contropiede.
Questa formula, alla luce degli ultimi risultati, rimane piacevole ma assolutamente infruttuosa perché, anche contro squadre come Sacramento che privilegiano comunque l'aspetto offensivo del gioco, la vittoria non è mai sembrata a portata di mano, come dimostra il 4-1 finale al di là dell'incertezza del punteggio in alcune gare della serie.
Gli avversari capiscono che per vincere contro i Mavs basta prestare un po' più attenzione all'aspetto difensivo per arginare le sfuriate dei tanti ottimi attaccanti schierati da Nelson, in attacco i giochi diventano incredibilmente facili perché gli esterni lasciano aperte a chiunque le porte dell'area e per i lunghi avversari non è difficile piazzare il career high in punti e rimbalzi perché Nowitzki assieme ai vari Bradley, Walker e Jamison non sono letteralmente in grado di difendere: non per caso gente come Malik Rose e Mark Blount ha fornito prestazioni pazzesche (rispettivamente 22+20 e 29+10).
L'arrivo di un lungo di sostanza sembra essere perciò essenziale e, per arrivarci, sarà sicuramente messo sul mercato un pezzo pregiato della collezione; gli indiziati maggiori sembrano essere Walker, Finley e forse Nash che sarà comunque free agent.
Il primo è stato schierato in alcune circostanze persino da centro, ma è sembrato al di là di tutto un pezzo superfluo vista la presenza di Nowitzki e Jamison mentre il secondo è titolare di un contratto pesantissimo e come Nash, potrebbe essere sacrificato visto che alle loro spalle scalpita la coppia di rookie composta da Josh Howard e Marquis Daniels che in stagione e nei playoff soprattutto sono sembrati, irrompendo sulla scena, addirittura più efficaci delle stelle di cui sopra.
Tirando le somme possiamo affermare che Dallas dovrà necessariamente fare pulizia nel roster definendo le posizioni di giocatori come Best, Fortson, Najera ecc. ripartendo dalle note liete della stagione vale a dire i due rookie e Jamison sesto uomo dell'anno, senza dimenticare naturalmente Nowitzki, confermatosi l'unica superstar in squadra; se a questi Mark Cuban saprà affiancare una guida veramente capace e decisa più un paio di lunghi d'esperienza e sostanza (altro che Scott Williams), potrà finalmente vedere i suoi soldatini uscire vincitori dalle battaglie che contano.