Kidd e Martin sono in vacanza? Nessun problema, ci pensa Jefferson!
Abbiamo una serie. Chi si era già preoccupato di intonare il De Profundis (e dopo l'umiliazione nelle prime due sfide c'erano forse tutti i motivi per farlo), ha dovuto ricredersi, almeno per il momento. A casa loro Kidd e compagni riescono ancora a viaggiare sopra il ferro e far girare l'arancia con il contagiri.
Con un Jasone ancora molto al di sotto degli standard a cui ci ha abituato e con un Kenyon Martin (13 + 9) limitato da un problema di falli ( a dirla tutta il giocatore è apparso spesso nervoso e questo suo stato d'animo non aiuta di certo i compagni), il salvatore di East Rutherford, come già accaduto nel corso della stagione regolare, è stato Richard Jefferson, autore di 30 importantissimi punti (record personale nei playoffs), frutto di percentuali al tiro da serata di grazia (11 su 19).
Lo score finale parla chiaro: 82-64 per i padroni di casa e giochi riaperti. Tra i Nets, va sottolineata anche la buona prova di Kerry Kittles, 17 per lui: "Penso che la voglia e la determinazione di questo gruppo sia fuori discussione. Comunque vada in campo il nostro impegno non può essere oggetto di critica. Lo dimostra il fatto che anche quando qualcuno di noi non è in serata, riusciamo lo stesso a fare le nostre giocate, come ci capita del resto da qualche anno".
Chi scende sul parquet merita di sicuro la prima pagina ma Lawrence Frank, con una mossa azzeccatissima, potrebbe aver davvero trovato la soluzione per cambiare il volto alla serie. E'stato bravo l'allenatore a capire dove e come intervenire in fase di marcatura e gli spostamenti di Kidd su Hamilton (15 all'attivo) e Kittles su Billups (2 dopo l'abbuffata del precedente incontro) hanno fermato l'emorragia di gara 2 e lasciato a secco le bocche da fuoco dei Pistons.
"Non ce lo saremmo mai aspettati - dice l'ex Wizard - Jason è probabilmente il loro miglior difensore".
Detto di New Jersey concentriamoci sugli sconfitti, pur sempre in vantaggio per 2-1. I 64 punti racimolati dalla squadra sono il primo dato su cui riflettere e il terribile 28,9% dal campo è il secondo. L'unico giocatore in maglia blu a uscire a testa alta dalla Continental Arena stato Big Ben, buono in fase offensiva (15) e stratosferico, ma corriamo il rischio di ripeterci, sotto canestro ( 24 rimbalzi portati a casa).
Ha deluso invece, e purtroppo non è la prima volta, Rasheed Wallace, in campo solo per 22 minuti con 10 punti a referto, una prestazione anonima per un atleta in grado, sulla carta, di fare la differenza. Da lui pubblico e critica si aspettano punti, rimbalzi e soprattutto presenza in campo ma l'ex rissoso talento dei Blazers non sta lasciando il segno se non in senso negativo.
Per il Principe Tayshaun una serata da dimenticare e in fretta (4 punti) ma d'altronde lui ha già dimostrato di valere un posto da titolare e non sempre si possono pretendere magie da un giocatore che, fino ad anno fa era sconosciuto al grande pubblico.
Detroit nel primo quarto sembrava la brutta copia della squadra che nei primi due incontri aveva messo le briglie al gioco di New Jersey, lasciando strada all'avversario e permettendogli di andare in transizione per canestri facili, senza opporre resistenza e da lì in poi è mancata la forza per recuperare: "In casa anche dopo una brutto avvio ce la puoi fare ma quando vai sotto contro una squadra all'ultima spiaggia, che gioca davanti al proprio pubblico, tutto diventa maledettamente difficile", le parole di Larry Brown al termine della partita.
Le statistiche corrono però in soccorso dei Pistons: nella postseason uno 0-2 solo 7 volte su 166 si è trasformato in un 4-3 in favore di chi era in svantaggio e dalla Finale persa con i Lakers nel 2002 New Jersey non è più stata costretta ad inseguire.
In ogni caso, per chiudere il discorso, Wallace e compagni non dovranno nascondersi come avvenuto domenica ma affrontare a muso duro i Nets e giocarsela fino in fondo.
Stay tuned!