Hoiberg e Sprewell: la strana coppia dei momenti decisivi di gara 2
I T'Wolves finiscono l'allenamento di domenica, il "training" post gara-2 che ha dato il pareggio a Garnett e compagni: tutti i giocatori se ne tornano negli spogliatoi, felici del regalo di Flip Saunders, che ha sospeso le danze un po' prima del previsto.
Se ne vanno tutti, tranne Fred Hoiberg e Wally Szczerbiack, che si fermano a parlare per quindici minuti: finita la conversazione, il numero dieci se ne va, probabilmente nella stanza dei massaggi per cercare di alleviare il dolore per l'infortunio alla schiena che lo tiene fermo ai box.
Nel frattempo il Sindaco continua a tirare per mezz'ora, aiutato nei rimbalzi da un componente dello staff: uscendo dal campo, a chi gli chiede il contenuto della precedente conversazione, Hoiberg risponde che “Stavo rispondendo alla domanda di Wally riguardo alla mia tecnica di tiro. Diciamo che ho imparato tante cose da Reggie Miller e da Chris Mullin; non credo che sarei rimasto per così tanto tempo nella Lega senza i loro insegnamenti”.
Spesso Mullin si fermava per due ore dopo l'allenamento: due ore a tirare, tirare, tirare, a provare le mille situazioni in cui ci si può ritrovare in partita… il basket è strano, nel momento più importante di una partita vi potete ritrovare in una mattonella in cui non vi siete mai trovati o che avrete pestato quattro- cinque volte al massimo in carriera. E, anche se non siete abituati a stare in quel posto, dovete dare il meglio di voi stessi in quella decisiva frazione di secondo, altrimenti siete out: this is the Nba, man!
E in quella situazione si è ritrovato Hoiberg nella partita di sabato, quando sul 92-89 a nove secondi dalla fine, Spreewell aveva sbagliato il secondo libero di seguito, dando ai Kings la possibilità di prendere il rimbalzo e di pareggiare il conto della partita. Ma Hoiberg, guardia di 196cm, si è ricordato degli insegnamenti di Mullin, ha usato la testa più che il fisico e ha capito dove il pallone sarebbe finito, mettendo il risultato al sicuro dopo il fallo subito.
"Ho sentito molta gente dire che è stato un gran rimbalzo, ma sinceramente la palla mi è capitata nelle mani. Sono stato bravo a capire che il tiro di Spree sarebbe stato corto, mi sono infilato in mezzo all'area e la palla è arrivata dritta dritta da me"
Un gregario sul trono!
Questo sarebbe potuto essere il titolo dello Star Tribune di Minneapolis".ma mentre un panchinaro vola dalle stalle alle stelle, un altro (forse il più conosciuto tra le riserve dei Wolves) compie il percorso inverso.
Non è stato un bellissimo sabato sera quello di Mark Madsen, relegato in panchina per 48 minuti nell'accesissima seconda gara della serie.
Madsen, che in gara 1 aveva giocato venti minuti con 6 punti e 2 rimbalzi, non si è mai alzato dalla panchina, se non per dispensare "gimme five" o per incitare i compagni: l'episodio è stato considerato molto strano dagli amanti delle statistiche, che ricordavano come con l'ala di Stanford in campo in gara-1, Minnesota aveva vinto il particolare parziale di dodici punti; a sorprendersi era inoltre la stampa di Minneapolis, che vede in Madsen il guerriero, colui che entra in campo per dare energia e forza sotto canestro.
E invece coach Saunders gli ha preferito Gary Trent: "Mi serviva un giocatore che fosse più realizzatore che difensore; in gara-2 volevo togliere un po' di pressione da Kevin, soprattutto in attacco dove nella prima partita era stato spesso raddoppiato. Mi sembra che il risultato finale possa far intendere la mia decisione".
Decisione che non è stata minimamente contestata da Madsen, che si è affrettato ad affermare che “Non ho avuto nessun problema a guardarmi la gara dalla panchina. Siamo una squadra che sta lottando per un obbiettivo comune e dobbiamo stare uniti fino alla fine ed è quello che faremo; il mio atteggiamento non cambierà di una virgola, starò in panchina in attesa che il coach mi dica di entrare. If your name gets called, be ready!”.
E nonostante la mancanza dell'energia del [I]cagnone[/I], Minnesota è riuscita a recuperare dallo svantaggio di dieci punti a quattro minuti dal termine, piazzando un 16-1 di parziale che ha ammazzato i Kings, i Vulnerable Kings, che nelle quattro sconfitte stagionali contro i Kings hanno sempre subito rimonte drammatiche.
Nella sfida di dicembre all'Arco Arena, due triple di Garnett negli ultimi 30 secondi portarono i Wolves all'overtime, nella quale ebbero poi la meglio.
Il 19 febbraio Minnesota chiuse la gara con un 20-7 di parziale, mentre a inizio aprile sbancò nuovamente Sacramento rimontando da uno svantaggio di 11 punti nell'ultimo quarto. Nelle quattro vittorie stagionali, Minnesota ha segnato una media di 26.3 punti nell'ultimo quarto contro i 15.8 di Sacramento: una fotografia del match di sabato sera.
Serataccia, quindi, per i Sacramento Kings, che potevano andare sul 2-0, togliere una grande quantità di fiducia dalle anime dei Wolves e aumentare la fiducia in sé stessi.
L'unica notizia positiva della serata è l'imprevedibile ritorno di Bobby Jackson, fermo ai box da febbraio per un problema agli addominali; il miglior sesto uomo dell'anno scorso, dopo aver dichiarato due mesi fa che si sarebbe operato nonostante l'avvento dei playoff, sarà presente in panchina in gara-3, stanotte all'Arco Arena.
Jackson si era già fatto vedere nel pre-partita di sabato, quando aveva tirato per cinque minuti prima del riscaldamento dei compagni, ma soprattutto aveva presenziato all'allenamento del giorno successivo.
La felice notizia è giunta come il sole in un giorno di tempesta per coach Adelman, che in gara 2 aveva fatto giocare solamente sette giocatori.
GAME 3 IS COMING
Stasera si giocherà gara 3; nelle due partite stagionali all'Arco Arena Minnesota ha avuto la meglio in entrambe le occasioni. I Wolves dovranno ripetersi almeno una volta per tornare ad avere il fattore campo, ora nelle mani dei Kings dopo la vittoria nella prima gara della serie. STAY TUNED!