18 minuti, 19 punti: “Kill Mill”…
Doveva, o poteva, essere la serie di Jermaine O'Neal, invece per il momento la semifinale di Conference tra Indiana Pacers e Miami Heat sta mettendo in luce protagonisti diversi, non meno importanti ma sicuramente meno attesi del terzo classificato nella corsa al titolo di MVP.
Dopo un Gara-1 in cui avevano brillato le doti di passatore ma soprattutto quelle meno note di tiratore di Jamaal Tinsley, in Gara-2 il palcoscenico della Conseco Field House è stato dominato da un arzillo “vecchietto” del panorama NBA, Reggie Miller.
Nonostante la prestazione non esaltante di Gara-1 infatti la difesa di Miami ha dimostrato in Gara-2 di temere ancora le giocate in area dell'ala ex-Blazers, chiudendosi sotto canestro ma lasciando ovviamente spazi non indifferenti sul perimetro.
Sin dalla palla a due quindi la squadra di coach Rick Carlisle ha avuto la possibilità di far circolare la palla con i tempi giusti, grazie anche alla sapiente regia di Tinsley (9 assist a fine serata), innescando alternativamente i tiratori o le penetrazioni dopo i ribaltamenti.
Dopo un primo quarto di studio i Pacers sono riusciti ad allungare prima della fine del primo tempo grazie ad una competente difesa di Ron Artest sul giocatore avversario più in forma, Caron Butler, e ad un paio di tiri di Reggie Miller alla Reggie Miller.
Con Butler tenuto a 4 punti con 1 su 8 dal campo l'attacco di Miami ad inizio ripresa si è affidato al suo uomo di maggiore talento, Lamar Odom, che ha cercato di caricarsi sulle spalle una squadra che non era riuscita a segnare almeno 20 punti in nessuno dei periodi precedenti.
Nonostante la buona prestazione di Odom anche sotto i tabelloni (12 rimbalzi di cui 7 offensivi), Indiana non solo non ha permesso agli ospiti di rientrare in partita, ma ha addirittura allungato fino al +20, grazie al solito chirurgico Miller (19 punti e 3 su 6 da tre), ad un Artest sempre più a tutto campo (20 punti e 5 rimbalzi) ma soprattutto alla propria interminabile panchina, che ha contribuito con ben 34 punti dei 91 finali.
Ottimo l'impatto di giocatori di ruolo come Anthony Johnson (9 punti con 4 su 5), Fred Jones (8 punti e 2 su 2 da tre) ed Al Harrington, autentico maestro nel cambiare l'intensità delle partite partendo dalla panchina, che ha chiuso l'incontro con 8 punti e 9 rimbalzi, aiutando i suoi sotto canestro quando la classe di Odom e la grinta di Malik Allen stavano crenado qualche grattacapo ai padroni di casa.
Gli Heat hanno avuto il solito strepitoso contributo dal loro rookie Dwayne Wade, già ufficialamente go-to-guy della squadra e uomo carismatico, paradosso se c'è n'è uno, del reparto dietro di Miami.
Ma i 19 punti dell'ex-Marquette non sono stati decisivi quanto invece purtroppo i soli 9 di Eddie Jones con appena 6 tiri, considerando il contratto da superstar che l'ex-Laker si porta dietro ed il suo contributo da autentico comprimario.
Al suo arrivo a Miami si chiedeva a “The next MJ” (mai soprannome fu più azzardato e foriero di sfortuna…) di prendere per mano la squadra nei momenti importanti, e di assumersi le responsabilità nelle fasi decisive delle partite di playoff.
Questo sostanzialmente non è mai avvenuto, tanto che Stan Van Gundy si è dovuto affidare ad una matricola per il tiro vincente di Gara-1 con gli Hornets, e le conseguenze anche sul piano dei risultati in campo di Jones sono evidenti.
Nella partita della scorsa notte gli ospiti non hanno potuto contare neppure sull'estro di Rafer Alston, decisamente meno ispirato rispetto a Gara-1, né sul cuore di Brian Grant, limitato a 27 minuti di utilizzo dai soliti acciacchi ma anche da problemi di falli.
Con la partita che regalava sprazzi di garbage time già a metà quarto periodo Indiana ha potuto concedere ai suoi titolari minuti di riposo, non dovendo spremere troppo il suo principale terminale offensivo, quel Jermaine O'Neal che fino ad ora sta catalizzando l'interesse della difesa avversaria e ne sta traendo risultati molto favorevoli per i compagni.
Nel 91-80 finale non c'è in realtà tutto il divario che si è visto in campo, ed il tabellino di O'Neal, 17 punti e 9 rimbalzi in assoluto controllo, dimostrano che per il momento Indiana sta marciando con il pilota automatico.
Lunedì notte è in programma Gara-3 alla American Airlines Arena di Miami, dove gli Heat sono imbattuti da 16 partite, ma questi Pacers sono 6-0 nei playoff 2004 ed hanno vinto questi incontri con una media di 15.2 punti di scarto: buona fortuna Heat…