Chiedete a Brown dove è finito questo pallone recuperato in agilità da Shaq…
San Antonio Spurs 81 @Los Angeles Lakers 105
Phil Jackson non avrebbe mai ammesso di tenere ad una partita più del dovuto. Allo stesso Phil Jackson però, ieri notte si prospettava la possibilità reale di perdere per la prima volta tre partite di fila di play-off nella carriera.
Ecco perché gara 3 della semifinale di Western Conference è partita per i Lakers con quel quid di intensità e di agonismo in più.
I padroni di casa dello Staples Center, si sono trovati a giocare una gara davvero cruciale per il possibile prosieguo del progetto Lakers 2004 e lo hanno fatto al termine di una settimana ricca di parole, di mezze polemiche e di tensioni al cospetto di un avversario da tempo non battibile e più che mai compatto.
In ossequio alle parole di Tim Duncan, entrambi i coach hanno rinunciato a esperimenti di formazione e hanno presentato alla palla a due gli stessi quintetti delle occasioni precedenti, ma dopo pochi minuti di gioco si è subito intravisto come il film della partita avrebbe differito e non di poco dalle occasioni precedenti.
I Lakers hanno finalmente iniziato il match con la grinta e la carica mancate totalmente in gara 1 e soprattutto in gara 2. Dando a Tony Parker il rispetto che si è meritato nelle scorse sfide, la difesa giallo viola ha cominciato sistematicamente a chiudersi sulle penetrazioni del play francese, lasciandosi scoperta solamente per gli scarichi da fuori e lasciando la cura di Tim Duncan alla difesa di Karl Malone.
Il primo bilancio di questa tattica è arrivato dopo dodici minuti. Alla fine del primo quarto infatti il parziale pro Lakers ha detto 28 a 16 per i padroni di casa, un risultato ben diverso dal terribile 33 a 15 subito in gara 2 a San Antonio.
Nel resto della sfida il copione non è cambiato. Parker e Duncan non sono riusciti a incidere sulla gara, venendo sistematicamente limitati e perdendo un po' il filo del gioco (8 su 28 il bilancio combinato dal campo), mentre il resto degli Spurs per una volta è stato surclassato sul proprio terreno, quello della dinamicità e della reattività .
La differenza in attacco l'hanno fatta poi un Kobe Bryant che per alcuni tratti della gara è stato l'attacco dei suoi, uno Shaq finalmente dominante in attacco e difensore convintissimo e un terzo quarto nel quale il vantaggio degli angelini si è dilatato fino ad un massimo di 28 punti di margine. A conti fatti una vittoria preziosa per i californiani più nel modo con il quale è maturata più che per l'ampio margine registrato alla fine dei 48 minuti. Il titolo di MVP della serata infatti è da dividere in più parti.
Come già riportato, Bryant ha giocato in versione direttore d'orchestra, segnando 22 punti con 6 rimbalzi e assist e prendendo tiri quasi sempre difficili e mettendoli tutti. Dal canto suo Shaquille O'Neal ha impresso il suo marchio in area con 28 punti, 15 rimbalzi, 5 assist e 8 stoppate, frutto di aiuti finalmente a tempo e di una concentrazione in difesa raramente riscontrata.
Un grande apporto l'hanno però dato anche Payton e Malone con 15 e 13 punti a testa e un apporto non da comprimari, ma al di là dei numeri da segnalare l'iniezione di aggressività portata ai suoi da Devean George che per una volta ha svolto fino in fondo il ruolo che negli anni passati toccava allo Spurs di oggi, Robert Horry.
Per quanto riguarda gli Spurs, le prestazioni dei capitani si possono certamente archiviare come passaggi a vuoto (difficilmente ripetibili), mentre l'apporto migliore in termini di fatturato è arrivato da Manu Ginobili con 17 punti e da Devin Brown che con 16 punti ha dimostrato di meritarsi pienamente il posto a roster che coach Popovich gli sta riservando.
Una nota infine su Bruce Bowen. L'ala piccola di San Antonio ha segnato un 3 su 5 da tre, risultando l'unico scarico affidabile della serata, ma soprattutto va segnalata la costanza con la quale, anche sotto di 20 ha continuato a difendere su Bryant o su chiunque potesse essere da lui limitato in una singola azione. Veramente un manuale in questo campo.
Nel dopo gara poche le dichiarazioni ad effetto. Tutti i protagonisti hanno espresso con signorilità (misurata al metro NBA), rispetto per gli avversari e hanno predicato concentrazione.
In fin dei conti San Antonio poteva permettersi una sconfitta, bisognerà vedere quanto le proporzioni con le quali è maturata avranno inciso sulla fiducia dei texani.
Martedì sarà ancora sfida allo Staples, con Kobe in arrivo dal Colorado.
Il vantaggio è sempre Spurs.
Alla prossima"