Spree torna alle fasi importanti dei playoffs dopo la sua esperienza a New York
Per sancire il passaggio dei Minnesota Timberwolves al secondo turno dei playoffs, niente di meglio di una serie contro una squadra che è arrivata alle semifinali di conference nelle ultime quattro edizioni e che quindi, fa parte dell'elitè della Nba.
Sacramento e Minnesota si affrontano per la prima volta in post season in una serie che si preannuncia di estremo equilibrio.
Per i californiani una serie molto più intelligibile, dopo il primo turno contro i Mavs. Le due squadre sono costruite con giocatori che sul campo occupano, seppur con caratteristiche diverse, ruoli tradizionali. Un esempio: Minnesota al centro ha un comitato. Nella serie con Denver, Ervin Johnson e Michael Olowokandy si sono divisi 30 minuti sul campo. Gli spicciolo per Madsen, soprattutto, Trent e Miller. Rick Adelman potrà quindi dare minuti a Vlade Divac, ostracizzato, nella serie con Dallas, dal quintetto a 5 esterni di Don Nelson.
Si tratta di una necessità per il coach ex Portland, che ha affrontato la serie contro Dallas con una rotazione striminzita di sette uomini: i primi 5, con il ruolo della comparsa per il centro serbo, Brad Miller, Darius Songaila, per dare minuti a Webber, abbassando il quintetto, e Antony Peeler.
Come in regular season, il big three di Minnesota produce la gran parte dei punti della squadra: 66.5 di media, su 95. La distribuzione dei Kings è maggiore, nonostante il contributo preponderante di Bibby, Stojakovich e Webber. Nondimeno si può dire che Saunders, da quando si è infortunato Szczerbiak, usa in pianta stabile otto giocatori.
La serie di stagione regolare si è conclusa sul 3-1 per i Timberwolves. Il rilievo non è completamente indicativo: solo l'8 aprile i Kings si sono presentati al completo. All'Arco Arena in quell'occasione l'ha spuntata Minnesota 96-84.
Nei primi due episodi dell'anno, due gare finite al supplementare, la prima vinta da Sacramento 125-121, la seconda dai T-Wolves 112-109, mancavano Chris Webber e Michael Olowokandy.
Inutile rilevare quale assenza sia stata più pesante. Il 19 febbraio, altra vittoria per Garnett e soci, 92-75, oltre a Webber, mancava anche Brad Miller.
Interessante notare, proprio per il discorso che riguarda Divac, come il serbo abbia giocato una media di 30 minuti in quattro partite. Il minutaggio che Adelman gli concederà ci dirà qualcosa di importante sul momento che il centro sta vivendo nei confronti del suo staff tecnico.
I due migliori marcatori, stessa media di 24.2 punti a gara, sono Kevin Garnett e Peja Stojakovic. Quest'ultimo probabilmente è l'unico vero missmatch, a livello di starting five. Trenton Hassell e Fred Hoiberg non sono giocatori paragonabili a Peja. Il duo di Minnesota, nelle partite in cui non c'era Wally Szczerbiak, si sono divisi il minutaggio quasi alla pari. Due giocatori molto diversi. Hoiberg, in un'ottica di gioco su metà campo, è destinato a soffrire dal punto di vista fisico, visto che rende diversi centimetri all'ala dei Kings. Hassell è più atletico.
Sam Cassel è in vantaggio nel match up con Bibby: una media di 25 punti a partita per l'ex Houston contro i 17 per il play dei Kings. Cassell tira con quasi il 50%, 43-87, 26-57 invece per Bibby. I due giocatori hanno la caratteristica di essere "pesanti" nel quarto periodo. Probabile che il vincitore del duello personale, determini la vittoria della sua squadra.
Due giocatori che non hanno mai nascosto il loro rispetto e la loro ammirazione reciproca: Kevin Garnett e Chris Webber. Si avvicinano alla serie in modo molto diverso. Kevin ha appena sfatato un tabù: per sette anni è stato la guida di una squadra che non ha mai passato il primo turno dei playoffs. Lo è stato all'inizio, quando assieme a Marbury, sembrava in rampa di lancio. E negli anni successivi quando le ripetute sconfitte, quasi sempre con avversari più forti, hanno fatto crescere i dubbi dei suoi, pochi, detrattori. Strano destino, quello di elevare il livello di una squadra, per poi sentirsi dire che non sei in grado di farla vincere. Lo scorso anno il primo turno è sembrato una maledizione: una bellissima stagione coronata dal quarto posto. E l'accoppiamento con la quinta: i Los Angeles Lakers.
Questa sarà la sua serie, dopo le polemiche della sfida con Denver. Ora che ha due compagni di cui si può veramente fidare. Garnett è in attesa del titolo di MVP della stagione regolare. Sembra all'apice della carriera. Scherzi di uno sport che non è scienza esatta.
Chris Webber arriva alla sfida con il suo fardello di punti interrogativi. Da quando è rientrato, lui, giocatore pieno di contraddizioni, è stato vivisezionato in ogni secondo in cui non è stato in campo. Contro Dallas c'è chi è andato oltre, rilevando come il break nella gara decisiva, sia arrivato quando l'ex Michigan era seduto in panchina. Di certo Adelman deve gestirlo. Di sicuro Garnett è una brutta bestia, e i confronti in carriera sono a favore del ragazzo di Farragut. Ma di Webber si sa: è l'anima di questi Kings che legheranno le loro fortune a quelle del loro uomo di riferimento.
All'interno dei due gruppi c'è grande fiducia: Minnesota è una squadra di esperienza relativa.
Cassel è arrivato sino in fondo, ma molti anni fa. Madsen ci è arrivato recentemente, ma non da protagonista. Il miglior giocatore, Garnett, sappiamo tutti, è alla sua prima esperienza di questo tipo: "Passando il turno con Denver - ha detto Kevin - abbiamo abbattuto un muro che era più psicologico che tecnico. Ora dobbiamo confrontarci con un gruppo esperto, da molti anni ad alto livello. Ma abbiamo le nostre possibilità ."
Anche Fred Hoiberg ha qualcosa da dire: "E' opinione comune - ha detto l'ex Indiana - che questa sia una semifinale di serie B. Di certo San Antonio e Los Angeles hanno vinto negli ultimi anni. Quest'anno noi abbiamo preso il primo posto in regular season. Sacramento è stata prima fino all'ultima settimana."
"Abbiamo giocato - commenta KG - un primo turno contro una squadra che preferiva correre. Sacramento può giocare su metà campo, ha molti giocatori forti in attacco ed è molto difficile giocare a casa loro."
Nei Kings c'è la consapevolezza dell'esperienza: "Siamo assieme da tanti anni - ha detto Doug Christie - non vogliamo farci condizionare dai "se" che riguardano il passato. Il nostro momento è ora. Abbiamo la possibilità di determinare il nostro destino."
Adelman ribadisce il concetto parlando degli assenti: "Non dobbiamo pensare - ha detto il coach - a chi manca (Jackson ndr) e a tutti i discorsi degli ultimi giorni [Il Sacramento Bee ha spesso negli ultimi giorni chiesto la panchina per Webber ndr]. Dobbiamo giocare sette partite."
Avanti con la prima.