Mohammed in difficoltà ..come tutti i Knicks
Tutto secondo pronostico. New York ha dato l'anima tra le mura amiche, in quel Madison Square Garden che nel passato è stato teatro di grandi vittorie nei playoffs, avvicinandosi come mai nella serie ad una W che avrebbe se non altro mantenuto in vita la speranza di dare un senso a questa postseason newyorchese ma, alla fine a uscire con il sorriso stampato sul viso sono stati i Nets, ormai virtualmente promossi al turno successivo, grazie ad un 3-0 che si commenta da solo.
Ancora una volta il giocatore più ispirato è stato Kenyon Martin il quale, quando deve affrontare New York, riesce a dare sfogo a tutto il suo repertorio fatto di forza atletica, schiacciate e tanta, tanta rabbia da riversare sul parquet.
Questa volta però la vera causa della sconfitta è da ricercarsi non tanto nella pur netta superiorità dell'avversario quanto piuttosto nella pessima serata dei padroni di casa dalla linea della carità , nonostante durante la stagione regolare la squadra avesse chiuso con un ottimo 79,3%.
Ieri sera solo 11 tentativi su 22 hanno baciato la retina, compreso un pessimo 6 su 11 nel quarto e decisivo periodo.
Le statistiche parlano chiaro e lasciano poche speranze per Marbury e compagni: mai nella storia dei playoffs NBA una squadra è riuscita a rimontare da un passivo così pesante e, non me ne vogliano i tifosi della Grande Mela, con tutta probabilità questi Knicks non saranno i primi a sfatare il tabù.
"Questo per noi è un punto di partenza - dice il presidente Isiah Thomas - devi essere nei playoffs e passare anche attraverso momenti umilianti come questo per poter imparare a vincere".
Fino ad ora il campione che ha più deluso le aspettative è stato senza dubbio Marbury, le cui percentuali da campo, ben al di sotto del 50%, non hanno di certo aiutato una franchigia che quando si tratta di mettere l'arancia in retina fa una fatica dell'altro mondo. I 18 punti e 10 assists di Gara 3 (7 su 23 però) hanno rappresentato il contorno di una prestazione condita da un errore grave quando alla sirena di fine incontro mancavano 18,2 secondi con New Jersey avanti 80-78: con il pallone tra le mani ma anche con le idee confuse circa il da farsi, si trovava circondato da Martin (ancora lui!) e Jefferson (17 punti, 10 assists e 8 rimbalzi, che partita!) e mandato in lunetta. Dopo aver gettato alle ortiche il primo dei due tentativi decideva di sbagliare volontariamente nella speranza che un compagno potesse catturare il rimbalzo in attacco ma questo era preda di Kenyon e la gara finiva così, con la consapevolezza per il play di aver sprecato una grande chance per rientrare nella serie.
L'uomo di Coney Island ha toppato nel momento in cui invece non bisognava commetter errori ma sparare a zero su di lui sarebbe forse un tantino ingiusto. Sicuramente qualcuno giustificherà la piega che la serie ha preso tirando in ballo le assenze ma, se è vero che un Allan Houston non lo si regala a nessuno è altrettanto innegabile il fatto che il team abbia già fatto più del dovuto (non dimentichiamoci che è stato agguantato un posto per la postseason nonostante un record sotto il 50%), di conseguenza tutto ciò che in più sarebbe venuto sarebbe stato sì accettato ma senza fare troppi drammi in caso contrario. Il problema è che sono arrivate solo mazzate e, come al solito da queste parti, si ricomincerà a parlare di rifondazione, scambi sul mercato ecc"ecc.
Intanto,"One more", è stato il commento a caldo di Jason Kidd e lo "sweep" è dietro l'angolo"
Stay tuned!