Le pagelle delle escluse

Il 42-40 stagionale dei Jazz porta la firma di Jerry Sloan

Atlanta Hawks (28-54)
Nessuno si aspettava da loro nulla di diverso da quello che hanno fatto, però va detto che nella prima parte della stagione quando a qualcosa di poteva sperare di arrivare è stata disastrosa. In teoria il trio Mohammed- Ratliff – Abdur Rahim era uno dei reparti di lunghi meglio fornito dell'est, invece a d Atlanta non è servito assolutamente a nulla. Poi a febbraio la rivoluzione i tre vengono scambiati, in cambio arrivano scelte e giocatori in scadenza, da li in poi come spesso succede con squadre zeppe di futuri Free Agents si sono viste alcune belle partite, ma soprattutto gente che ci ha messo il cuore, come Bob Sura che in più di una occasione ha sfiorato o fatto la tripla doppia, Jason Collier ed altri. Il problema numero uno sembra essere il play, ancora una volta sono emersi i limiti in cabina di regia di Terry, che però giocando da guardia soffre troppo in difesa per via della sua statura. L'unica nota positiva è il fatto che spesso hanno dimostrato di saper segnare tanti punti, con diversi sconfinamenti sopra i 110 punti. Da rivedere anche l'allenatore perchè Terry Stotts ha dimostrato di non essere soprattutto un motivatore. Franchigia in totale ricostruzione, ricostruzione che partirà  dal draft dove sperano di portare a casa il figliol prodigo Dwight Howard. In molti dicono che ad Atlanta manchi la voglia di basket, ma i recenti successi di Georgia Tech nel torneo NCAA dimostrano il contrario, il pubblico della Georgia ha solo bisogno di un progetto concreto in cui credere.
Voto 3

Chicago Bulls (23-59)
Doveva essere l'anno della raccolta dei frutti a Chicago, invece ancora una volta i tifosi dei Bulls si sono trovati a doversi subire un'annata assurda sempre intorno alle venti vittorie, ma soprattutto si sono trovati davanti al fatto che molti dei giovani su cui si era puntato negli ultimi cinque anni non saranno mai i fenomeni che ci si aspettava. C'è però una nota ampiamente positiva, e risponde al nome di Kirk Hinrich, ragazzo arrivato in punta di piedi che dopo un inizio tranquillo ha preso in mano le redini della squadra, da gennaio in poi viaggia intorno ai 10 assist di media, playmaker di altri tempi, dedito più a far giocare le squadra che ai suoi numeri, anche se in attacco ha i numeri per fare bene. Il neo coach Skiles che ha sostituito l'apatico Cartwright a stagione in corso, ha puntato tutto su di lui e almeno i Bulls hanno trovato un motivo valido per credere nel futuro. Viene però da ridere se si pensa al fatto che Hinrich è stato scelto dai Bulls solo in seguito all'infortunio in moto di Jay Williams, altrimenti saremmo qui a parlare dell'ennesimo draft disastroso dei Bulls. Il resto della ciurma ha dato poco o nulla, Jamal Crawford a stagione in corso è stato spostato nel ruolo di guardia per far posto ad Hinrich, da guardia ha sfruttato meglio il suo enorme potenziale offensivo, e soprattutto non ha fatto i danni che faceva da play in fase di impostazione. Marcus Fizer ha dimostrato ancora una volta la sua incostanza e ormai non rientra più nei piani futuri di John Paxon. Tyson Chandler aveva cominciato con numeri da All Star, ma la pacchia è durata tre gare, poi sono riemersi i problemi alla schiena, da li in poi ha giocato poco e male tra mille problemi fisici, a tre anni di distanza in molti cominciano a rendersi conto che Elton Brand andava tenuto stretto. Eddy Curry ha giocato più che discretamente in attacco, anche se a rimbalzo uno con il suo fisico potrebbe fare molto di più, però sia Skiles che Paxons sono concordi in vedere in lui grandi margini di miglioramento, in fin dei conti ha solo 21 anni e di centri puri nell'NBA a parte Shaq e Yao non se ne vedono. Saranno dunque Curry e Hinrich i mattoni su cui ricostruire i Bulls, infatti Chandler, Crawford e la scelta al draft sono un pacchetto pronto per arrivare ad un giocatore di alto valore (si parla di Vince Carter). Difficile dire se il periodo buio sia finito o meno,però ad est basta poco per passare dalle stelle alle stalle quindi non stupitevi se i Bulls con uno scambio come quello sopraccitato il prossimo anno vanno ai playoff.
Voto 4

Cleveland Cavaliers (35-47)
Baciati dalla dea fortuna lo scorso maggio sotto forma di pallina n°1 al draft, dove ovviamente si sono presi Kings James, sono stati protagonisti di una stagione altalenante con diversi cambiamenti in corsa. Partiti a rilento sono pian piano cresciuti, a metà  marzo erano abbondantemente in zona playoff, poi il crollo finale e l'esclusione dalle gare che contano. Il futuro però con uno come LeBron a roster non può che essere roseo. Intanto come detto a stagione in corso sono stati effettuati dei cambiamenti, Ricky Davis è stato ceduto a Boston in cambio di due giocatori esperti e forti in difesa come Eric Williams e Tony Battie (con qualche problema fisico di troppo), e di una speranza mancata (almeno in biancoverde) come Kendrick Brown, poi si è rinunciato anche a quello che si era auto proclamato “il miglior amico di LeBron” ossia Darius Miles, in cambio di un playmaker esperto come Jeff McInnis. Questo innesto di maturità  ha dato una bella scossa all'ambiente che ha cominciato a vincere e giocare meglio, poi qualche infortunio di troppo nel finale ha chiuso il discorso playoff. Il tutto in attesa di capire quanto valga o meno DeJuan Wagner, che anche quest'anno complici i soliti infortuni e un ruolo all'interno del roster non ben definito, ha finito per fare la riserva di LeBron e poco più. Oltre a James va però messa in evidenza la stagione fenomenale di Carlos Boozer arrivato come seconda scelta due anni fa tra lo scetticismo generale che ha conquistato tutti a suon di rimbalzi e di ventelli, rimane qualche grande lacuna in difesa sull'uomo e relativa alla sua statura, ma con la carenza di lunghi che c'è oggi nella lega è un patrimonio da custodire ben stretto. Parliamo infine di LeBron cosa non semplice in poche righe, secondo me è andato addirittura meglio delle previsioni, numeri da All Star (dove inspiegabilmente non c'era) una presenza in ogni parte del campo, secondo me ha reso di più all'inizio di stagione quando giocava da play all around di quando è stato impiegato da guardia,però rimane “Il” talento assoluto del basket del 2000. Ovviamente quella di questa stagione sarà  l'ultima assenza per un po' di anni dalla post season, anche se a mio parere questo gruppo nonostante LeBron difficilmente arriverà  in finale, anche se il lavoro impostato da Jim Paxons e Paul Silas per ora è impostato solamente verso la maturazione del gruppo e i progressi di LeBron. Per quanto riguarda la stagione appena conclusa hanno fatto il loro dovere.
Voto 6,5

Golden State Warriors (37-45)
Stagione in chiaro scuro, perchè tutto era cominciato nel pessimismo più nero per lo smenbramento della squadra che lo scorso anno sfiorò i playoff, alla fine di una stagione altalentante il record è di poco inferiore, nonostante un serie infinita di infortuni nei momenti chiave della stagione. La squadra si è appoggiata sul duo Jason Richardson Erick Dampier, il secondo è stato una sorpresa, ma a dire il vero è già  due o tre anni che ha numeri buoni, tra i primi rimbalzisti della lega ha sfiorato la partita delle stelle. Richardson ha continuato il suo processo di maturazione, atleta unico nel suo genere ha lavorato molto sul tiro da fuori. Alla fine è lui la prima opzione offensiva dei Warriors. Ad inizio stagione si puntava molto su Troy Murphy, ma gli infortuni lo hanno tenuto fuori a lungo e quando c'era non stava bene. I problemi maggiori sono arrivati in cabina di regia, dove Van Exel tra infortuni e discorsi sciocchi non ha dato nessun tipo di apporto e Claxton preso per fare il titolare e poi retrocesso a riserva non ha fatto vedere nulla di particolare. Due parole infine sul francese Pietrus talento fisico eccezionale, ma talento tecnico molto acerbo, alla fine ha giocato qualche buona gara soprattutto difensivamente, ma per giocare ad alto livello nella lega ci vuole altro. Altra stagione di passaggio, anche perchè a parte Jason Richardson non sembra esserci molto altro perchè Dampier è Free Agents ed ha già  fatto sapere che andrà  via.
Voto 5

Los Angeles Clippers (28-54)
I Clippers si sono confermati i Clippers ossia un laboratorio aperto, dove a parte qualche caso (Elton Brand) c'è gente in attesa di emigrare altrove a fare fortuna. Era l'anno zero dopo le grandi decisioni, dei tre partiti la scorsa estate due si sono ricostruiti una carriera di altissimo livello, Lamar Odom a Miami e Andre Miller a Denver segno che il pessimo ambiente dei Clippers influisce e come sul rendimento dei giocatori, Olowokandi a Minnesota ha invece confermato tutti i dubbi che lo seguivano. Dei rimasti Elton Brand si è confermato un lungo di gran livello che se la natura gli avesse dato 8-10 cm in più sarebbe dominante, così come Magette risultato un'attaccante da urlo, uno dei migliori contropiedisti della lega. Per il resto detto della buona stagione di Quentin Richardson, che nel frattempo ha proclamato per tutta la stagione la sua volontà  di andarsene, e della discreta stagione di esordio di Kaman, un lungo su cui lavorare, non c'è molto di cui gioire nonostante un coach come Dunleavy che almeno all'inizio sembrava aver dato una scossa all'ambiente.
Voto 4

Orlando Magic (21-61)
Pensare che una squadra con McGrady a roster habbia a fatica raggiunto le venti vittorie, fa venire i brividi, soprattutto a chi come me li aveva pronosticati come la quarta forza dell'est. Tutto è andato per il verso contrario, ma è anche vero che alla fine sono venuti a galla i tanti errori di gestione fatti negli ultimi anni per inseguire il sogno di Duncan. In questi anni l'ormai ex GM John Gabriel ha lasciato andar via gente del calibro di Harpring, Magette, Brendan Haywood, una scelta diventata Amare Stoudemire, Keon Clark, Mike Miller e Darrell Armstrong. L'assenza dell'ultimo è stata deleteria soprattutto ad inizio stagione quando i Magic hanno avuto una striscia infinita di sconfitte, nella quale si è sentito soprattutto la mancanza di un play che dettasse i ritmi di gioco, cosa di cui Tyronne Lue e il rookie Gaines erano palesemente incapaci, soprattutto in un momento come quello dove McGrady aveva problemi al tiro. A quel punto Gabriel ha pensato bene di pulire la sua coscienza licenziando il coach Rivers adorato praticamente da tutto il parco giocatori, da allora in poi tutti dal primo all'ultimo si sono messi in attesa della fine della stagione ben consapevoli che i Magic in estate potrebbero procedere a drastiche rivoluzioni. Juwan Howard è stato la delusione numero uno, arrivato in estate nella speranza di farne il centro titolare, gli sono poche partite per dimostrare che in mezzo soprattutto difensivamente non ci sa stare nemmeno nel povero est, quindi è stato spostato nel suo ruolo di ala grande dove però in teoria c'era in rampa di lancio Drew Gooden reduce dai bei playoff dello scorso anno che però ci ha messo un secondo ha far capire perchè Jerry west non lo voleva, ossia il fatto di non saper difendere nemmeno su uno sgabello fermo. Per il resto dei tre giocatori arrivati dal draft, le note positive sono arrivate da quello meno atteso ossia Keith Bogans finito addirittura in quintetto, mentre Gaines ha deluso tutti dimostrandosi incapace di giocare play ( a dire il vero al college era una guardia), mentre Pachulia è troppo indietro difensivamente per giocare nell'NBA. Rimane da vedere cosa deciderà  McGrady che entra nell'ultimo anno di contratto, se i Magic gli metteranno accanto almeno un giocatore per credere ancora il loro rimarrà  altrimenti potrebbe anche forzare lo scambio già  da subito.
Voto 2

Philadelphia Sixers (33-49)
Non è facile analizzare la stagione dei Sixers perchè ovviamente ogni discorso inizia e finisce con Allen Iverson, con tutto il rispetto non è certo gente come Glenn Robinson e Derrick Coleman a cambiarti una stagione. Iverson ha avuto una stagione difficile probabilmente la sua peggiore da professionista, tanti infortuni, ma anche un atteggiamento e un approccio al basket diverso da quando c'era in panchina Larry Brown. Iniziamo dagli infortuni: io da anni ho il timore che il gioco di Iverson, soprattutto le sue penetrazioni contro tutto e tutti, in aree affollate da bestioni alti 30 o 40 cm più di lui, sommate alla sua volontà  di giocare spesso e volentieri infortunato, lo porterà  ad avere una carriera relativamente breve. Quest'anno secondo molti potrebbero essersi visti i primi segni di cedimento. Di sicuro non è più determinato come prima, colpa anche di un ambiente che comincia ad essere saturo dei suoi eccessi, e che si culla ormai da tre anni di trionfi che tutti sanno non torneranno più. Iverson probabilmente potrebbe essere tentato di cambiare squadra, i Sixers potrebbero essere tentati di cederlo, insomma la situazione peggiore che si potesse creare intorno ad un ragazzo che ha bisogno come pochi di fiducia intorno a lui. Il resto dei Sixers è apatico a dir poco, Eric Snow rimane un giocatore di buon livello agonistico, ma i suoi limiti tecnici si conoscono da anni, McKie non è che l'ombra di quello del 2001, Glenn Robinson ha combattuto tutto l'anno con problemi fisici, ma è chiaro che anche lui sarà  iscritto al club delle “seconde opzioni offensive fallite dei Sixers”, per il resto qualche sorpresa dai giovano bene Delambert, centro alto e scattante che in difesa si fa sentire, altra sorpresa Korver tiratore micidiale che si è ritagliato un suo spazio. Il tutto è stato affidato ad un allenatore alla sua prima esperienza come Ayers che a metà  stagione è stato silurato. Il futuro è incerto e prima di tutto bisognerà  vedere che farà  Iverson, il resto sinceramente lascia il tempo che trova.
Voto 4

Phoenix Suns (29-53)
Parlando dei Suns è bene iniziare dalla fine ossia dal fatto che la famiglia Colangelo proprietaria della franchigia dell'Arizona, ha palesemente deciso di spostare altrove i propri capitali (Baseball ?), solo in questa ottica può avere un minimo di senso la rivoluzione attuata da dicembre in poi, ad una squadra che lo scorso giugno ha seriamente rischiato di eliminare i futuri campioni in carica di San Antonio. Non è certo una partenza sottotono a giustificare uno smantellamento del genere perchè ad essere sinceri il gruppo che ha iniziato la stagione secondo me era molto futuribile, con Marboury che ad oggi è uno dei tre migliori play del mondo, un diciannovenne come Amare Stoudmire destinato a dominare a lungo sotto le plance dell'NBA, un gran giocatore come Marion, efficacissimo su entrambi i lati del campo, un paio di giovani di buone speranza come Joe Johnson e Barbosa. Poi c'era Penny Hardaway che con il suo contratto in scadenza tra due anni avrebbe lasciato tutti soldi che necessitavano per rifirmare Stoudmire. Insomma a parte un monte salariale molto alto, non mancava nulla forse un coach, ma in fin dei conti era un problema affrontabile in diversi modi. Invece si è proceduto ad una rivoluzione che in molti dicono non sia nemmeno finita. Ovviamente durante tutto questo periodo di transizione a Phoenix sono stati illusi con il sogno di poter prendere Bryant, ma sono solo parole. Il futuro se rimane la famiglia Colangelo al timone dovrà  fare conto con un periodo di magre economiche, anche se tutti questi giovani qualche botta di vita la potrebbero dare.
Voto 5

Portland Traili Blazer (41-41)
Prima esclusionme dai playoff da tempi immemorabili, ma la cosa nonostante sia arrivata nell'ultima settimana era abbastanza preventivata considerando che hanno fatto cambiamenti importanti nel roster. E' stata fatta un bella pulizia di piantagrane, acquisendo in cambio bravi giocatori, che sono anche persone tranquille nella vita. Il primo a partire è stato Bonzi Wells, in cambio di Wesley Person (ovviamente all'ultimo anno di contratto) e una prima scelta, Wells però a dire il vero poi a Memphis è sembrato totalmente irriconoscibile rispetto al piantagrane dell'ultimo triennio a Portland, in seguito si è scommesso sull'eterna delusione Darius Miles, che a Portland ha sicuramente giocato meglio che altrove, poi vicino alla tradeline via anche il cattivo per eccellenza Rasheed Wallace, in cambio di Abdur Rahim e Ratliff con un occhio ovviamente verso i loro contratti che scadranno nel 2005. Il 2005 è stato proprio il punto di partenza di ogni mossa, infatti per quella data i Trail Blazers dopo anni di salari da fantascienza avranno ripulito quasi totalmente il loro roster potendo così confermare a lungo quello che è stato la grande sorpresa della stagione ossia Zach Randolph, ala grande da 20 e 10, rimbalzista molto forte, con buoni movimenti in attacco anche se non sono tantissimi. Di sicuro sembra un giocatore di altri tempi per come si muove in post basso di tecnica. Ci sono anche alcuni talenti da svezzare come Qyntel Woods e il diciottente Travis Outlaws ancora acerbi ma di sicuro talento. Di sicuro con il roster di inizio anno i playoff arrivavano, però ormai giustamente lo sguardo è volto al futuro e quindi nessun dramma per l'esclusione dai playoff.
Voto 6

Seattle Supersonics (37-45)
La squadra più altalenante della lega, partita forte senza Allen ma con un Murray da primo quintetto ha avuto serie di vittorie e di sconfitte difficilmente spiegabili. E chiaro che la loro front line ad ovest gli garantisce poche speranze soprattutte se come evidenziato quest'anno uno dei pochi lunghi come Radmanovic sbaglia clamorosamente l'annata, cercando quel poco di attacco che può dare dalla distanza. Per il resto secondo me escono con un po' di delusione per come ha giocato quello che dovrebbe essere il giocatore del loro futuro Rashard Lewis, protagonista nel bene e nel male in tante occasioni, ma soprattutto passato troppe volte in anonimato in gare in cui doveva essere protagonista. Mancano totalmente giocatori determinanti nei due ruoli chiave di play e di centro, per il play si confida molto in Luke Ridnour, che a sprazzi ha fatto vedere buone cose, ma per ora difficilmente può giocare in quintetto date le sue scarse doti difensive, quest'anno ha avuto Brent Barry come tutore, ma il futuro di Barry è altrove e potrebbe trovarsi con molta pressione sulle spalle, nel ruolo di centro si sono alternati in molti Sexy James è stato il meno peggio, ma obbiettivamente va trovata in fretta una soluzione. Da annotare che la loro prima scelta Nick Collison ha saltato l'intera stagione.
Voto 5

Toronto Raptors (33-49)
Partiti in maniera più che decente per tutta la prima metà  di stagione abbondante sono stati in zona playoff, poi i loro limiti offensivi li hanno distrutti, e nella seconda metà  di annata sono andati allo sprofondo, complice anche la totale cessione del reparto dei lunghi (Antonio Davis e Jerome Williams) ai Bulls per avere Jalen Rose come alternativa in attacco a Carter. A lottare sotto le plance è rimasto in pratica solo l'ottimo rookie Chris Bosh, talento puro, ma fisicamente molto sottopeso per giocare in ala grande, figuriamoci poi cosa è successo quando lo hanno fatto giocare da centro. lui ci ha messo cuore anima grinta, ma i centimetri e chili non si inventano così nonostante il suo buono e coraggioso apporto l'area dei Bulls è diventato una terra di nessuno. Vince Carter è apparso recuperato del tutto almeno fisicamente, ma in attacco era atteso a cifre superiori soprattutto in un attacco sterile come quello dei Raptors. Ovviamente con un record finale simile, oltre alle note liete ci sono quelle dolenti, la prima risponde al nome di Alvin Williams che a tre anni di distanza dagli splendidi playoff del 2001 sembra un fantasma, sempre in ritmo controllato mai un eccesso, un colpo di fantasia, insomma il tipico giocatore a cui sono state prese le misure che è diventato facilmente limitabile. Altra delusione Lamond Murray arrivato come alternativa a Carter e di fatto mai impegnato a causa delle sue lamentele, ma anche di un applicazione ridicola. Per il resto il roster è povero di talento e scarsamente futuribile, al punto che la dirigenza consapevole che i giorni bui potrebbero essere solo all'inizio potrebbe anche cedere alla tentazione di scambiare Carter in cambio di un'alta scelta da lotteria. Da rivedere anche il coach.
Voto 3

Utah Jazz (42-40)
I Jazz sono stati una delle grandi sorprese stagionali, squadra all'anno zero se ce ne era una, dopo la partenza di Malone verso i Lakers e dopo il ritorno di Stockton, sono stati protagonisti di un'annata esaltante, dove il numero di vittorie è risultato di almeno il doppio di quelle messe in previsione ad inizio anno. Il grande merito lo hanno avuto una solida dirigenza e Jerry Sloan che invece di lasciarsi andare a smanie da lotteria, andando a perdere il più possibile, hanno cominciato a lavorare da subito sul materiale umano a disposizione che risulterà  poi utile nei piani futuri. Sloan atteso all'anno della verità , perchè per ora è sempre rimasto all'ombra del duo Stockton Malone, ha dimostrato a tutti che è un signor allenatore, i suoi Jazz hanno giocato nel vero senso della parola, un gran bel basket e spesso giocatori semi anonimi, o altri deludenti nel passato si sono ritrovati a recitare in positivo il ruolo di protagonisti. Se mancava un idolo assoluto dopo la partenza dello storico duo, la risposta è stata trovata in tempo brevissimo in Andrei Kirilenko, già  molto positivo la passata stagione, ma elevatosi a ruolo di star assoluta quest'anno. Il maestro del 5*5 cosa difficile da mettere insieme come una tripla doppia, è ad oggi uno dei 4-5 giocatori più futuribili del mondo, solo che se in attacco ha ancora margini di miglioramento in difesa siamo vicini alla perfezione, uno dei primi nella lega. La grande sorpresa è stata sicuramente Carlos Arroyo, che sembra aver imparato alla perfezione il mestiere dopo essere stato la scorsa stagione il terzo play dietro ai due assist man più prolifici della storia John Stockton e Mark Jackson. Maestro nell'arresto e tiro, ma anche play che sa condurre la squadra senza fronzoli e senza palle perse. I playoff inseguiti a lungo non sono arrivati probabilmente a causa del lungo infortunio di Harpring assente per la seconda metà  di stagione, lui era il punto di riferimento in attacco e fino a quando ha giocato ha zittito tutti sul fatto che la sua esplosione l'anno precedente ai Jazz era dovuta solo agli assist di Stockton. Per il futuro ci sono ottimi presupposti e un'ampio spazio di manovra salariale, solo che convincere qualcuno di quelli che conta ad andare a Salt Lake City sarà  un'impresa non facile.
Voto 9

Washington Wizard (25-57)
Ritornati alla normalità  dopo il ciclone Jordan che si era abbattutto su di loro nelle ultime due stagioni i Wizard hanno speso la loro stagione nel lavorare essenzialmente sui giovani, nella speranza che dei tanti talenti a roster ci scappi qualcosa di buono e le note positivi nonostante una stagione scarsa di vittorie non mancano. Partiamo dalla rinascita di Larry Hughes, che dopo essere stato sballottato nel ruolo di play, con Eddie Jordan è tornato ha giocare da guardia, con risultati eccellenti soprattutto in fase realizzativa. Altra gradita sorpresa il rookie Jarvis Hayes, gran bel attaccante con un fisico imponente, gioca indifferentemente da guardia e ala piccola, in molti si sono sorpresi di lui soprattutto in difesa perchè in attacco era noto visto che era stato il miglior marcatore dell'NCAA due anni fa, fino a che ha giocato in quintetto è stato vicino ai 15 punti di media, poi complice il rientro di Stackhouse e qualche esperimento tecnico è andato calando, ma di sicuro lui è uno dei punti fermi di Washington, considerando che Stackhouse potrebbe essere ceduto e comunque entra nell'ultimo anno di contratto. Qualche timido segnale di risveglio arriva da Kwane Brown, soprattutto quando in campo era accoppiato ad un lungo di esperienza come Etan Thomas, autentica rivelazione della prima parte di stagione. Ovviamente se non sono andati ai playoff ci deve essere stato qualcosa che non è andato per il verso giusto, ed il dito viene puntato subito su Gilbert Arenas talento indiscusso abbinato ad una delle “teste fine” più potenti dell'NBA. Il menù proposto da Arenas ai compagni è vario, si va dai ritardi per giocare a biliardo, agli scioperi di tiro, alla totale astensione difensiva prolungata e via discorrendo, insomma tutto quello che non servirebbe in un ambiente pieno di giovani dove servono spesso esempi da seguire. Altra mezza delusione è stato Brendan Haywood, partito forte nel suo primo anno e poi lentamente regredito, ha un fisico non trascurabile che farà  si che giocherà  a lungo nella lega, per lui però vale anche il discorso fatto per Brown, ossia che quando è in campo con gente esperta come Leattner o Thomas diventa un'altro. Se si giudica la stagione sui risultati non può che essere negativa, ma l'obbiettivo stagionale di far crescere i giovani è riuscito almeno in parte.
Voto 5

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