“Grazie, Dottor Naismith !”
Il terzo libro che esaminiamo in questa rubrica è “Centodieci storie di basket” scritto da Cristian Giordano, anconetano a tutto campo nella letteratura sportiva e in particolare di basket, calcio, ciclismo ed atletica leggera. Il libro è edito da Libri di Sport e fa parte della mitica collana “Hoops Tales & Stories” già tanto decantata in queste pagine.
Oh, specifichiamo subito una cosa : Cristian Giordano è un vero malato di basket NBA e della ricerca storica. Racconta, racconta, certo che racconta… e allora questa antologia sembra quasi un compendio di storia del basket fin dalle sue origini. Cioè dal dott. James Naismith.
Il sottotitolo è un omaggio a chi ha inventato questo gioco con una palla e due cesti appesi : “Grazie Dottor Naismith” è l’equivalente a chi dice “Grazie di esistere, Earl Boykins” per chi alto non è e non si scoraggia a giocare anche se arriva alle costole dei suoi avversari.
Si dice così no ?…l’uomo fu creato da una costola del Dio Onnipotente. Beh, il basket fu creato per puro bisogno di passare i lunghi inverni del New England con due cesti di pesche, e Giordano ci spiega tutto con almeno tre grandi pregi.
Primo, è sempre chiaro e preciso e le sue narrazioni storiche non lasciano mai spazio a dubbi. Secondo, è conciso e allora leggere una singola storia (lunga di solito due pagine) è come sorseggiare un drink che mai ti disseta bicchiere dopo bicchiere. Terzo, è divertente e lo si riconosce anche dai titoli ad effetto e mai banali.
Un esempio per tutti : per introdurre il racconto di Gene Conley, centro di riserva di Bill Russell ai Celtics ma anche lanciatore delle Majors di baseball col vizio di bere si va con uno spassoso “Battute di Spirito”, dove per battute si allude tanto a quelle evitate (sul diamante) quanto a quelle cercate (“Mi metto fuori forma così posso giocare a baseball”).
Ma lo spirito del libro qual è ? L’intento non è naturalmente quello di volere racchiudere la storia del basket in 110 storie bensì quello di divertire ed insegnare allo stesso tempo con una raccolta delle storie più curiose e originali del basket delle origini, dell’high school, del college e della NBA.
E’ vivamente consigliato a chi vuole saperne più sul basket e a chi forse ancora non crede chi gli aneddoti di vita dei ragazzi che giocano questo sport lì tanto lontano da noi sono i più belli e divertenti di qualsiasi altro ambito sportivo. Perché ? Perché giocano a basket. E sono americani.
Cristian Giordano (già autore di un libro su Michael Jordan la cui recensione passerà anche su queste pagine) ne sta preparando un altro che intreccia la storia e il divertimento : The Unforgettables : I grandi della NBA”. Sulle premesse di questo me lo comprerei subito, ad occhi chiusi, e anzi devo dire con tutta sincerità che sto soffrendo questa lunga attesa.
Eh sì, perché per chi vuole saperne di più su questo mondo meraviglioso Cristian Giordano è l’autore che fa per voi. Nella mia semplice (e riduttiva) catalogazione lui è il Grande Oceano, Claudio Limardi l’Acqua limpida e trasparente, Roberto Gotta le onde, Stefano Benzoni il mare piatto, Chiara Zanini lo scoglio in mezzo al mare e Federico Buffa il vento.
Ok, passo a qualche spiegazione e non necessariamente della marca di cosa mi sono bevuto. Il grande oceano per il nostro Giordano rappresenta la grandezza della sua narrazione, intesa certo come vastità enciclopedica ma anche per la qualità che ne trasuda.
Limardi l’acqua limpida ? Massì, con la sua chiarezza si possono vedere le conchiglie sul fondo a centinaia di metri di profondità , pregio invece che non regalerei al pur bravissimo Roberto Gotta che come le onde del mare si agita sempre in retoriche su luoghi comuni e modi di dire che lui combatte da sempre.
Il proporci sempre questo suo rifiuto di una mentalità comune però non giova al suo sforzo di abbatterla né al lettore che lo legge. E il mare nervoso di Gotta quindi è solo un ricordo lontano nella narrazione, e mi dispiace dirlo, troppo spesso piatta di Stefano Benzoni, la cui lettura è talvolta così noiosa che quasi quasi al mare calmo preferirei lo scontro con uno scoglio.
Lo scoglio della Zanini, che ne dite ? Brava la giornalista (non conosco la ragazza…) ma perché complicarsi la vita con il rischio di apparire astrusa e difficile da comprendere ? Oh vento, spazza tutto e conserva il meglio….
Federico Buffa è vero, non si vede mai. Si sente. Il vento ha questo di pregio, ti può spiazzare, colpirti alle spalle e all’improvviso. Ma il mare che gli è sotto lo governa lui e non gli basta la presenza. E il mare può essere calmo o agitato, dipende dal vento.
Ma quando soffia, quel vento… ti prende il cuore, il cervello e tutto te stesso.
DA RICORDARE: “(Frank) Ramsey insegnò a Havlicek la difficile arte di attirare falli e di come battere in contropiede il proprio avversario. E, last but not least, gli insegnò anche a tenere appoggiata sulle spalle la giacca della tuta stando seduto in panchina, così da essere pronto a entrare in campo senza attardarsi a slacciare giacca e pantaloni. Da qui non si scappa. Frank Ramsey ha letteralmente inventato la figura del sesto uomo NBA. Abito compreso.”