San Antonio c’è ?

Ginobili in azione: stagione ad alti e bassi per l'argentino…

Sarebbero indubbiamente poche le circostanze in cui tollerare una tripla doppia con 10 rimbalzi di Sam Cassell,è pur vero che una di queste ideali situazioni potrebbe proprio consistere nel possedere uno dei migliori record della Lega e di aver acquisito,nel corso degli anni,un'invidiabile esperienza in post-season che proietta di diritto i bi-campioni di Popovich tra le più appetibili pretendenti all'anello.

Presumibile inoltre che in Texas non vi siano state drammatiche reazioni al capitombolo di Minneapolis; innanzitutto perché con un record di 47-25 e la pressoché matematica conquista dei playoffs c'è davvero poco di tragico,ed anche perché non più di7 giorni fa gli stessi Wolves hanno abbandonato il parquet con un passivo di 20,a dimostrazione del fatto che pure nella Western le gerarchie non hanno poi tanto a che vedere con la "griglia".

E poi Duncan è tornato a tempo pieno e l'attacco gira, mentre i vari Nesterovic,Turkoglu e in particolar modo Tony Parker stanno continuamente dando modo alla Gazzetta dello Sport,quotidiano rosa nazionale,di riempire il consueto trafiletto dedicato alla NBA con spassionati commenti sull'esplosione degli europei menzionando Stojakovic, Nowitzki e Kirilenko per l'ennesima volta,passando per il povero Skita e l'incompreso Milicic per poi concludere con un'amara nota di patriottismo nel constatare l'assenza del tricolore in NBA.

Effettivamente poi i 17 punti e 12 rimbalzi di Nesterovic in assenza di Duncan fanno notizia,la stagione di Parker non più di tanto ma è senz'altro significativa,e pure il nuovo Turkoglu,spesse volte titolare,e l'ormai affermato Ginobili rappresentano vere e proprie realtà  della NBA del nostro tempo,ed hanno,a dire il vero,ben poco di europeo.

Non solo Tim Duncan è il segreto di Pulcinella degli Speroni: indispensabile alla causa è l'apporto di una consistente sfilza di gregari,americani e non,che sono completamente "entrati" in questa pallacanestro,vedasi il già  citato Ginobili che comincia ad essere un bel giocatorino con le sue esigenze,30 minuti abbondanti a partita e 12 punti di media,e non v'è nulla a che vedere i tempi di Reggio Calabria o della compianta Virtus.

Certo, piuttosto enigmatica pare la recente esclusione di quest'ultimo a vantaggio di Turkoglu,ma non si tratta di una situazione drastica ed insolvibile,bensì di una coesistenza apparentemente pacifica ed equilibrata.

E siccome nel giornalismo moderno le "equazioni" sono un espediente ormai di moda,è opportuno pure un breve paragone con il passato roster,quello del titolo più significativo in casa Spurs,dato che ha decisamente valorizzato il team dopo la "vittoria mutilata" nella stagione del lockout,nonché la meritevole carriera dell'Ammiraglio.

Proprio da David Robinson, in effetti, passa l'accostamento tra i vecchi ed i nuovi Spurs, orfani di una guida ma abbastanza lesti ad accaparrarsi un centro degno di nota come Radoslav Nesterovic. Non equiparabile a Robinson per carriera e rendimento, ma neppure ad Olowokandi, lo sloveno rappresenta forse l'unica pecca della vincente campagna acquisti di Minnie, ed è forse quella in corso la sua stagione più produttiva in fatto di presenza e rimbalzi anche alla luce della lieve riduzione di minutaggio rispetto al 2003.

Figura intimidatoria di tutto rispetto con le 2,03 stoppate a gara (12° in tutta la NBA) ed una marea di palloni sporcati,anche se la specialità  in cui si è maggiormente distinto è quella dei rimbalzi offensivi,che lo vede nei primi 6-7 posti in tutte le apposite graduatorie.

Non essendo, nonostante la discreta percentuale offensiva, una delle primissime opzioni offensive degli Spurs, di vitale importanza saranno, contro le corazzate dell'Ovest, la sua tecnica (questa sì, assai europea) e la sua difesa, buon supporto al maestro delle Isole Vergini, il quale sta sfornando un classico 23+12,7 per essere preso di nuovo in considerazione quale Most Valuable Player, Garnett permettendo.

A fare la guardia vi sono inoltre i proverbiali lavori oscuri, contornati da gomiti alla Stockton, del già  celebre Bruce Bowen,chiamato però a confermare la propria fama di cecchino nei playoffs, dopo una stagione deludente al tiro,in tutti i settori dal campo, trascurando i liberi,bestia nera degli Spurs a partire da Duncan.

Bowen che tra l'altro ha alimentato la scenograficità  di Mark Cuban, desideroso di una rivalsa personale nei suoi confronti e pronto a pagare i suoi purché facciano deliberatamente del male al numero

L'esperienza di Robinson, doveva teoricamente essere in parte rimpiazzata dal veterano Horry, cinque titoli tra Houston e Lakers, vittima di un sensibile calo statistico dovuto probabilmente ai soli 15,8 minuti a partita,ma non apparso così decisivo come nei recenti trionfi in maglia giallo-viola. A conforto dell'ambiente nero-argento v'è però una ritrovata vena nel tiro dalla lunga,arma mortifera dell'Horry primaverile.

Dalla sua, Jason Hart, sembra aver già  esaurito le proprie chances di mettersi in mostra in concomitanza con il rientro di Parker,fuori nelle prime 7 partite di regular, senza per altro convincere troppo. In questo senso l'addizione di Charlie Ward poteva essere un modo per rinforzare il reparto playmaker, ma qui non servono equazioni per capire che sarà  ancora una volta Tony Parker a guidare, chiavi in mano, il gioco del quintetto, del quale è perno insostituibile nonostante alcune fasi di buio.

E' praticamente invariato il suo apporto in fatto di cifre in confronto al 2003,c'è solo l'effetto della piaga della lunetta come unica nota stonata.
Altre menzioni importanti sono poi quelle dell'energico Malik Rose,per la prima volta senza un fatturato di punti in crescita dai suoi esordi nella Lega,oltre al canguro Kevin Willis (Can you feel it??), ragazzino nell'animo e ancora in grado di saltare e tirare con giusto esito.

Quanto a TD,egli "è" gli Spurs,ovvero la primaria ragione per pensare in grande sempre e comunque,con le 49 doppie-doppie in 59 gare (secondo solo all'altro grande 21,che ne ha addirittura 63), ed un'efficienza che va al di là  dei numeri,ed è senza retorica né perplessità  anche un fattore spirituale.

E poi c'è la convocazione in nazionale, ulteriore stimolo e meritato premio per il giocatore in assoluto più determinante di questa NBA e già  più rappresnetativo per la franchigia di mostri sacri quali Gervin o lo stesso Ammiraglio.

A conti fatti dunque non pare un'eresia valorizzare un simile roster,forse non sfruttato al massimo fino a qui ma di sicuro rendimento, ed il plausibile abbinamento a Memphis al primo turno non sarà  sgradevole, ma un impegnativo preludio ad un'attesissima quanto probabile cerimonia dell' NBA Basketball,che rischierebbe di assistere all'ennesimo faccia a faccia tra le quattro superpotenze occidentali.

Vero che con una torre e mezzo si fa più fatica che con due,vero anche che uno dei due Steve (Smith,ma soprattutto Kerr) avrebbe fatto sinceramente comodo nei frangenti decisivi.

Malgrado le molteplici riserve e le incognite del caso,se la prova di finale contro i Pistons può significare qualcosa,se Billups segna 4 punti ed il compare Hamilton non riesce a metterne più di 15 e la difesa è quella di stanotte, beh, non ce ne voglia l'illustrissimo Lukavitt,ma fantasticare diventa spontaneo. Anche se la posizione dei più è velata di scetticismo e,di conseguenza, da smentire.

Se mai ad alcuno avviene, contro ogni speranza,
ciò che bramava a dismisura, molto è gradito al cuore
(Catullo, carme CVII)

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