Webber ha sempre i suoi felini movimenti di post basso, ma è molto meno esplosivo del solito…
Non siamo sull'aereo più pazzo del mondo. Ma il cartello "Ok Panic" si è messo a lampeggiare.
E' bastata la sconfitta pesante 115-91 contro i Los Angeles Lakers. Se è solo per quello, la sera prima era arrivata una sconfitta, altrettanto pesante nei contenuti, 112-101 in casa contro i Milwaukee Bucks.
Sacramento ha giocato 14 partite da quando è rientrato Webber; il bilancio è di 8-6. Non entusiasmante. Sarebbe ingiusto ed ingeneroso individuare nell'ala grande appena rientrata il capro espiatorio. Di certo si può fare qualche considerazione.
Chi ha visto la partita dello Staples Center, osservando i lunghi delle due squadre andare in transizione, non ha avuto la sensazione che Karl Malone fosse il 40enne. Il primo problema, già segnalato altre volte su questa rubrica, è la mobilità della front line. Non brillante quando giocava Divac, addirittura peggiorata ora.
Per ora nel gruppo vige omertà o, se preferiamo, sostegno nei confronti del giocatore simbolo del gruppo. Ma qua e là qualcosa si può cogliere. "Stiamo davvero cercando - ha detto Vlade Divac - di far funzionare questa cosa. Il gruppo si sta sacrificando." Parole particolarmente significative se vengono dal leader del gruppo, nonché dall'uomo che in termini personali ci sta rimettendo di più. In termini di minuti ed opportunità .
E' infatti evidente come l'attuale situazione porti necessariamente ad un ballottaggio tra il "presidentissimo" del Partizan e l'ex Michigan. Brad Miller al momento deve stare in campo. E' il più fisico, il più mobile. Nonostante tutto la front line di Sacramento è pesantemente andata sotto contro Los Angeles: 60-30 i punti.
Paradossalmente Darius Songaila e Tony Massemburg hanno dato più contributo ed energia nelle partite in cui sono state in campo. Ma nelle ultime gare il campo lo hanno visto da fuori.
Coach Rick Adelman ha preferito puntare la sua analisi su altri aspetti: [i]"Stiamo sviluppando una pericolosa tendenza - ha detto - a partire piano. Entriamo in campo e non mordiamo la gara come sarebbe necessario."
"Non sempre - ha fatto eco Vlade Divac - possiamo recuperare, come accaduto contro gli Indiana Pacers."
Il particolare tecnico è interessante ma, a parere di chi scrive non particolarmente indicativo. I Kings non sono una squadra che parte piano. I Kings sono una squadra che ha sempre dimostrato, per tutta la stagione, un atteggiamento "olimpico" nei confronti delle partite: uno stile di gioco pulito, tecnico ma poco fisico.
E' probabilmente un difetto congenito della squadra: giocatori come Bibby, Stojakovic, lo stesso Divac, faticano a metterla sul fisico. Webber non è mai stato un mastino. E' capitato nel corso della regular season che i Kings abbiano gioacato ottimi spezzoni di partita, salvo poi specchiarsi nel loro narcisismo e farsi cogliere impreparati nel momento in cui gli avversari sono saliti di livello. Non necessariamente all'inizio delle partite.
Anche se sono storia di questa stagione il 26-9 nel primo quarto alle Meadowlands contro i Nets, i 17 punti di svantaggio nel secondo quarto alla Conseco Fields House e il tremendo 25-1 del primo quarto dello Staples Center. Particolare da non trascurare: tutte gare in trasferta. Sarà fondamentale il rientro di Bobby Jackson che molto è mancato a questa squadra. Jackson è l'unico fra i giocatori di Sacramento ad essere naturalmente "cattivo". Altrettanto importante sarà vedere che tipo di scelte dovrà fare Adelman con il ritorno dell'ex Denver.
Di certo qualcosa rischia di rompersi nel rapporto fra Webber ed il suo pubblico. Il giocatore era stato fischiato apertamente nella casalinga contro Golden State, a causa di un terribile 2-21. I fischi, in America sono "Buuuu", si sono risentiti contro i Bucks.
"Ho sentito - ha detto Chris - i miei familiari hanno sentito, era una gara in diretta nazionale quindi hanno sentito tutti i giocatori della Nba, tutt'America. Me ne ricorderò."
Questa frattura, evidente, può condizionare il futuro rapporto fra il giocatore e la sua comunità . Difficile pensare che i fischi arrivino solo per "disapprovazione tecnica". Webber in passato non nascose la sua intenzione di lasciare i Kings.
Non è certo il tipo di personalità che calza a pennello per la comunità in cui vive. La squalifica per uso di stupefacenti ha mosso un ventre molle, tipico della provincia americana, fatta di puritanesimo e moralismo. In un momento in cui Webber non sta giocando particolarmente bene, le gente presenta il conto. Ingiusto forse. Ma reale.
La prossima settima sarà decisiva, è in programma un "texas swing". San Antonio e Dallas in serate consecutive. Houston al Compaq Center due giorni dopo. I Lakers si sono avvicinati. Il primato della Western, scontato per gran parte dell'anno, è in discussione. Anche perché gli stessi Lakers torneranno all'Arco Arena l'11 aprile per una partita che promette d'essere uno scontro decisivo.
Il calendario dei Kings non è agevolissimo. Ci sono anche New Orleans e Minnesota. Una prova d'appello per una squadra che deve rispondere.