La grande annata di Memphis

Classica espressione di Coach Hubie Brown, l'uomo della svolta di Memphis

Metti un pomeriggio di fine maggio, quando l'NBA effettua la lotteria che determinerà  l'ordine di scelta del draft di giugno: con il numero 3 a scegliere saranno i Denver Nuggets, un attimo di suspance ed ecco che al numero 2, la fortuna bacia i Memphis Grizzlies, solo che la loro scelta era protetta solo in caso di scelta n° 1 e finisce a Detroit, infine con il numero 1 (= LeBron James) ecco che la sorte stravolge il futuro dei Cleveland Cavs. Ad un anno di distanza viene da chiedersi come sarebbe cambiata l'NBA se le prime due scelte fossero state invertite, cosa nemmeno poi campata in aria dato che nell'urna erano rimaste solo Memphis e Cleveland.

Si perchè lasciando per un attimo se possibile da parte King James, che peraltro a forza di vittorie sta trascinando Cleveland ai playoff, guardando il ranking della Western conference a meno di un mese dalla fine della stagione regolare, non si può che rimanere stupiti dell'anomalia di vedere una delle cinque grandi, Dallas in lotta per il sesto posto. Il tutto però più che per demeriti palesi dei Mavs, alle prese con un stagione regolare più rilassata del solito, è merito dell'incredibile annata messa insieme dai Memphis Grizzlies.

Quando un paio di anni fa Jerry West decise di ripartire da Memphis, in molti si chiesero se Mister Logo avesse perso il senno della ragione, perchè i Grizzlies, appena arrivati a Memphis da Voancouver, erano reduci da da una serie di annate negative da spavento. Entrati nell'NBA nella stagione 95-96, non erano mai arrivati ai playoff con annate spesso intorno alle 20 vittorie o poco più, inoltre una serie di scelte al draft discutibili.

Il primo anno presero “Big Country” Bryan Reeves che dopo aver illuso il primo anno si attestò su una decenza o poco più salvo poi smettere dopo pochi anni di carriera per problemi fisici, nel '96 arriva lo sceicco Abdur Rahim, destinato ad essere l'uomo immagine, salvo che lui è un ottimo giocatore, con un ruolo indefinito tra i due ruoli di ala, troppo piccolo per essere un'ottima ala grande, troppo lento per essere un'ala piccola, tanto talento che però non servirà  a molto, nel 97 con il pick n°4 si rischia su un piccoletto come Antonio Daniels che non passerà  di certo alla storia dalla parte giusta, nel 98 arriva Mike Bibby, tanto cuore, tanta tecnica, ma fino a che non si è trasferito a Sacramento in pochi si sono accorti di lui, nel 99 arriva il “grande sbaglio”, i Grizzlies si incaponiscono a voler scegliere Steve Francis, che in precedenza aveva già  dichiarato di non voler giocare a Vancouver, e dopo un lungo tira e molla arriva la cessione a Houston in cambio di un pacco di giocatori di cui rimane ben poco.

Nel 2000 scelgono ancora con il pick n°2 e questa volta è il turno dell'acerbo Stromile Swift, lungo che risulterà  apatico per i suoi primi tre anni, con qualche timido segnale di risveglio quest'anno. Nel 2001 per l'ultima volta si sceglie dal Canada, infatti la lega autorizza il trasferimento alla fine della stagione 2001-02 da Vancouver a Memphis, città  con grande voglia e tradizione di basket, con due college di altissimo livello come Memphis e Memphis State.

Al draft 2001 la vecchia gestione pre Jerry West, pone le basi per l'attuale futuro, scambiando Abdur Rahim ad Atlanta per il pick Lorenzen Wright (attuale centro titolare), Brevin Knight e il pick n°3 con cui sceglieranno Pau Gasol, inoltre con la loro scelta n°6 selezioneranno Shane Battier, fresco campione NCAA e MVP delle Final Four.

Nel 2002 scelgono Drew Gooden scambiato dopo pochi mesi ad Orlando per Mike Miller e infine lo scorso anno sfiorano con un dito LeBron per poi vedere la loro scelta sprecata dai Pistons in Milicic. Tante scelte più che sbagliate in senso assoluto, un po' controverse come quella di Francis, quando avevano Bibby, o come quella di Gooden quando avevano Gasol.

Sul mercato poi non sono mai stati protagonisti, a parte il sopraccitato scambio con Atlanta, l'unico scambio degno di nota e quello tra Bibby e Jason Williams di due anni fa, che nell'immediato fu giudicato una follia pura, che però a tre anni di distanza viene valutato in maniera più moderata, considerando che Bibby non voleva più restare e che Jason è diventato il beniamino del pubblico della Piramide.

Allora come è possibile che questo brutto anatroccolo in poco più di un anno sia diventato uno splendido cigno? Jerry West poco più di un anno fa prese una decisione che definire controcorrente è un eufemismo, mettendo a guidare la ciurma un allenatore perlomeno stagionato come Hubie Brown, che invece si è dimostrato come la classica scelta giusta al momento giusto, la dimostrazione dell'importanza del ruolo di Brown sta tutta nel fatto di aver convinto gente come Jason Williams e Bonzi Wells a cambiare il modo di giocare per l'interesse di squadra.

Gli attuali Grizzlies hanno come loro punto di forza una rotazione “vera” di 10-11 uomini, che spesso e volentieri nel primo quarto hanno giù tutti o quasi toccato campo.

Il ruolo di play prevede come detto Jason Williams ai comandi, cosa che detta ai tempi di Sacramento in cui la maglia n° 55 di Jason era la più venduta, sembra una barzelletta, ma la grandezza di Williams è stata quella di prendere il suo gioco, togliere gli eccessi, migliorare la selezione di tiro, e mettersi al servizio della squadra, il risultato è un giocatore dalle cifre meno vistose di qualche anno fa, ma anche un play dalla quasi totale mancanza di palle perse, rimane un problema in difesa (se difendesse anche sarebbe il miglior play della lega), ma ormai la fiducia in lui è tanta al punto che sempre più spesso è in campo anche nei finali concitati, la storia poi come noto a volte fa strani scherzi, infatti nell'ultimo anno di gestione dei Lakers, West aveva fatto di tutto per portare Jason ai Lakers, salvo poi ritrovarselo a roster nella sua nuova avventura. Jerry è il primo a proteggerlo e spesso ha affermato a chi gli individuava Williams come l'anello debole dei Grizzlies, che “Jason è l'unico vero incedibile di Memphis”. Il suo vice porta il nome di Earl Watson play con capacità  difensive senza dubbio superiori a Jason, ma un po' meno bravo a far girare la squadra in attacco.

Il reparto di guardie ali conta la rotazione probabilmente più completa e profonda della lega intera. Guardia titolare parte Mike Miller tiratore dalla distanza molto pericoloso, buone mani, cambio di lusso per lui è Bonzi Wells ex “compagno di merende” di Rasheed Wallace e Rubens Patterson a Portland, completamente stravolto da Hubie Brown che in pochi minuti è riuscito a girare nella sua testa il commutatore da “ragazzo problematico” a “ragazzo per bene”, ovviamente se a Bonzi togliamo gli eccessi e le bravate e lasciamo solo il talento diventa un gran giocatore, ma che arrivi poi ad affermare “di non aver nessun problema a partire dalla panchina per il bene della squadra”, nessuno se lo aspettava. Le cifre paragonate a quelle di Portland sono deficitarie, ma la qualità  del suo gioco è una delle chiavi dei successi di Memphis.

In ala piccola titolare parte quello che in molti hanno definito l'uomo della svolta ossia James Posey, arrivato in totale sordina in estate, quando peraltro quei pochi che commentarono dissero che i 23M$ di quadriennale erano forse troppi. Ad oggi è senz'altro il miglior giocatore dell'NBA come rapporto qualità  salario. Posey mette in campo un'intensità  difensiva fuori dal comune, essendo allo stesso tempo un fattore importante in attacco, il suo sostituto è Shane Battier, ex campione NCAA a Duke nel 2001, trasformatosi da star a giocatore di ruolo, un ruolo il suo fondamentale negli equilibri di squadra, visto che nelle rimonte di Memphis lui è quasi sempre in campo, un giocatore che sa stare benissimo in un angolo per tutta la partita salvo poi apparire dal nulla nel momento decisivo e segnare il canestro della vittoria come a Minneapolis.

Sotto canestro si parte dall'immenso talento di Pau Gasol, spesso criticato da molti per l'intensità  difensiva, ma obbiettivamente uno che in attacco può mettere in crisi chiunque, come successo a Garnett nella sopraccitata partita con i Wolves, dove gli mise in faccia tre canestri negli ultimi due minuti.

Pau ha ampi margini di miglioramento, e c'è da scommettere che il duo West Brown riuscirà  a farlo migliorare di sicuro. Il ruolo di centro è ad appannaggio di Lorenzen Wright, uomo perfetto per Memphis avendo frequentato il college proprio in questa città , rendimento sicuro, ottima presenza a rimbalzo anche se i numeri non lo dicono, difensore più che solido, con buone soluzioni offensive vicino al canestro. Di sicuro un giocatore molto diverso da quell'airone visto ad inizio carriera ai Clippers, adesso è un giocatore meno mobile ma molto più solido.

Il primo cambio dei lunghi è l'enigmatico Stromile Swift, per cui nel draft del 2000 fu spesa addirittura una seconda scelta assoluta. Ennesimo interprete di giocatore molto alto, molto atletico, con fondamentali lontani da quelli richiesti per il ruolo di centro, ricopre entrambi i ruoli sottocanestro, con lui in mezzo ovviamente il gioco è più propenso alla velocità . Quarto lungo della rotazione è l'esperto Bo Outlaws, uomo solidissimo in difesa, con limiti enormi in attacco che però da una grinta e un'energia difensiva alla squadra come nessun altro.

Questa è la rotazione vera, dieci uomini con un minutaggio spesso simile, il solo Gasol supera di poco i trenta minuti di impiego a sera. A roster ci sarebbero anche Jakovos Tsakalidis utilizzato poco e i due rookie Troy Bell e Danthae Jones, che per problemi vari di fatto non hanno visto campo.

Ma è ovvio che nei piani di Jerry West il giocattolo non è completo, manca un ultimo tassello per chiudere il cerchio, il giocatore che prenda la squadra in mano come sua e la conduca direttamente al titolo. Come detto per un secondo hanno sfiorato LeBron James, e se la fortuna li avesse assistiti adesso di fronte ai loro risultati attuali, sia dei Grizzlies che di James, e considerando la bassa età  media del gruppo, tutta l'NBA sarebbe in preda ad una crisi isterica, di fronte di quella che potrebbe essere stata sicuramente una dinastia con 10-15 anni buoni di dominio.

Ma un obbiettivo simile c'è e non è nemmeno tanto nascosto e si chiama Kobe Bryant. West sin dal suo arrivo a Memphis non ha mai nascosto la volontà  di far di tutto per portarlo a Memphis appena possibile, e il momento è la prossima estate quando Bryant sarà  Free Agents, e tutti ci rendiamo conto che inserire Bryant in un contesto simile, metterà  i Grizzlies in prima fila per la lotta all'anello.

In conclusione non si può che fare un grande applauso ancora una volta a Jerry West, che arrivato tra molto scetticismo in un ambiente perdente da anni, ha avuto l'immensa capacità  di rivalutare scelte fatte da altri che sembravano sbagliate in pieno, portando una squadra dalle venti o poco più vittorie dello scorso anno ai playoff conquistati con enorme merito e con largo anticipo.

Il futuro poi è comuque dalla loro parte, perchè che arrivi Kobe o meno questa squadra ha dei margini di progresso enormi, che prima o poi faranno si che l'artiglio dell'orso che stringe il pallone dell'NBA, si voglia infilare anche un qualcosa di brillante e luccicante ai diti.

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