Kidd perplesso e dubbioso: sta già pensando ai playoff?
Jason Kidd è stato ufficialmente inserito in lista infortunati e le probabilità che rimanga fermo per il resto della regular season sono molto alte.
Questa è l'ennesima tegola caduta sulla testa dei Nets versione 2003-2004. Se è vero che il buongiorno si vede dal mattino, sarà molto difficile prevedere un lieto fine per questa sfortunata stagione dell'ormai rinomata franchigia del New Jersey.
A East Rutherford è da inizio stagione che le cose vanno di male in peggio: novembre è stato forse il mese peggiore, caratterizzato da settimane di continuo in & out dall'infermeria, culminato poi nella drammatica uscita di scena di Alonzo Mourning. Dicembre è stato il mese della guerra fredda tra Scott e i giocatori, Kidd e Martin in particolare, e gennaio ha dato l'addio a Byron Scott.
Giusto il tempo di godersi i nuovi Nets targati Lawrence Frank che le gambe delle stelle iniziano letteralmente a tremare. La contusione al ginocchio di Kidd, che lo aveva costretto in borghese durante la prima settimana di marzo, probabilmente è stata sottovalutata.
Kidd torna in campo per consegnare 13 assistenze contro Denver (W 98-97) e registrare la tripla doppia dell'aggancio a Larry Bird con Chicago (W 88-76). Ecco il commento dell'ex California Golden Bear: "E' un onore aver raggiunto in questa speciale classifica una leggenda come Larry Bird ed avvicinare nomi come Magic, Chamberlain e Robertson. Volete sapere se posso raggiungere gli altri tre? Dovrei rimanere trentenne ancora per un po', e farmi installare un paio di gambe nuove”.
Se l'è tirata da solo: le gambe nuove non sono state consegnate e quelle vecchie, la sinistra in particolare, tornano a fare i capricci. Kidd gioca anche contro Miami, Sacramento e Detroit, ma si vede lontano un miglio che le sue transizioni sono tre volte più lente di quelle a cui ci aveva abituati.
E così, proprio prima del derby con New York, Giasone è di nuovo costretto ad assistere i compagni dalla panchina, vedendoli naufragare realizzando la miseria di 65 punti. Nell'impegno domenicale con Dallas, New Jersey si comporta decisamente meglio, con un improvvisa e collettiva prova di carattere che però non basta ad evitare la terza sconfitta consecutiva.
E nel frattempo arriva il responso della risonanza magnetica: le uniche certezze sono l'assenza di lacerazioni e fratture, e l'integrità dei legamenti. Per il resto si continua a parlare di una contusione dell'osso che dovrà essere valutata da più di un medico.
Il primo verdetto dello staff dei Nets invece vuole il playmaker a riposo fino alla fine della stagione regolare, e forse anche per la prima serie di playoff. Kidd, in un primo momento d'accordo con questa scelta, adesso sembra ritrattare: "Fa male, non riesco a correre. E' evidente che devo riposare il più a lungo possibile. Ma se avvertirò anche un solo lieve miglioramento giocherò i playoff. Voglio mantenermi in forma ed essere pronto".
La parola d'ordine, quindi, è ottimismo. Ad oggi i Nets, leaders dell'Atlantic e automaticamente al secondo posto nella Eastern, hanno otto lunghezze sulla seconda (Miami). E' evidente che lo staff tecnico è convinto di riuscire a mantenere tale questo vantaggio, anche senza il miglior giocatore.
Si vocifera e sussurra anche della possibilità di un intervento chirurgico quale metodo migliore e più veloce per guarire il ginocchio malandato. Ma Kidd non vuole sentire ragioni: se dovrà andare sotto i ferri, lo farà solo a stagione finita, o forse addirittura dopo l'estate, anche perché, ad agosto, ci sarebbe un piccolo impegno chiamato "Olimpiadi".
Si stanno praticamente convincendo tutti che vincere senza il capitano è possibile. Ma come la mettiamo se ai box si ferma anche Kenyon Martin? L'infiammazione ai tendini del ginocchio si è riacutizzata e K-Mart ha fatto da spettatore durante le ultime due recenti sconfitte. Il fresco All Star dice che grazie al riposo e alla borsa del ghiaccio le condizioni stanno notevolmente migliorando.
Da vero duro, anche lui, sostiene di non voler saltare troppe partite e, in accordo con i tecnici ed i medici la sua situazione sarà valutata giorno per giorno, così come la possibilità di schierarlo in campo nelle gare più difficili. Va bene essere ottimisti ma, delle restanti tredici gare di stagione regolare, qualcuna sarebbe meglio vincerla, e la presenza del miglior rimbalzista e stoppatore può fare solo bene.
Martin, nell'ultima settimana, ha ceduto il titolo di miglior realizzatore della squadra a Richard Jefferson. RJ ha superato quota venti punti realizzati in nove delle ultime dieci partite e la sua media attuale è di 18 ppg tondi tondi.
Il bruco, già superata la metamorfosi in crisalide durante la scorsa stagione, si è definitivamente trasformato in farfalla volando alla conquista del ruolo di leader ad interim.
Non stiamo più parlando della terza opzione tra le scelte offensive dei Nets. Non stiamo nemmeno parlando del bravo ventitreenne che fa il suo bel compitino e ogni tanto esplode con prestazioni al di sopra della media.
Richard Jefferson è definitivamente diventato il perno dell'attacco, con o senza Kidd. Si prende più o meno lo stesso numero di tiri di Kenyon Martin, ma i possessi e le iniziative sono molti di più, e lo testimonia il fatto che Jefferson è il Net che va più spesso in lunetta.
Il segreto del suo successo, tralasciando per un attimo il valore aggiunto che si ottiene giocando con un creativo come Kidd, sta nelle sue incredibili capacità atletiche che gli permettono di reggere i ritmi della velocissima transizione dei Nets e di esplodere verticalmente segnando canestri in aree coperte da giocatori ben più alti di lui.
La capacità di difendere sia sulle guardie che sulle ali, un buon tiro in sospensione dai cinque metri, un più che discreto primo passo e un terzo tempo che gli permette senza difficoltà di coprire distanze da triplista dell'atletica leggera, completano il profilo tecnico/atletico di questo giocatore. Qualcuno sostiene che questo ragazzo è il miglior atleta che i Nets hanno mai avuto dai tempi di Julius Erving.
Forse il paragone è un po' troppo azzardato, ma il mix di forza, velocità ed elevazione a disposizione di questo ragazzo, lo mette una buona spanna al di sopra della media NBA.
Siccome i campioni non diventano tali solo grazie alle loro doti tecniche, sarebbe opportuno parlare delle qualità caratteriali. La personalità e l' ego abbastanza smisurato erano già emersi durante la stagione da rookie. Jefferson si è subito adattato all'ambiente dei professionisti, dimostrando immediatamente la grinta ed il coraggio necessari per prendere iniziative in momenti delicati e per difendere forte su giocatori più accreditati.
Anche la lingua è sempre stata lunga: convintissimo dei mezzi propri e della squadra, non ha mai lesinato affermazioni pesanti ed irriverenti in conferenza stampa. E, fin'ora, è quasi sempre riuscito a sostenere le sue tesi sul campo, con i fatti. Dopo la pesante sconfitta con Detroit del 18 marzo si è permesso questa affermazione: "Hanno vinto ma non sono più forti di noi. Si sono lamentati per il fallo tattico speso per arrivare a 70 punti? Hanno tenuto in campo tutto il tempo il loro miglior giocatore: se anche noi avessimo fatto la stessa cosa, avremmo superato facilmente i 70 punti""".
Ha poi accennato all'assenza contemporanea di Kidd e Martin: "Niente di grave, tutti gli altri dovranno prendersi maggiori responsabilità ". Detto e fatto. Jefferson ne ha messi 25 contro New York, 22 con Dallas e, nell'ultima vittoria sui Bulls (84-81) ne ha realizzati 20.
Proprio dalla gara con Chicago emerge nettamente l'intelligenza tattica del giocatore da Arizona. I Bulls, che hanno capito perfettamente da quale punto dell'attacco di New Jersey potevano arrivare i maggiori pericoli, hanno tentato di limitare Jefferson raddoppiandolo costantemente. RJ, in perfetto stile Paul Pierce, si è subito dato da fare per leggere la difesa e distribuire la bellezza di 8 assists.
Se contiamo anche i 10 rimbalzi catturati, abbiamo la descrizione di un ragazzo che si è messo la squadra sulle spalle, portandola ad un'importante vittoria.
A questo punto della sua carriera, si può affermare che Jefferson è diventato un giocatore padrone dei propri mezzi, capace di condizionare una gara senza limitarsi a prendere quello che la difesa gli concede. L'occasione per dimostrare quanto appena detto è l'immediato futuro, dove i Nets continueranno a giocare senza Kidd e Martin.
Sempre a proposito dell'assenza del capitano, Thorn ha appena concesso un contratto di dieci giorni a quell'Anthony Goldwire visto anche sui parquet di Bologna, sponda Fortitudo. Sinceramente questa mossa non è molto ben decifrabile. D'accordo che Davis è in lista infortunati ma, probabilmente, Thorn si è perso le ultime partite. Non si è accorto che il portatore di palla, supportato da Kittles, è Lucious Harris e che in panchina a giocare a briscola c'è Planinic?
In ogni caso, se Jefferson sarà supportato dagli ottimi Kittles e Harris visti in questo inizio settimana, New Jersey potrà sperare in qualche altra preziosa vittoria e ritrovare morale. Altrimenti non resta che attendere con impazienza il ritorno delle altre due stelle.