Vince Carter: il suo strepitoso finale di stagione potrebbe non bastare.
Ormai la corsa si fa sui Cleveland Cavaliers.
Sembra un paradosso, una di quelle affermazioni da fanta-Nba estiva, ma la realtà dei fatti è questa.
La squadra del fenomeno del terzo millennio LeBron James è al momento la più seria candidata ad aggiudicarsi l'ultimo posto utile, l'ottavo, per accedere ad i playoff della Eastern Conference, ed avere il dubbio privilegio di affrontare al primo turno gli scatenati Indiana Pacers di Rick Carlisle.
I Toronto Raptors infatti si trovano nella situazione di non dover solo pensare alle proprie partite, ma in quella, poco rassicurante, di dover correre davanti a “Sport Center” per scoprire se “The Chosen One” e compagni hanno subito una battuta d'arresto in grado di avvicinare la squadra dell'Ontario alla post-season.
Come si arrivati a questa situazione?
La risposta è tanto semplice quanto amara, per i tifosi canadesi: la freschezza atletica e l'entusiasmo che l'arrivo del rookie delle meraviglie hanno portato nella capitale dell'Ohio si sono rivelati nella seconda parte della regular season molto più determinanti della voglia di riscatto dei giocatori di Kevin O'Neill e della loro ritrovata, solo parzialmente, integrità fisica.
La rimonta dei Cavs parte proprio da lì, dall'impressionante crescendo rossiniano delle prestazioni di LeBron James, molto più libero di agire da realizzatore nel suo nuovo ruolo di guardia, e dall'esplosione definitiva di giocatori quali Zydrunas Ilgauskas, centro da All Star Game che può fare la differenza ad Est, e Carlos Boozer, power forward di grande energia e serio candidato al premio di giocatore più migliorato dell'anno.
Anche il mercato sembra sorridere maggiormente alla compagine allenata da Paul Silas: l'arrivo da Portland di Jeff McInnis ha permesso a James di svincolarsi da obblighi, assolti per più metà di stagione con ottimi risultati peraltro, di impostazione del gioco, permettondogli di finalizzare giocate rapide di contropiede e transizione; giocate che prima dell'arrivo del play dai Blazers era troppo di frequente “costretto” a lanciare piuttosto che a concludere.
Con tutto il rispetto per giocatori di ruolo di buon livello come Ira Newble ed Eric Williams, la pericolosità e l'efficacia delle soluzioni in velocità di LeBron sono di un altro pianeta.
Sul versante Raptors invece il mercato, anche quello dei free agent, non ha portato modifiche significative al gioco della squadra, troppo spesso lento e vincolato a ripetitivi e quindi poco pericolosi isolamenti al gomito per Vince Carter.
Un Vince Carter tornato ad onor di cronaca in forma smagliante dopo l'ennesimo stop, che sta viaggiando ad oltre 27 punti e 7 assist a partita dopo l'infortunio.
Infortuni che come spesso capita di recente ai perseguitati Dynos hanno condizionato anche le scelte, tecniche e manageriali, di coach Kevin O'Neill, che ha cercato di risolvere la poca profondità della sua panchina con gli ingaggi, nell'ordine, di Dion Glover, Rod Strckland e Corey Blount.
Il primo ha goduto di qualche “momento di gloria” in contumacia, contemporanea, Alvin Williams-Jalen Rose, ma è presto scivolato a bordo panchina per cadere gradualmente nel dimenticatoio (del quale ospiti fissi sono ormai Jerome Moiso e Lamond Murray) al ritorno dell'ex fab-five di Michigan.
Il secondo, il veterano e girovago Rod Strickland, sembrava essere, soprattutto nel cuore dei tifosi canadesi, il salvatore della patria, quel regista che poteva armare con continuità la mano delle “bocche da fuoco” Carter e Rose.
Ma sondaggi del sito ufficiale dei Raptors a parte, l'impatto dell'ex-Magic si è rivelato sì positivo, ma non così determinante, tanto che nelle ultime delicate partite disputate da Toronto O'Neill ha affidato la squadra nelle mani di Jalen Rose, chiamato a ricoprire nuovamente il ruolo di playmaker, in voga ai tempi del college ma meno sperimentato nella sua carriera NBA.
Dalla panchina esce anche Blount, anch'egli esperto e con una carriera NBA lunga e variegata, che contibuisce alla causa con qualche rimbalzo e altri 6 falli da spendere sugli immarcabili (per i Raptors…) lunghi avversari.
La nuova strutturazione dei Dynos ha portato Carter e compagni a 2 vittorie importanti e prestigiose, contro squadre che faranno i playoff, i New Orleans Hornets, o che lottano per andarci nel competitivo Ovest, gli Utah Jazz.
In queste 2 gare il trascinatore è stato l'ottimo Carter di questo ultimo scorcio di stagione, che soprattutto nella corsara trasferta alla New Orleans Arena è tornato “InVinceble”, griffando 42 punti, 12 assist ed una percentuale al tiro da cecchino (13 su 20, 4 su 5 da tre, 12 su 13 ai liberi).
Le noti dolenti arrivano però dalle 2 sconfitte interne maturate nell'ultima settimana, tra cui spicca quella nello scontro diretto con i Cavs, e che costa a Toronto la partita di distacco in classifica da Cleveland.
Nella gara del 10 Marzo infatti i Raptors non sono mai stati veramente in partita, andando sotto sin dal primo quarto (21-30) senza mai riuscire ad arginare lo strapotere a centro area di Ilgauskas, 30 alla fine per lui, e di Boozer, autore di 11 punti ma soprattutto di 13 fondamentali rimbalzi, che hanno contribuito a rendere ancor più severo il gap sotto i tabelloni tra le due formazioni: 48 a 38 la statistica finale per i Cavs.
Ancor più sanguinosa, principalmente per i valori in campo e la diversità di motivazioni, è stata la battutta d'arresto, sempre all'Air Canada Centre, contro i Chicago Bulls.
I “compagni di trade”, con la mente già al futuro draft ed alla prossima stagione, si sono imposti in Canada con il punteggio di 96-91, nonostante i 30 punti di Carter ed i 24 di un redivivo Jalen Rose.
Grandi protagonisti della serata sono stati il rookie Kirk Hinrich, 21 punti e 13 assist per l'ex-Kansas, ed il centro, troppo frettolosamente soprannominato “baby Shaq” in passato, Eddy Curry, che pur non essendo propriamente O'Neal ha messo a ferro e fuoco il centro area di Toronto iscrivendosi all'ormai folto club dei trentellisti centri avversari dei Raptors.
Adesso, con i lanciati Miami Heat che appaiono decisi a conquistarsi in anticipo un posto nella griglia playoff e gli incostanti ma talentuosi New York Knicks vicini ad un obbiettivo che a metà stagione sembrava una chimera, non sarà facile per O'Neill condurre i suoi ad una rimonta, visto anche il calendario non favorevole che attende Toronto.
Ormai sembra deciso, e la sfida del 6 Aprile alla Gund Arena lo conferma: la corsa ai playoff passa per Cleveland.