Tutta l'esultanza di Mo Finley dopo il canestro della vittoria di UAB
Dopo i primi due turni il Bracket del Midwest ha cambiato completamente fisionomia mettendo addirittura in discussione le scelte di chi, durante la stagione, ha votato settimanalmente per assegnare i posti del ranking nazionale.
L'impresa del primo turno di Nevada, che si era sbarazzata dei più blasonati Spartans di Michigan State, non è niente in confronto a quello che è successo nel turno successivo.
“Chi di spada ferisce, di spada perisce” è un vecchio proverbio che, mai come questa volta, calza a pennello con gli Zags che per anni sono stati etichettati come la Cinderella per eccellenza.
Quest'anno il comitato NCAA, dopo 20 vittorie consecutive ed una posizione di tutto rispetto nel ranking nazionale, gli aveva assegnato addirittura una testa di serie #2, trasformando la compagine di Spokane da cenerentola a principessa.
Nessuno poteva immaginare che la maledizione delle cenerentole colpisse anche Gonzaga, togliendo ogni ambizione di vittoria ai padri gesuiti.
Invece nella sfida di sabato a Seattle contro Nevada (testa di serie #10) le cose si mettono subito male. Dopo la palla alzata Nevada attacca il canestro con decisione giocando prevalentemente dentro e mettendo in difficoltà Gonzaga che finisce ben presto sotto 19-11. I Wolf Pack aprono la partita con un buonissimo 60% dal campo e grazie ai canestri dalla lunga distanza della guardia Todd Okeson si portano addirittura sul 27-13 tracciando il primo solco decisivo tra le due squadre.
La situazione si fa drammatica quando Few deve rinunciare al suo miglior lungo, nonché miglior realizzatore Ronny Turiaf che a 11:07 dalla fine del primo tempo commette il terzo fallo e finisce in panchina.
Blake Stepp, l'altro giocatore riferimento per Gonzaga, non è in serata e segna il suo primo punto solo su tiro libero con 10:17 ancora da giocare ed il suo primo canestro dal campo verso la fine del primo tempo con un canestro da 3, l'unico di un disastroso 1 su 13 complessivo dalla lunga distanza. Alla sirena il punteggio è 47-32 a favore di Nevada, con i Wolf Pack anche sopra di 20 durante la prima frazione.
Dopo l'intervallo, Gonzaga riprende la partita con determinazione e dopo un inizio di secondo tempo scoppiettante si avvicina a Nevada guidata dal lungo Cory Violette, unico Bulldog capace di tenere a galla i suoi con 16 punti e 11 rimbalzi complessivi. Il -8 è il loro massimo avvicinamento e coincide con il 58-50. Poco dopo, quando Turiaf ritorna in campo, sembra tornare anche l'ottimismo tra i tifosi di Gonzaga.
Ma in meno di un amen il francese della Martinica commette il suo quarto fallo e ritorna in panchina, dove è costretto a restare per gli ultimi 10 minuti. Gli Zags accusano la sua perdita e, come spesso capita, il lungo di Nevada Kevin Pinkney da il colpo di grazia alle loro speranze con una schiacciata che riporta con decisione Nevada sul 67-54 ed allontana gli avversari definitivamente fino al 91-72 finale. Pinkey chiude la partita con un bottino di 20 punti, 8 rimbalzi e 2 stoppate ed un ottimo 9 su 13 dal campo che fanno di lui sicuramente il migliore in campo ed il padrone delle zone verniciate.
Un buon attacco complessivamente per i ragazzi di coach Trent Johnson che hanno segnato con discrete percentuali (47% sia da 2 che da 3) grazie anche al contributo degli gli esterni di Nevada Todd Okeson (19 punti) e Kirk Snyder (18). Attenti a Snyder, un giocatore capace di mettere a segno un 4 su 7 da 3 e che è ormai da tempo sui taccuini degli scouts NBA.
Malissimo invece i due giocatori chiave di Gonzaga. Turiaf gioca solo 15 minuti e finisce per non essere un fattore nonostante un 6 su 10 con 13 punti, 6 rimbalzi e 1 stoppata. Stepp invece gioca praticamente tutta la partita ma il suo 3 su 18 penalizza le percentuali di una squadra che complessivamente tira solo con il 37% (14% con 3 su 22 da 3).
Tocca proprio a Blake dare una chiave di interpretazione alla partita. “Non so dire se questa è la migliore difesa che abbia visto quest'anno. Sicuramente la loro difesa ci ha impedito di giocare come sappiamo”.
La difesa di Nevada ha sorpreso Gonzaga. Questa settimana a Spokane non potranno cantare il solito “Sweet 16! Sweet 16!”.
Altri Upset però erano ancora dietro l'angolo. Domenica infatti è toccato alle altre tre teste di serie. Anche se non aveva le sembianze di un potenziale upset, la prima sfida che ha visto gli Yellow Jackets di Georgia Tech, testa di serie #3, alle prese con gli Eagles di Boston College testa di serie #6 si preannunciava molto equilibrata. E così è stato.
Pronti, via e Georgia Tech rompe gli indugi segnando i primi 6 tiri che la portano subito avanti sul 16-5. Ma Boston College con pazienza rientra grazie all'aiuto di Jared Dudley e chiude il primo tempo sotto di 4 (35-31). Il secondo tempo non è diverso dal primo con i ragazzi di coach Paul Hewitt che allungano subito portandosi 44-33 con ancora 16:15 sul cronometro.
A 8:40 dalla fine Georgia Tech è ancora sopra di 8 ma quando B.J. Elder mette a segno un canestro da 3 punti, portando la partita sul 53-48, l'attacco degli Yellow Jackets va in panne e smette di segnare canestri dal campo per tutti gli ultimi 6 minuti.
La situazione diventa critica appena Jared Dudley segna da 3 e pareggia la partita a 53 con ancora 2:48 da giocare. Negli ultimi secondi, sul 55-54 per Georgia Tech e la palla nelle mani di Boston College, c'è l'episodio clou della partita.
La guardia freshman Steve Hailey si avventura in area ma sulla sua strada trova il centro avversario Luke Schenscher che con i suoi 7 piedi abbondanti gli mette paura e lo costringe a passare indietro la palla. Sulla traiettoria del passaggio si infila la guardia di Georgia Tech Jarret Jack che ruba la palla e si invola a canestro per la schiacciata decisiva a meno di 6 secondi dalla fine che fissa il punteggio finale sul 57-54.
“Ho provato a dirgli di tenere la palla e controllare il cronometro ma non mi ha sentito per via della confusione creata dai tifosi” ha commentato Hewitt al termine della partita sull'azione decisiva di Jack. “Non sapevo quanto fossero vicini gli avversari così ho pensato a segnare due punti facili per portare il punteggio avanti di 3” ha aggiunto Jack.
Forse la scelta di controllare il cronometro e finire in lunetta sarebbe stata più giusta ma l'emozione della guardia sophomore ha condizionato sicuramente la giocata decisiva.
Per sua fortuna, il tentativo finale da 3 di Jermaine Watson si è spento sul canestro insieme alle speranze degli Eagles. Una cattiva precisione dalla lunetta (solo 9 su 15 per un 60% di realizzazione) e troppe palle perse (20), che hanno generato contropiedi avversari e canestri facili, hanno sicuramente condannato la squadra di Al Skinner.
Skinner tra l'altro ha dovuto rinunciare per tutta la partita al suo leading scorer Craig Smith, vittima dei falli ed autore di 2 soli punti. Smith aveva realizzato nelle quattro partite di postseason più di 19 punti e recuperato ben 11 rimbalzi trascinando Boston College.
Dall'altra parte l'eroe della partita Jack chiude con 8 punti, 6 rimbalzi e 6 assists, mentre il suo compagno Elder con 18 punti (4 su 7 da 3) finisce la partita come miglior realizzatore della partita.
Con questa vittoria Georgia Tech torna per la prima volta dal 1996 tra le sweet sixteen. Prossima fermata St. Louis dove Georgia Tech avrà il privilegio tutt'altro che invidiabile di sfidare Nevada per guadagnarsi l'accesso alla finale dei regionals.
Qualche ora dopo tocca a Kentucky provare a difendere la propria testa di serie #1. Ad attenderli ci sono i Blazers di Alabama-Birmingham, testa di serie #9 che ha battuto Washington al primo turno, la squadra che aveva appena impedito la perfect season di Stanford, ossia la numero uno del ranking nazionale. Dopo aver fatto piangere i tifosi di Stanford ora toccava a quelli di Kentucky.
“40 minuti di inferno” era quello che predicava Nolan Richardson ad Arkansas e coach Mike Anderson prima assistente con i Razorbacks ed ora ad UAB pare abbia imparato bene la lezione. Per i ragazzi di Tubby Smith la sfida si parte subito in salita.
Già dopo la prima frazione Kentucky si trova sotto di 9 (42-33). Per Smith ed i suoi ragazzi si cominciano ad intravedere gli spettri dell'eliminazione. Il secondo tempo comincia con i Wildcats alla carica ma quando, in un contropiede 3 contro 1 riescono a farsi intercettare clamorosamente la palla da Ronell Taylor che rilancia senza guardare il fratello Donell dall'altra parte del campo per una schiacciata finale, la paura comincia a concretizzarsi.
Con questo gioco spettacolare che entrerà sicuramente negli highlights di questo torneo UAB si porta avanti 54-44, e mette Kentucky con le spalle al muro. La reazione è veemente ed i Wildcats si riportano avanti sul 69-63 con 5 minuti da giocare, grazie ad un tiro da 3 di Gerald Fitch. Ma poco dopo l'inferno dei Blazers regala un'altra palla recuperata a Carldell Johnson che trova Demario Eddins per un facile layup che riporta la partita in parità a 69 con 2 minuti sul cronometro.
La qualificazione si gioca negli ultimi 2 minuti equilibrati. A 29 secondi dalla fine Kelenna Azubuike, con una schiacciata a canestro, riporta avanti Kentucky 75-74 e costringe Anderson a chiamare time-out per disegnare l'ultimo gioco.
Dopo la rimessa la palla finisce nelle mani di Mo Finley. La guardia si avvicina in palleggio all'area avversaria e quando supera l'arco da 3 punti si ferma, finta il tiro, fa saltare per aria l'avversario e subito dopo scocca il canestro decisivo. 76-75 è il risultato che chiude la partita a favore di UAB anche perché nei 12 secondi finali Fitch sbaglia il canestro della vittoria per Kentucky.
Proprio Finley è il migliore dei suoi con 17 punti mentre Ronell Taylor, uomo tuttofare per Mike Anderson, lascia il campo con 7 punti, 5 rimbalzi, 7 assists e 2 palle recuperate in 23 minuti. Tra i Wildcats invece, a parte il solito Fitch con 17 punti e 7 rimbalzi, l'altro senior Erik Daniels ha finito con 12 punti e 10 rimbalzi dopo essere stato in campo solo 24 minuti, penalizzato dai falli.
Con questa vittoria UAB approda alle sweet sixteen dopo 22 anni. Per Kentucky invece nell'era Smith solo delusioni. Dopo aver vinto al primo anno approfittando di una squadra piena di buoni giocatori lasciatagli da Rick Pitino, Tubby Smith non è più riuscito ad approdare alla Final Four. Fitch, Daniels, Cliff Hawkins ed Antwain Barbour sono i senior che lasciano Lexington e sui quali vale la pana fare qualche considerazione.
Nessuno di loro probabilmente vestirà una maglia NBA invertendo la tendenza lanciata da Pitino. E' chiaro che Smith non ha il fascino di Pitino per i giocatori di High School con ambizioni da professionisti. Il suo reclutamento è stato in questi anni di basso livello e senza campioni è difficile trovare aperte le porte delle Final Four.
Anche nelle sue esperienze precedenti Smith non ha praticamente consegnato giocatori alla NBA se si fa eccezione per Jumaine Jones ai tempi di Georgia, che sembra però far fatica ad entrare nelle rotazioni degli allentatori. Forse non è visto come un coach che sa formare giocatori per il livello superiore. Il suo sistema ben si addice allo stile del college basket ma nessuno è disposto a mettere il proprio ego a disposizione del collettivo. Ovviamente senza stelle difficilmente si fa strada nel torneo NCAA e Smith ha dovuto pagare dazio.
Per il prossimo anno però Smith sta facendo un buon reclutamento, portando alla sua corte le due stelline della Renaissance HS di Detroit. Il primo che ha già firmato è la guardia Joe Crawford ed il secondo, che probabilmente lo seguirà a ruota, è l'altro esterno Malik Hairston. Se aggiungete che Kentucky è in corsa anche per il centro Randolph Morris, che però potrebbe finire a Georgia Tech, e per la power forward Tello Palacios direi che il futuro si presenta più roseo. Tutti e quattro sono tra i migliori 30 giocatori della nazione e di questi tempi con le dipartite verso la NBA sono una vera manna.
Intanto però onore ai ragazzi di UAB che appaiono a questo punto come la mina vagante nel bracket del Midwest e la candidata numero uno a Cinderella per le Final Four.
Sulla loro strada venerdì prossimo troverà Kansas, testa di serie #4, che si è sbarazzata abbastanza facilmente di Pacific, testa di serie #12.
I Tigers si sono presentati al torneo NCAA dopo aver dominato la Big West Conference con una striscia aperta di 16 vittorie consecutive. Dopo l'upset appena confezionato ai danni di Providence, erano pronti ad allungare ulteriormente l'elenco delle W.
Kansas doveva partire forte e così è stato. Dopo un inizio altalenante, con un parziale di 15-2 all'interno del primo tempo, i Jayhawks si portano avanti con decisione e dopo un canestro del lungo David Padgett il punteggio è già 31-20. Questo parziale di Kansas è figlio di una buona difesa che lascia i Tigers senza segnare per 6 minuti.
La compagine di coach Bob Thomason reagisce immediatamente con il lungo Guillaume Yango e la guardia Tom Cockle che in men che non si dica restituiscono lo sgarbo agli avversari mettendo insieme un contoparziale di 12-0 che li riporta in testa per 32-31 sul finire del primo tempo. Gli ultimi minuti vedono ancora Kansas andare a canestro e riprendersi la testa della gara chiudendo la prima frazione sul 36-32.
La partita prosegue equilibrata anche nella ripresa fino al 51-51. A questo punto Kansas prende in mano la partita con decisione e, guidata dai canestri di Keith Langford e Michael Lee, infligge un altro parziale di 15-3 ai Tigers che affondano definitivamente. La partita finisce 78-63 per Kansas che approda così alle sweet sixteen per il quarto anno consecutivo.
Pacific esce a testa alta avendo provato a contrastare fino in fondo una corazzata come Kansas. Wayne Simien e Jeff Graves hanno dominato sotto i tabelloni gli avversari, dando a Kansas la vittoria anche nella sfida a rimbalzo 40-27, che ha permesso un vantaggio 24-5 nei punti segnati grazie a secondi tentativi.
“Abbiamo giocato duro, dominato a rimbalzo e difeso bene” ha commentato coach Bill Self al termine della partita. “Ci hanno mostrato i loro muscoli. “Noi abbiamo provato a contenerli ma quando abbiamo sbagliato un paio di tiri incontrastati da 3 abbiamo perso l'inerzia e consegnato la partita nelle loro mani” ha aggiunto l'avversario Bob Thomason.
Per Pacific alla fine sono inutili i 22 punti 6 rimbalzi e 9 su 13 di Yango, unico Tigers con Cockle e Miah Davis (10 punti ognuno) capace di contrastare la forza e la potenza dei Jayhawks.
Per Kansas, che a questo punto incontrerà UAB, 18 punti e 12 rimbalzi per Simien vuole riportare Kansas alle Final Four dopo aver visto i compagni dalla panchina nella passata stagione per via di un infortunio. In doppia cifra anche Langford (16) Greaves (12) e J.R. Giddens (13) in una squadra che ha tirato il 48% dal campo.
Non ci resta che aspettare ancora una settimana per vedere chi rappresenterà il bracket del Midwest alla prossime Final Four. Le sfide saranno Nevada-Georgia Tech e UAB-Kansas. Nessuno sembra favorito e tutto è ancora aperto. Il mio dollaro però lo metterei su Kansas, che ha l'esperienza giusta per gestire le difficoltà dei regionals.