Victor Martinez è già oggi il miglior catcher dell'MLB
Fallita la grande rimonta della scorsa stagione, che li aveva visti in un
settembre infuocato rincorrere - pur senza raggiungerli - i White Sox futuri campioni del mondo, i Cleveland Indians si preparano ad una stagione 2006 che si prospetta ricca di soddisfazioni. I rivali nella AL Central saranno anche quest'anno le calze bianche di Chicago, ma la tribù sembra decisamente attrezzata per competere ai loro alti livelli: il gruppo dell'anno scorso è stato mantenuto, nello spirito tipico della franchigia di privilegiare gli investimenti a lungo termine, pescando nel fertile vivaio delle Minors i campioni del domani.
Obiettivo minimo degli Indians è l'approdo a quella post-season che manca nella "Mistake on the Lake" dal 2001. Per riuscirci dovranno evitare di perdere terreno nella prima parte della stagione, come accade loro da qualche stagione: proprio il 2001 è stata l'ultima stagione in cui Cleveland ha ottenuto un record positivo in Aprile, e non è stata poi costretta ad inseguire.
Pitching & Difesa
La rotazione di Cleveland ha avuto buoni risultati nella stagione scorsa, ma la dirigenza ha comunque voluto investire per conferirle maggiore esperienza e sopperire alle perdite di Millwood ed Elarton.
Lanciatore numero uno sarà l'esplosivo mancino C.C. Sabathia, 26 anni, un record di 15-10 con ERA di 4.03 nel 2005. Dopo un inizio altalenante (6-9), Sabathia si è ripreso alla grande concludendo la stagione con un 9-1 da stropicciarsi gli occhi: questa stagione C.C. dovrà dimostrare di poter davvero diventare un pitcher dominante sin dall'opening game al New Comiskey Park di South Side Chicago.
Altra forza giovane è il secondo in rotazione, Cliff Lee, ventottenne mancino che nella scorsa stagione ha decisamente lasciato il segno, con il brillante record di 18-5 (ERA di 3.79) che lo ha posizionato al quinto posto tra i lanciatori più vincenti dell'MLB. Riconfermarsi non sarà facile, ma gli farà da motivazione per tutta la stagione.
Il numero tre sarà il ventinovenne destro Jake Westbrook, sinkerballer che nella scorsa stagione non ha convinto appieno: 15-15 il suo record, con un'ERA di 4.49. Westbrook dovrà limare la media punti concessi per diventare un lanciatore di livello superiore: in questo dovrà essere assistito dagli interni, che dovranno gestire al meglio le groundball che concede ai battitori avversari.
Quarto e quinto nell'ordine saranno i due esperti lanciatori che il GM Mark Shapiro ha voluto aggiungere ad una rotation talentuosa ma forse troppo giovane, Paul Byrd e Jason Johnson. Il veterano Byrd, proveniente dagli Angels, è un affidabile lanciatore destro che a trentasei anni può ancora dire la sua nelle Majors: 12-11, con un'ERA di 3.74 non sono certo numeri da pensionato! Johnson, trentatreenne destro ex Tigers, è un altro buon pitcher che vorrà sfruttare la sua prima occasione di giocare per una vera contender: il suo record in carriera di 52-86 risente infatti delle pessime stagioni delle franchigie con cui ha giocato (Pittsburgh, Tampa Bay, Baltimore, e appunto Detroit: 8-13 con ERA 4.54 lo scorso anno).
Nel bullpen la situazione è confortevole dal punto di vista dell'esperienza, con il solo giovane Fernando Cabrera ad abbassare l'età media: il veterano ex-Florida Guillermo Mota si è infatti aggiunto agli esperti Rafael Betancourt, Scott Sauerbeck e Matt Miller, con altri due ultra-trentenni come Danny Graves e Steve Karsay a contendersi l'ultimo posto disponibile.
A chiudere, una sicurezza: il braccione destro di Bob Wickman, che dopo una stagione da 45 salvezze e un'ERA di 2.47 sarà anche quest'anno un affidabile punto di riferimento della squadra.
Lineup
Dal punto di vista offensivo la squadra è pressoché rimasta uguale a quella della scorsa stagione. Le addizioni del prima base Eduardo Perez da Tampa Bay e degli esterni Jason Michaels dai Phillies e Todd Hollandsworth da Atlanta sono volte ad aumentare la profondità in ruoli ritenuti critici e creare una reale e - si spera - produttiva competizione per il posto nel lineup titolare.
A ricevere anche quest'anno sarà confermato l'asso indiscusso degli Indians, Victor Martinez, uno degli assoluti astri nascenti dell'intera MLB. Dopo una stagione in cui ha battuto .305 con 20 HR e 80 RBI, piazzandosi ampiamente al primo posto come costanza e produzione nella sua posizione: Martinez è ormai una realtà del baseball.
Anche gli altri interni sono tutti confermati, ma la loro pericolosità al piatto è ben lontana dallo strepitoso rendimento del catcher. Agli angoli troviamo le grandi delusioni del 2005. Ben Broussard in prima è chiamato al definitivo salto di qualità , dopo una incostante stagione da .255 e 19 HR, per evitare di perdere il posto a favore del veterano Perez (che probabilmente sarà titolare contro i lanciatori mancini).
Sul sacchetto di terza c'è incertezza su chi tra Aaron Boone e Casey Blake avrà la fiducia del manager Eric Wedge. Boone, ha finito bene il 2005, ma il suo prolungato slump iniziale (.151 in Aprile e Maggio, peggior media in assoluto per un titolare nelle Majors) lascia dei seri dubbi sulla sua effettiva ripresa dall'infortunio del 2004; Blake - che sa anche riciclarsi all'esterno, dove può ritagliarsi un ruolo importante - si è dimostrato potente (20 HR, record in carriera) ma troppo poco freddo "in the clutch", battendo .171 (22 su 129) con uomini sulle basi. I due dovranno guardarsi le spalle da due prospetti che sembrano quasi pronti per la Big League, Ryan Garko in prima ed Andy Marte in terza.
Al centro del diamante le cose migliorano, con l'ottimo duo Jhonny Peralta–Ronnie Belliard reduce da un'annata in cui hanno postato statistiche tra i primi 5 assoluti nelle rispettive posizioni. Il giovane ventitreenne Peralta, dopo un 2005 da urlo (.292 con 24 HR e 78 RBI), ha ottenuto un prolungamento di contratto per 5 anni che mostra chiaramente quanto sia considerato un punto di riferimento per la squadra; Belliard è ormai una garanzia sul sacchetto di seconda, difensore affidabile e costante al piatto, in grado di battere .284 con 17 HR e 78 RBI (massimi in carriera).
Nel ruolo di battitore designato troviamo la potenza di Travis Hafner, miglior battitore della squadra nella scorsa stagione con .305 di media, 33 HR e 108 RBI. Un problema al gomito gli ha impedito di giocare in diamante, ma oggi che è in salute per quello che si è rivelato uno dei migliori DH dell'American League ci potrebbe essere un futuro sul sacchetto di prima, specie se Broussard continuerà nel suo rendimento incostante.
Agli esterni la perdita di Coco Crisp è stata compensata con l'acquisizione del LF Michaels, che al numero 2 porta consistenza (.304 nel 2005) ma che non è certo un velocista: l'unico ladro di basi rimasto è l'altra grande giovane risorsa del team, il ventitreenne Grady Sizemore, esterno centro di raro dinamismo. Per Sizemore, che alla velocità abbina un'ottima mazza (.284 con ben 22 HR), si tratterà di fare da leadoff per un lineup potente e costante al piatto, ma molto lento sulle basi.
All'esterno destro dovrebbe andare l'altro neo-acquisto Hollandsworth, ma tra lui, il giovane Jason Dubois ed il già citato Blake ci sarà incertezza fino ad inizio Aprile su chi avrà il posto da titolare.
Giocatore Chiave
Il giocatore chiave non può che essere Victor Martinez, già oggi a soli 27 anni il miglior catcher delle Majors, ed in prospettiva uno dei migliori di sempre. Martinez quest'anno ha l'obiettivo di trascinare la squadra sin dalle prime serie, in cui gli Indians affronteranno le grandi rivali White Sox e Twins: il 2005 si è concluso amaramente proprio a causa del ritardo accusato nei primi due mesi, e Martinez (che ha battuto un misero .207 in Aprile) non è stato esente da colpe in questo.
Partenze
Josh Bard (C, BOS), Coco Crisp (OF, BOS), Scott Elarton (RHP, KAN), Bobby Howry (RHP, CHC), Kevin Millwood (RHP, TEX), Arthur Rhodes (LHP, PHI), David Riske (RHP, BOS), Brian Tallet (LHP, TOR).
Arrivi
Paul Byrd (RHP, LAA), Jason Johnson (RHP, DET), Todd Hollandsworth (OF, ATL), Andy Marte (3B, BOS), Jason Michaels (OF, PHI), Guillermo Mota (RHP, BOS), Eduardo Perez (1B, TAM), Kelly Shoppach (C, BOS).
Giudizio Finale
Il giudizio finale è positivo, e non potrebbe essere altrimenti per una squadra giovane e sicura dei suoi mezzi, con una dirigenza che crede nell'importanza della "farm" ed un manager fiducioso nei suoi ragazzi. Dopo cinque anni in cui Ottobre ha voluto dire guardare la TV, e dopo aver subito lo smacco di vedere i rivali di Chicago alzare il trofeo nel 2005, è arrivato il tempo del riscatto per la tribù: l'importante è che gli Indians capiscano che per gioire in autunno, si deve faticare fin dalla primavera.