Il veterano Kenny Rogers sarà il leader carismatico dello spogliatoio
I Detroit Tigers sono una delle perdenti storiche del baseball MLB. Pur rappresentando una delle realtà maggiori d'America, la famosa Motown, i Tigers non riescono da decenni ormai ad issarsi dalla mediocrità che li contraddistingue: anzi, vi sono stagioni in cui il rendimento è stato addirittura pessimo, superando la deprecabile soglia delle 100 sconfitte in stagione, mentre dal 1993 non ottengono un record positivo (sopra quota .500). Per il 2006 le prospettive non sono particolarmente incoraggianti, visto che i movimenti in off-season si sono limitati al monte: si naviga a vista, sul lago Michigan, e la post-season che manca dal 1987 continua a rimanere irraggiungibile.
Pitching & Difesa
La qualità della rotation è sicuramente aumentata grazie all'acquisto dai Rangers del veteranissimo mancino Kenny Rogers, un lanciatore esperto e vincente, scelto dalla dirigenza allo scopo di far maturare i giovani compagni di reparto. Rogers ha avuto buoni risultati nella scorsa stagione (14-8 il suo record, con un'ERA di 3.46), confermandosi uno dei grandi vecchi del monte grazie alla sapienza con cui, da buon "crafty left-hander", riesce a mettere fuori equilibrio i battitori (in particolare i mancini, che contro di lui battono solo .201).
Se Rogers, seppur quarantaduenne, ha ottenuto la partenza nell'Opening Day a Kansas City, lo ha fatto togliendo il ruolo di primo in rotazione al ventitreenne Jeremy Bonderman, il talentuoso lanciatore destro che nella prima parte della scorsa stagione aveva fatto stupore, con un record di 11-5. La stagione si è chiusa poi con un discreto 14-13 (ERA 4.76) e un problemino al gomito che pare fortunatamente risolto. Bonderman è un fastball pitcher, e va notato come abbia piazzato 145 strikeout in 29 partite, proponendosi come obiettivo per la stagione 2006 di rimanere in salute per avvicinare i 200 K.
Il resto della rotazione non è al livello dei due elementi precedenti, ma neppure da buttare via.
Il numero tre sarà Nate Robertson, ventinovenne mancino che nel 2005 nonostante un'ERA di 4.48 (la minore tra i partenti di Detroit nello scorso anno) ha ottenuto il pessimo record di 7-16. Sulla sua capacità di gestire le situazioni chiave vi sono seri dubbi, ma certo sui suoi risultati ha inciso la sfortuna: Robertson ha avuto il terzo peggior run-support delle intere Majors, con solo 3.66 punti segnati dai Tigers nelle sue partite, e su 16 partenze di qualità in ben sette casi ha avuto delle no-decisions a causa del suo bullpen. Alla fine il quadro è migliore di quello che i freddi numeri lascerebbero intendere. Al numero 4 troviamo Mike Maroth,anche lui mancino e coetaneo di Robertson: l'ERA è simile (4.74) ma il record di 14-14 lascia intendere di come, con lui, i compagni siano stati più generosi nel supportarlo.
A chiudere la rotation sarà un rookie, il ventitreenne destro Justin Verlander, che ha battuto la concorrenza di veterani come Roman Colon ed il "nostro" Jason Grilli e si è conquistato la fiducia del manager Jim Leyland a suon di buone partenze nello Spring Training.
Oltre a Colon e Grilli, nel bullpen dei Tigers troviamo Fernando Rodney, Christopher Spurling, l'esperto Jamie Walker e due notevoli prospetti come Franklyn German e Joel Zumaya, ragazzi nelle cui braccia risiede la speranza in un futuro vincente in Michigan.
Il vero problema dell'anno scorso era stato la mancanza di un closer affidabile dopo la cessione di Urbina. I Tigers hanno rimediato acquisendo il veterano ex Marlins Todd Jones: per il trentanovenne lanciatore destro è un grande ritorno, essendo già stato una Tigre dal 1997 al 2000 (138 salvezze per lui in quel periodo).
Lineup
La squadra è interamente la medesima della scorsa stagione, e ciò non depone certo a favore del General Manager Dave Dombrowski visto che i risultati sono stati tutt'altro che esaltanti.
Nella posizione di ricevitore troviamo una vera sicurezza, ovvero il trentacinquenne Ivan "Pudge" Rodriguez, reduce da una stagione difensivamente esaltante (26 corridori colti rubando la seconda su 59 tentativi totali) ma che al piatto è stata decisamente sotto il par: .276 con 14 HR e 50 RBI sono buoni numeri per un catcher, ma da Pudge ci si aspetta di più.
Il resto degli interni sono offensivamente al livello di Rodriguez, ma in difesa lasciano molto a desiderare: si pensi che negli ultimi quattro anni Detroit non si è mai piazzata meglio che terzultima in termini di fielding pct. ed errori.
Agli angoli troviamo due giocatori giovani, Chris Shelton in prima a sostituire il tagliato Pena, e Brandon Inge in terza: queste sono mazze discrete per potenza e costanza, ma sicuramente sono tra i punti che i Tigers dovrebbero migliorare per fare il salto di qualità .
Come middle infielders le cose migliorano, soprattutto in termini di esperienza difensiva, ma anche come produzione: il seconda base Placido Polanco ha avuto la seconda miglior media delle Majors, con .331, ed anche l'interbase Carlos Guillen si è ben comportato (.320). Questi due sono tipici battitori di contatto, avendo buttato fuoricampo solo 14 palline in due, ma offrono costante arrivo in base per le potenti mazze del cuore del lineup. Nel caso Guillen fosse ancora afflitto dai problemi fisici al ginocchio che lo hanno limitato nel 2005, ecco pronto il giovane Omar Infante ad assumere ancora il ruolo di shortstop.
Nel ruolo di battitore designato, il trentatreenne Dmitri Young dovrà cercare di aumentare i suoi numeri: per un battitore potente come lui - il classico cleanup - una media di .274 è buona ma 21 HR con 72 RBI sono davvero insufficienti.
Tra gli esterni, la mazza più temibile è certo quella di Magglio Ordonez, RF prelevato l'anno scorso dai White Sox ma che ha saltato buona parte delle due scorse stagioni a causa di problemi ad un ginocchio e di un'ernia: restasse sano, battendo numero 5 dopo Pudge e Young potrebbe tornare agli ottimi livelli visti a Chicago fino al 2003, quando era considerato tra i migliori nella posizione. All'esterno sinistro sarà poi confermato l'affidabile Craig Monroe, buon giocatore in grado di piazzare statistiche importanti (.277 con 20 HR e 89 RBI).
Nella posizione di center-fielder invece non è ancora chiara la situazione: a contendersi il posto da titolare saranno infatti Curtis Granderson e Nook Logan. I due si completano: uno è un migliore difensore e ha la mazza più potente, l'altro è più costante al piatto e più veloce sulle basi. Per Leyland la scelta sarà difficile, ma l'importante è che non si ripeta quanto accaduto lo scorso anno, quando ad esonerarlo da tale arduo compito fu la serie di guai fisici di Ordonez (che diede spazio ad entrambi).
Giocatore Chiave
In una squadra così in difficoltà per cercare il leader non si può fare altro che guardare sul monte. L'acquisto di Kenny Rogers è stato mirato a risolvere il grande problema di questi Tigers, la mancanza di personalità e carisma. Come affermato da Leyland, questa è una squadra fatta di bravi ragazzi, seri e rispettosi, ma privi di quel furore agonistico che caratterizza le squadre vincenti: quella carica interiore che trasforma il nervosismo in grinta.
Ecco, la presenza nello spogliatoio di un pitcher navigato e vincente come Rogers può portare a quel salto di qualità atteso dal manager e da tutti i tifosi di Motown.
Partenze
Jason Johnson (RHP, CLE), John McDonald (INF, TOR), Fernando Vina (2B, SEA), Rondell White (OF, MIN).
Arrivi
Todd Jones (RHP, FLA), Kenny Rogers (LHP, TEX), Bobby Seay (RHP, COL).
Giudizio Finale
E' difficile dare un giudizio finale sui Detroit Tigers. Se la squadra riuscirà a maturare, limando impazienza al piatto ed errori in difesa, potrebbe essere possibile raggiungere un record dignitoso: ma sicuramente il livello è inferiore a quello delle rivali di division, White Sox, Indians e Twins, e dunque più logicamente avremo la franchigia del Michigan destinata - come negli ultimi anni - a giocarsi con Kansas City il poco ambito ruolo di fanalino di coda dell'AL Central.