Tim Thomas contro i Wizards ha dominato… ultimamente gli succede spesso, ma ora è infortunato
"Ho solamente salutato la squadra" dice Isiah Thomas all'uscita dagli spogliatoi dopo la vittoria contro Washington al supplementare e dopo aver tenuto a rapporto il team per mezz'ora.
Ma il naso di Zeke cresceva a dismisura mentre dalla sua bocca usciva la frase di cui sopra.
Anfernee Hardaway, invece, ammette: "Era veramente furioso. Ha capito che è stata una brutta vittoria ed è inaccettabile soffrire così tanto contro una squadra senza speranze di playoffs".
Le parole di Penny valgono più di mille pixel sprecati per spiegare la situazione di quel dopo partita, ma pure dell'attuale periodo dei Knicks.
Come detto dal giocatore, è inaccettabile una cosa del genere, soprattutto se si sta lottando per la post season e ci saranno, da qua alla fine, tanti scontri diretti e dunque non sono ammessi tentennamenti contro squadre che ormai non hanno niente da chiedere al resto della stagione.
La vittoria incriminata contro i Wizards (114-110) ha inaugurato la solita settimana piena di contraddizioni tecniche in casa bluarancio, culminata con un infortunio a Tim Thomas che lo terrà lontano da parquet per almeno dieci giorni e di cui parleremo in seguito.
Il match contro la squadra della Capitale è stata, pertanto, oltremodo sofferta e bisogna ringraziare proprio Tim Thomas se alla fine è arrivata la W nel tabellino: 32 punti, di cui 10 nell'overtime ed un 6/6 dalla linea dei liberi negli ultimi 18 secondi. Altra grossa fetta di merito per la vittoria va a Nazr Mohammed, abile a forzare il supplementare con un tap-in su errore di Stephon Marbury proprio allo scadere dei regolamentari.
Il GM omonimo del giocatore, come detto, passa 30 minuti nella locker room del Garden inveendo contro il team, arrivando quindi alla multa della Lega per aver violato la norma secondo la quale i media possono entrare in spogliatoio dopo 10 minuti dalla fine dell'incontro.
Allan Houston, come se non bastasse, gioca sono nove minuti per una botta al solito ginocchio, già malconcio di suo.
La successiva gara vede i cugini Nets attraversare il fiume Hudson per recarsi al Garden senza Jason Kidd e Kenyon Martin: i Knicks, ancora privi di Houston, si impongono 79-65 senza fatica. Male al tiro entrambi i team, ma New York approfitta dell'assenza di Martin segnando da sotto 44 punti e vincendo a rimbalzo 54-37 con ben 20 rimbalzi offensivi.
I Knickerbockers volano quindi a Chicago ed i Bulls vincono 81-87. E' la partita in cui Tim Thomas si stira il linguine dopo otto minuti ed altrettanti punti.
Aggiunta a quella di Houston, questa assenza è ovviamente fatale. Marbury, tra l'altro, ha un fastidio alla schiena e fa 4/18 dal campo. Male un po' tutti eccetto Kurt Thomas (8/10 al tiro) e Vin Baker (11 punti più 9 rimbalzi dalla panchina).
Chicago pare sempre in controllo del match, ma gli ospiti si fanno sotto fino all'81-83 a 26 secondi dalla fine, quando Thomas sbaglia un jumper ma New York non fa fallo perché Shandon Anderson non sente il suo coach che invece gli ordina di commetterlo. Ennesimo tragicomico siparietto stagionale che costa l'ennesima gara, con il giocatore che si trincea dietro un laconico "no comment" a fine gara.
Nonostante la sconfitta, i Knicks restano al settimo posto della Eastern Conference, ma a solo una gara e mezza dal nono posto.
A dodici partite dal termine, questa settimana ci saranno tre partite su quattro in casa che dovranno essere vinte perché il calendario imporrà poi sei trasferte nelle ultime dieci gare stagionali, quasi tutti scontri diretti, o quasi.
L'assenza di Tim Thomas potrebbe però rivelarsi determinante ed un ostacolo insormontabile nella corsa playoffs. Ultimamente l'ex-Bucks sta dominando le gare sia offensivamente che difensivamente e la contemporanea assenza di Houston pesa così ancora di più del normale.
Il capitano prova ogni giorno a scendere in campo, non andando però oltre al riscaldamento prepartita o addirittura oltre alla sessione di tiro mattutina.
Non dimentichiamoci comunque anche della mancanza di Dikembe Mutombo: dopo l'operazione ad un muscolo addominale, sta lavorando in piscina per la riabilitazione, ma il suo rientro è ancora avvolto dal mistero.
New York non è la sola squadra NBA che ha sofferto (o sta soffrendo) di troppi infortuni: un ridimensionamento del calendario, magari scendendo ad una sessantina di gare stagionali invece che delle odierne 82 dovrebbe essere preso in considerazione dal commissioner David Stern.