Nowitzki è sempre la stella della squadra, ma pare meno convincente quest'anno…
Un pò come a Roma le idii di marzo vengono ricordate per onorare ancor'oggi l'uccisione in Senato di Giulio Cesare, negli Stati Uniti e fatti specie nel sommerso mondo della Nba nel mese di marzo i media iniziano a sancire ed esprimere i primi verdetti sulla stagione in corso e i loro pronostici sulla post-season; in America le attenzioni maggiori si concentrano nei periodi clou in tutte le più prestigiose discipline sportive, come l'Nfl, Nhl e, a breve, le final four Ncaa e nella Nba il mese di marzo è sempre molto indicativo.
La stampa americana già prima dell'All Star Week end aveva elogiato il lavoro di McHale e Sanders, autori di una grandiosa conduzione tecnico-tattica alla guida dei Wolves capolisti nella Western, di Carlisle a Indiana e di Brown a Detroit ma ha anche bocciato il lavoro di altri general manager come Gabriel, Layden o Nash.
Ma in America a inizio anno tutti i riflettori erano puntati in Texas, esattamente sui Dallas Mavericks, e vediamo il perchè: se durante un mercato estivo una franchigia arrivata fino alle finali della Western riuscisse ad aggiungere alla propria squadra due elementi come Antawn Jamison e Antoine Walker sacrificando solo 1/5 del proprio quintetto e mantendo nel proprio roster tutte le sue stelle, si iscriverebbe di diritto alla finale o per lo meno passerebbe la stagione “scherzando” con la stragrande maggioranza degli avversari.
E invece a Dallas, dove sembra comandino indisturbati i Nelson, la mente che ha articolato tutte queste operazioni è stata quella del proprietario Mark Cuban che, ancora insoddisfatto per il mancato raggiungimento della finale ha portato avanti una politica societaria molto confusionaria più che stellare; con due operazioni Cuban ha aggiunto Walker e Jamison, rinunciando essenzialmente ai soli Van Exel e La frentz, ma lasciando sempre un grande enigma in mezzo all'area verniciata dove tutt'ora il povero Don Nelson fa alternare alla ricerca della soluzione migliore i vari Bradley, Fortson e, udite udite, il vecchio Scott Williams.
Certo, il desiderio di Cuban si è sicuramente concretizzato, anche se Dallas resta sempre alla finestra per possibili trade di mercato, avendo messo in piedi un quintetto con Nash, Finley, Walker e Nowitski e garantendo un'incredibile arsenale offensivo e uno spettacolo per tutti gli spettatori dell'American Airlines Center.
Ma nella Nba ci vuole altro: i Mavs di quest'anno, se da una parte hanno dimostrato di poter essere incontenibili offensivamente, alternando una miriade di soluzioni grazie all'eccleticità dei suoi atleti, stanno mostrando più crepe del previsto in fase difensiva, difetto già rilevato da diversi anni e al quale Nelson non ha mai posto cura, forte della bizzarra teoria “possiamo segnare sempre un punto in più degli avversari”, che spesso non ha portato i frutti sperati, e ha anzi portato a clamorose cadute.
Secondo alcune correnti critiche l'aver messo tanti galli nel pollaio come voluto da Cuban è stato un fattore anti-producente, sia per il gioco che per le statistiche: i numeri e le medie dei vari Nowitksy, Nash e Finley sono calate, cosi come il numero dei palloni giocabili, vista la presenza di Walker e Jamison, entrambi ovviamente in doppia cifra abbondante.
Ma anche nel gioco i ragazzi appaiono meno coinvolti, prendono spesso soluzioni in isolation o forzature inopportune; inoltre Finley ma sopratutto Wunder Dirk, i leader della squadra dello scorso anno, appaiono meno responsabilizzati, meno cattivi di quanto dovrebbero nei momenti decisivi, come se sapessero di esser comunque coperti in caso di errore e di poter contare sempre sull'apporto delle altre star come Walker.
Proprio su Antonie Cuban e Nelson contano tanto, e sperano di fare di lui una delle più forti point forward della lega, vista la sua atipicità : i suoi 15 punti, 8 rimbalzi e 5 assist di media sono cifre da vero tutto-fare che stanno facendo già pensare alla presidenza a un prolungamento di contratto.
Appreso che giocare senza un vero lungo dominante per una forte contendente al titolo rappresenta un serio handicap, sopratutto se nel tuo cammino a Ovest troverai i vari Yao, Duncan e Shaq, i Mavs hanno cercato prima della pausa di febbraio di intavolare una trattativa per metter sotto contratto alcuni lunghi, tra i quali Erick Dampier, centro di enorme mole messosi in luce quest'anno a Golden State, ma alla fine di lunghi dalle parti di Dallas non sene son visti.
I Mavericks al momento presentano un 65% di vittorie che non è certamente da buttar via, ma sul quale si sarebbe potuto fare molto meglio dato l'organico, e dovranno lottare in queste ultime 20 partite per potersi aggiudicare la quarta piazza valida per poter godere del fattore campo sin dal primo turno dove presumibilmente incontreranno i Lakers.
Certamente Cuban a settembre non si sarebbe mai aspettato una situazione del genere, ma nei playoff sarà ancora una volta il primo, con il suo entusiasmo e la sua classica magliettina, a tifare a bordo campo gli imprevedibili Mavs.