Se gli All Star arrancano, i Nets sono nelle mani di RJ
I New Jersey Nets hanno terminato la loro trasferta ad ovest e tornano a East Rutherford con un discreto bilancio di due vittorie (95-91 vs Denver e 78-74 vs Golden State) e due sconfitte (87-74 vs Phoenix e 94-88 vs Lakers) per un complessivo record di 38-24. E dopo lo scintillante (e poco impegnativo) inizio di carriera di Frank sono arrivati i primi ostacoli, e le valutazioni sono obbligatorie.
Promossi
Lawrence Frank, che di mestiere potrebbe anche fare il "ragazzo immagine", tante sono le inquadrature che, a volte inutilmente, le telecamere di tutte le televisioni nazionali gli regalano, in realtà fa il capo allenatore e, viste le ultime prestazioni, lo fa anche discretamente bene.
Il giovanotto del New Jersey va sicuramente registrato nella colonna promossi per come si è comportato proprio nelle ultime gare. Senza Jason Kidd, costretto alla giacca e cravatta a causa di un fastidioso dolore al ginocchio, Frank (eletto miglior allenatore del mese) ha macinato chilometri sbracciandosi davanti alla panchina, distribuendo indicazioni a destra e a manca.
Ha avuto il coraggio di rinunciare alla Princeton alternando giochi per liberare al tiro Kittles, pick and roll a favore di Jefferson e isolamenti per Martin in post basso. Ha incitato i suoi a stringere i denti in difesa riuscendo a trasformare una pessima prestazione contro i Warriors in una importante vittoria.
Infine, il piccolo coach, si è giocato tutte le carte possibili per tentare di limitare O'Neal nell'ultima sconfitta contro L.A. Single coverage con Collins, raddoppi, zona e fallo sistematico. Il quinto fallo prematuro del Gemello e la buona serata di Shaq ai liberi non gli hanno permesso di sperare fino alla fine in una vittoria. D'altra parte non è mica colpa sua se il numero cinque sta a guardare e dalla panchina escono Armstrong, che non ne mette una, e Scalabrine, che ha volontà da vendere ma poco atletismo.
Richard Jefferson, per come sta giocando, non sembra nemmeno un terzo anno pescato col numero 13 al draft del 2001. Nelle ultime tre gare ha tenuto una media di 23 punti, mancando per soli tre assists una tripla doppia contro i Lakers.
Ha iniziativa, difende forte, non ha nessun problema ad attaccare la difesa schierata e ormai è definitivamente l'uomo del tiro allo scadere dei 24 secondi. I maligni che lo volevano solo capace di volare a raccogliere i passaggi di Kidd, sono stati definitivamente smentiti. Senza Giasone e con Martin altalenante, la squadra è nelle sue mani.
L'ultimo della lista, per una volta dalla parte dei buoni, è Kerry Kittles. Nonostante il suo atteggiamento in campo sia sempre indecifrabile, trascina i Nets alla vittoria contro Denver, scrivendo a referto 34 punti e, con altri 19, è uno degli ultimi a mollare allo Staples Center.
La scelta dei suoi tiri è sempre discutibile ma sembra aver finalmente capito che, se una delle stelle è in serata no, qualche responsabilità deve prendersela anche lui.
Rimandati
Sembra strano dover inserire in questa categoria il miglior giocatore del mese di febbraio, ma Grand Kenyon negli ultimi dieci giorni non è stato all'altezza del premio riconosciutogli. Sarà la nostalgia dei (pochi) tifosi delle Meadowlands ma sta di fatto che Martin ad ovest è stato un po' latitante. Eccellente a rimbalzo (sopra gli 11 di media nelle ultime quattro gare) e invalicabile in difesa (quando ha saputo gestirsi i falli) ha invece deluso in attacco.
I quasi 15 punti di media sarebbero anche accettabili; il problema è che li ha portati a casa con una misera percentuale al tiro pari al 38%. La tendinite può rappresentare un alibi ma se K-Mart ha trovato la forza per scivolare in difesa e saltare a rimbalzo, avrebbe potuto trovarla anche per attaccare il canestro.
Invece è sembrato pigro e svogliato. Ha giocato pochissimi uno contro uno, presi tra l'altro con poca cattiveria e decisione, e si è concesso tanti, forse troppi, tiri dai cinque metri. E' anche vero che ultimamente ci ha abituati troppo bene, ma da colui che ormai è un All Star a tutti gli effetti è lecito aspettarsi sempre grandi prestazioni.
Problemi anche per Lucious Harris, che sta facendo davvero fatica a tornare su buoni livelli. Nelle ultime stagioni era la rappresentazione del sesto uomo che, nel suo piccolo, entrava lasciando immediatamente il segno. Con l'assenza di Kidd è stato impiegato da point guard, un ruolo che decisamente non è il suo, limitandosi a "portare su" la palla e far giocare gli altri.
Si è concesso pochi tiri, con bassissime percentuali e non è mai riuscito a guidare i Nets in transizione, dovendo affrontare di conseguenza, problemi più seri attaccando la difesa schierata.
Da rivedere nel suo ruolo abituale, con un pizzico di convinzione in più.
Bocciati
Restando in tema di percentuali di tiro, anche quelle di Rogers sono piuttosto basse, in particolare quelle da tre punti. L'ex Celtic, che ha sempre avuto una buona predisposizione e passione per il tiro dalla lunga distanza, in questo 2004 sta letteralmente litigando col canestro. Il suo 25% è il minimo di carriera e, se non fosse per l'ingombrante presenza difensiva, nel New Jersey qualcuno potrebbe iniziare a sentire la mancanza di Keith Van Horn.
In questa sezione, con un concorso di colpa, e non strettamente legato al rendimento dell'ultima decade, va inserito anche Jason Collins. La sua difesa in post basso e la sua capacità di piazzare fantastici blocchi a favore dei compagni non sono minimamente in discussione, il ragazzo se la cava in maniera più che dignitosa. Probabilmente The Twin sarà destinato ad una carriera da gregario, sacrificato a creare gioco e spazi per i compagni, ma considerando che ha solo 25 anni e un discreto talento forse sarebbe il caso di renderlo più pericoloso in attacco perché il contributo di sei punti scarsi a partita è effettivamente poca cosa.
Ed ecco che subentra il concorso di colpe: perché nessuno dei suoi allenatori, da quando è diventato professionista, si è mai preso la briga di migliorare il suo tiro frontale e di insegnargli qualche movimento sotto canestro?
Se la risposta ha a che fare con la presenza di McCullogh e i disastrosi progetti Mutombo e Mourning allora è tempo di chiamare in causa l'ex Executive of the Year: Rod Thorn.
Brown dalla Summer League, i contratti a gettone di Pack e Davis, Armstrong e Slay a fare muffa in panca o in & out dalla lista infortunati, i due già citati centri di Georgetown e, ciliegina sulla torta, la tristissima e grottesca vicenda Griffin sono tutte situazioni che andavano gestite sicuramente meglio.
I Nets adesso devono lottare contro il tempo, perché Kidd e Martin dovranno rimettersi in forma il più velocemente possibile e a Frank rimangono a disposizione solo 20 partite per prepararsi al meglio a gestire il clima infuocato dei playoff.