Dopo mesi di stop, Webber è tornato in campo con una naturalezza incredibile…
Maggio, gara due della semifinale della Western Conference fra Sacramento e Dallas. Chris Webber tenta un movimento verso canestro e ricadendo pesantemente, si rompe una cartilagine del ginocchio. Esattamente un mese dopo, l'ala grande viene operata per la ricostruzione dell'articolazione pressoché distrutta.
Martedì 2 marzo, dieci mesi dopo, Webber ritorna in campo, da giocatore, da atleta recuperato al suo sport. Dopo un'odissea fatta di dolore fisico, fatica per una rieducazione complicata, e problemi di ogni tipo.
Chris Webber ha giocato 30 minuti nella partita casalinga contro i Los Angeles Clippers, ha segnato 26 punti e preso 12 rimbalzi, dimostrando di esser pronto per andare in campo. Nessuno deve lasciarsi abbacinare da questi numeri. La partita è stata la solita recita a soggetto dei Kings, più preoccupati di reinserire la loro stella, che del risultato finale.
In vantaggio di 12 punti nel terzo periodo, Sacramento si è fatta recuperare, sbagliando sei tiri consecutivi in apertura di ultima frazione. Rick Adelman, quando si è trattato di vincere la partita, ha richiamato l'ex Michigan in panchina per dare spazio a Divac. Nondimeno, in un contesto agonistico, ben diverso dagli allenamenti, abbastanza mascherati, cui aveva preso parte alla presenza della stampa, Webber ha dimostrato una decisione e una disinvoltura confortante per un reduce da quel tipo di infortunio.
Sacramento, per la cronaca, la partita l'ha vinta 113-106, trovandosi in vantaggio di un solo punto a 2:21 dal termine. Regalo della premiata ditta Peja-Vlade. Non è questo l'importante, se la regular season è fatta di 82 partite e se, nonostante tutto hai il miglior record della lega con 44-15.
La notizia sta proprio nel ritorno, tanto atteso, del figlio del Michigan.
Webber ha saltato 58 partite; in questi mesi ha alimentato molti dubbi in chi non si è reso conto della gravità di un infortunio di quel tipo. E, parallelamente, preoccupazione, in chi aveva capito.
Ha alimentato anche una certa rabbia in una piccola comunità che ha mal digerito certi suoi comportamenti: non ultima la squalifica per l'utilizzo di stupefacenti.
Ora però sembra essere tutto un ricordo. "L'importante - ha detto Webber subito dopo la partita - è essere ritornato a fare quello che voglio fare. La gente mi ha aspettato. Ora devo ripagare la loro comprensione e la loro fiducia."
Sul campo Chris si è, come detto, dimostrato sufficientemente intrappredente. Ha segnato il suo primo canestro, dalla posizione di spazio con un gancio. Ha dimostrato decisione, spesso abusando di una difesa comunque morbida.
Tre minuti dopo aver segnato, ha giocato un ottimo pick n roll con Bibby; sul passaggio del play ha attaccato il canestro, sbagliando la schiacciata ma subendo fallo dall'accorrente Kaman.
"Voglio essere aggressivo - ha detto Webber dopo la partita - fare le cose che ho sempre fatto sul campo. Non voglio lasciarmi condizionare più di tanto da quello che è successo."
Coach Rick Adelman non ha nascosto la sua soddisfazione. "Non mi aspettavo un rientro così positivo - ha detto nel dopo partita - non pensavo che potesse giocare come ha fatto. E' un atleta incredibile. Ha segnato una serie di canestri in palleggio andando verso sinistra. Quando l'ho levato l'ho fatto unicamente perché non volevo lasciarlo in campo più di 30 minuti. Ed è quello che farò per un po' di tempo."
Il giorno dopo la partita il giocatore si è sottoposto a una serie di controlli, manifestando un po' di affaticamento, più che normale in casi del genere. Nessun problema connesso all'infortunio. Si è poi intrattenuto a lungo con i giornalisti.
Parlando in primis del suo rapporto con la comunità di Sacramento. Prima della partita, infatti, Webber aveva preso il microfono per ringraziare e scusarsi con il pubblico: "Qualche volta le persone - ha detto - fanno errori. Mi rendo conto di aver sbagliato, di essere stato un cattivo esempio. Ma posso solo sperare di migliorare come persona. So che Dio mi ha perdonato per quanto fatto. E so che tutti meritiamo una seconda chance." Un'operazione di immagine che può apparire vuota, solo a chi non conosce la dinamiche di una piccola comunità , bianca, conservatrice e puritana, dall'America rurale.
"Mi sento benedetto - ha continuato con i giornalisti - per essere ritornato. Continuo ad avere davanti le immagini di quel giorno a Dallas. Oppure mi vedo sul lettino dello studio del dottore mentre piango. Essere ritornato è davvero un grande dono." "E' difficile - ha poi continuato - capire bene i meccanismi di una rieducazione che ha sorpreso anche a me. Ho dovuto ricominciare a camminare, prima con la destra, poi la sinistra. A scendere le scale, una cosa molto complicata."
Per questo i tempi del suo rientro si sono allungati. Una vicenda che dovrebbe fare riflettere tutti: front office, giornalisti e tifosi. Era il 2 di ottobre quando, all'apertura del traning camp Adelman disse: "Penso che Webber sarà pronto per inizio dicembre."
I tempi, come vediamo, si sono allungati. La franchigia in questo periodo non è mai stata particolarmente chiara. Il 16 dicembre ci provò lo stesso giocatore dicendo: "Non pensavo che avrei dovuto fare una rieducazione ripartendo da zero." Ma nell'incertezza e nelle voci non confermate, trovano terreno fertile i dubbi.
Nel periodo di Natale, in occasione di una trasferta sul campo dei Clippers, Webber disertò la partita, per una seduta d'allenamento altrove. La società non confermò, scatenando le voci, riportate anche da questa rubrica, di un Webber disamorato ed in reale difficoltà . Corroborate dalla pantomima degli allenamenti molto blandi, organizzati ad uso e consumo dei giornalisti. Che poi determinate cose non possono non scriverle. Per fortuna ora questi dubbi lasciano spazio al campo.
"La cosa più difficile - ha detto Webber - è lasciar venire a me la partita. Non permettere, cioè, che quell'aggressività che voglio mettere nelle mie giocate, prevarichi la squadra e i compagni."
Strano destino, quello delle stelle: attese come messia, se le cose vanno male, viste con sospetto, addirittura considerate pericolose, se la squadra gira in loro assenza. "Non mi sono mai preoccupato -.ha detto il giocatore - di quale sarebbe stato il mio ruolo al mio ritorno. Non ho problema a reinserirmi in un contesto che conosco alla perfezione. E non è compito mio fare queste valutazioni. Per questo ci sono Rick e il suo staff."
Che avrà le su esigenze, a partire dal conciliare la presenza in campo del n. 4 dei Kings, con quelle di Divac e Miller, così efficaci sinora. "Non ci voglio pensare - ha concluso Chris - voglio solo tornare ad essere un punto di riferimento, un esempio positivo per questa comunità , essere utile in squadra e, possibilmente, spero di contribuire alla conquista di un titolo." Tutto appare più bello e giusto, al rientro, dopo 10 mesi di anticamera.