Zach Randolph, il futuro dei Blazers…
Si fa in fretta nella Nba ad affibbiare nomi e nickname ai vari giocatori, con la stessa facilità con la quale si etichettano reputazioni alle varie squadre.
Già da diverso tempo nell'Oregon la squadra più rappresentativa dello Stato, i Portland Trail Blazers, si era distinta negli ambienti della Nba non tanto per una squadra ricca di talento ed arricchita negli ultimi anni dagli onorosi arrivi di All star quali Pippen, Kemp, Davis, ma tanto quanto per il burrascoso ambiente creato e aiutato dagli atteggiamenti degli stessi giocatori che cadevano frequentemente in clamorosi “autogol”, inciampando banalmente nel loro cammino tra i professionisti.
Premesso che parlare di un “gruppo” di Blazers potrebbe risultare riduttivo nei confronti di squadre che davvero hanno dato vita a gruppi motivati a giocare tra loro, come i Grizzlies o i Nets, diciamo che per una serie di misteriose circostanze, spesso influenzate dalle cattive decisioni di mercato, i Blazers hanno quasi sempre inserito nel roster giocatori di grande talento ma caratterialmente a rischio.
Identificare il nome di Rasheed Wallace come elemento cardine di questo ambiente turbolento del gruppo sarebbe come ripercorrere il “cursus” attraversato dalla stragrande maggioranza dei media d'oltreoceano, che hanno attaccato senza mezzi termini “Sheed” incolpandolo di essere il giocatore sbagliato nella squadra sbagliata.
Il ruolo di Wallace ha sempre destato grandi perplessità sin dai suoi primi anni nella Lega, coi Bullets: uscito da North Carolina è stato subito catalogato come il classico talentuoso giocatore sempre pronto ad esplodere per entrare nell'elitè degli All Star: ma purtroppo Sheed pur avendo mostrato sempre grandi potenzialità non è al momento e probabilmente mai si eleverà dal livello in cui si è ormai assestato da diversi anni.
A Portland la dirigenza aveva visto in lui il leader predestinato per il futuro, che doveva guidare il team a regalare ai tifosi, assaliti dalla Blazers-mania, il fatidico anello che tanto avevano cospirato sin dai tempi di Clyde Drexler e Kevin Duckworth.
Ma di leader Rasheed aveva ben poco: le sue bizze, i ritardi, le sue risse, i suoi scandali riguardanti droghe son solo un'accenno ai problemi fuori dal campo che hanno scosso la carriera di Wallace; sul campo si è invece “controllato”, stabilendo il record di lega per espulsioni e falli tecnici, ben 41 e non instaurando mai un buon rapporto coi compagni, fatta eccezzione per gli altri membri della “X generation” di cui Wallace è uno dei maggiori esponenti.
Dopo l'ennesimo insuccesso nei playoff della stagione scorsa la dirigenza, seguendo le indicazioni di coach Cheeks, decise di portare avanti un “new deal”, attuando una politica nuova, basata su una rifondazione sia sul piano tecnico che sul piano umano: da una parte partirono Pippen e Sabonis, per dare spazio alle nuove leve, mentre dall'altra vennero scambiati i due giocatori su cui la dirigenza credeva enormemente, Bonzi Wells e appunto Rasheed Wallace, catalogati come uomini di rottura e di contrasto all'interno dello spogliatoio.
Nel momento in cui la dirigenza scambiò Wells credendo di aver risolto tutti i mali, arrivò la notizia che il baby meraviglia Randholph (serio candidato al titolo di giocatore piu migliorato dell'anno e ormai prima opzione della suqdra) era stato arrestato in quanto in possesso di marijuana. Sembrava quasi che i guai fossero una costante ossessiva per il futuro di Portland.
Pagata la penale, Randolph riprese subito il suo posto in squadra ma la cosa non venne presa bene dai Blazers, anche se Zach si scusò più volte sostenendo di non far uso di sostanze illegali.
Il 9 Febbraio scorso Portland è riuscita infine a portare in porto l'affare che potrebbe probabilmente cambiare definitivamente la sua identità di squadra malgestita e piena di teste caldei: gli Hawks accettarono di scambiare i diritti su Shareef Abdur Rahim ai Blazers per accollarsi il contratto di Wallace che verrà successivamente girato ai Pistons.
Per i Blazers aver aggiunto un'elemento come Rahim, ferventemente religioso e gentiluomo dentro e fuori dal campo, nonchè una delle migliori ali di tutta la Nba è il primo passo per poter trovare la giusta chimica di squadra e sopratutto l'armonia dell'ambiente.
A Portland Shareef dovrà portare in dote non solo le sue cifre, smentendo così le voci che lo definiscono come il classico perdentone della Lega, ma anche la sua immagine di giocatore genuino e di vecchio stile. Non sarà facile emergere subito, sopratutto perchè si parla dell'ostico Ovest, dove nessuno ti regala nulla, ma il supporting cast di cui godono i Blazers ha poco a che vedere coi derelitti Hawks nei quali annaspava Rahim.
Il nuovo progetto Blazers includerà nel pick di ala Zach Randolph, che formerà con lo stesso Rahim una delle coppie di ali col potenziale realizzativo maggiore, mentre nel settore esterni Cheeks si affiderà ancora a Stoudamire, in una fase di maturazione della sua carriera, e a Derek Anderson, mancato per gran parte della prima parte di stagione a causa di un'infortunio, mentre bisognerà trovare la giusta collocazione a giovani talentuosi come Darius Miles, Travis Outlaw e Quintel Woods, di cui si parla un gran bene.
Sotto canestro si contenderanno il posto il veterano Dale Davis, specialista nei rimbalzi e il neo-arrivato Theo Ratliff, stoppatore giunto nel nord-ovest nell'ambito dell'affare Wallace, mentre si cerca una sistemazione per Ruben Patterson.
Le malelingue della lega sostengono che se a Portland dovessero nascere attriti e litigi o se si dovessero verificare altre note dolenti extracestistiche la colpa non potrebbe più esser attribuita alla classe dei giocatori, ma a quella dirigenziale incapace di gestire le situazioni; certo sarebbe davvero curioso pensare a uno stravolgimento delle abitudini di ragazzi come Rahim, Ratliff o Miles coinvolti magari in risse o litigi.
Guardando ora una partita al Rose Garden si direbbe che i tempi dei ritardi di Rider sembrano davvero acqua passata, cosi come la sessions di falli tecnici messi assieme da Wallace, i problemi con l'alcool di Kemp, i litigi tra Cheeks e Wells o gli arresti dei vari Stoudamire e Randolph; a Portland si spera davvero di aver detto basta a quella classe di giocatori con tanto talento e poca testa e ancor meno cuore, sperando sempre che al gm John Nash non tornino in mente strane idee di mercato che possano risconvolgere questo delicatissimo ambiente.