Una settimana da incubo

Kurt Thomas guarda sconsolato il canestro dopo aver sbagliato il tiro del possibile pareggio a L.A.

Otto sconfitte nelle ultime dieci gare disputate. Serie negativa aperta giunta a sei. Ecco snocciolati i recenti numeri dei Knicks.

Motivi? Calendario non proprio favorevole e mancanza di un pericolo costante dal perimetro, garantito da Allan Houston e Keith Van Horn l’altro ieri, da Van Horn ieri, da nessuno oggi. E domani? Si spera nel ritorno a tempo pieno del capitano.

Come la settimana scorsa, dunque, tutto ruota intorno al rientro di H20, dal momento che Tim Thomas si sta lentamente inserendo negli schemi di coach Lenny Wilkens e le sue prestazioni stanno salendo di grado con il passare delle gare.

Questa settimana nera inizia contro una delle corazzate NBA: i Sacramento Kings.
I Knicks se la giocano fino alla fine, ossia fino al 107-99 finale per i californiani padroni di casa.

Nazr Mohammed parte titolare per la prima volta da quando è in bluarancio e Dikembe Mutombo non la prende bene, non commentando comunque nel dopo partita.

Stephon Marbury, però, avalla la decisione del suo coach: “Ci sono delle differenze quando Nazr è dentro: è più atletico e può uscire dal perimetro e quando giochi contro Vlade Divac è una cosa importantissima saper stare fuori dall’area pitturata e cambiare costantemente ad ogni pick-and-roll. Deke è più stoppatore, ma pure più lento”. Starbury non ha certo scoperto l’acqua calda, ma ai Knicks non basta inserire nello starting five il nuovo arrivato.

New York va anche avanti 74-66 nel terzo quarto ma i Kings vincono nell’ultima frazione grazie alle prodezze di Mike Bibby e Peja Stoiakovic ed ai troppi errori degli ospiti, nonostante il season high di Tim Thomas (33 punti). Bene Mike Sweetney: 14 minuti per 8 punti e 4 rimbalzi, in una settimana in cui è quasi sempre preferito ad Othella Harrington come power forward di riserva, fino alla promozione da titolare di domenica, ma di questo parleremo più avanti.

Andamento diverso invece per la successiva partita a Phoenix, ma con risultato finale identico: sconfitta per 95-113.
New York, al contrario della gara giocata in California, va subito sotto per via della grande precisione al tiro degli avversari, che va a sommarsi ad un infortunio a Tim Thomas che costringe il giocatore ad abbandonare il parquet dopo un paio di minuti.

Come ammette alla fine Wilkens, i Suns hanno distrutto i Knicks a rimbalzo: il computo finale parla chiaro, 58-27 per i locali. L’infortunio a Thomas regala minuti a DerMarr Johnson che chiude con 16 punti. Il resto, purtroppo, non è degno di nota.

Sono poi i Los Angeles Clippers ad infliggere la terza sconfitta consecutiva ai Knicks in questo viaggio ad ovest: 94-96 il finale grazie al canestro decisivo di Bobby Simmons. Problemi di falli di Kurt Thomas, la solita imprecisione nel tiro da tre (2/11) e gli ultimi 7 minuti senza segnare sono le cause di una sconfitta che arriva più per demerito di New York che non per meriti degli avversari.

La ciliegina sulla torta è del Thomas più grosso, che sbaglia gli ultimi due tiri, di cui il secondo quello del possibile pareggio, con due airball dalla media distanza.

Fortunatamente il viaggio ad occidente si chiude domenica, dopo la sesta sconfitta consecutiva: 96-107 per i Denver Nuggets.
Wilkens schiera l’ennesima diversa front line, dopo i pochi rimbalzi a Phoenix e la poca intimidazione e velocità  a Sacramento e Los Angeles: questa volta tocca a Kurt Thomas centro e Sweetney ala grande.

Per il rookie da Georgetown si tratta della prima volta da starter nella sua carriera da professionista, ma dopo 3 minuti è già  costretto ad accomodarsi in panchina con sul groppone due falli. Giocherà  in totale 9 minuti, collezionando 4 falli e tutti zeri nelle altre categorie statistiche.

La sconfitta, però, non passa solamente per la pessima prova di Swetney, ma soprattutto per la pessima difesa di squadra e per le troppe palle perse: 27, di cui 17 nel primo tempo, in cui i Nuggets vanno avanti per poi allungare nella seconda parte fino anche al +18.

A nulla serve il tanto sospirato ritorno di Houston per 25 minuti amministrati senza forzare e riprendere confidenza con l’arto infortunato. Marbury gioca forse la sua più brutta prestazione da quando è un knickerbocker: 5 punti e 9 turnovers. Si salva solo Dirty Kurty con 18 punti e 11 rimbalzi.

In tutto questo dramma sportivo che si spera essere momentaneo, ovviamente la stampa newyorkese non ha mancato l’occasione per dire la sua: Tim Thomas è già  diventato “Tiny Thomas”, mentre l’altro nuovo arrivato è Nazr “Key to the deal” Mohammed (quest’ultimo soprannome riferito al fatto che Isaiah Thomas ha recentemente dichiarato che non avrebbe scambiato Van Horn alla pari con Thomas se non fosse stato inserito Mohammed nella trattativa).

Al di là  della simpatia della stampa (a dire il vero un po’ troppo ironico/sarcastica) che strappa comunque un sorriso, non ci pare giusto etichettare già  ora come uno sbaglio lo scambio-Van Horn; ci sarà  tempo per tirare le somme, minimo a fine stagione se non oltre. Dal canto nostro, ripetiamo che la trade ci stava tutta e si potranno tracciare i primi giudizi sulla bontà  della stessa quando Houston tornerà  a pieno regime.

Dando uno sguardo alla classifica, New York, con un bilancio che dice 26-35, è ancora incredibilmente sesta nella griglia playoffs dell’est. Oggi, però, la corsa non si fa più su Milwaukee in quinta posizione, ma da Boston, nona ad una partita di distacco, fino a Philadelphia, undicesima ma con solo una partita e mezza di distacco.

Molto importante, in quest’ottica, la gara di mercoledì proprio contro i Sixers al Garden, prima di altre due trasferte nel fine settimana in cui i Knicks saranno impegnati contro un’altra diretta concorrente come Toronto (settima ma a pari merito con i Knicks) e Washington.

Ormai quasi in porto, intanto, il rinnovo contrattuale per Kurt Thomas: probabile la firma su un accordo di 4 anni per 30 milioni di dollari complessivi.

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