Questa espressione di Iverson è tutta un programma…
Purtroppo proprio in questo spazio, non più tardi di una settimana fa, sono stato assoluto profeta della situazione creatasi in queste ultime partite all' interno dei Philadelphia 76'ers e soprattutto all' interno del suo spogliatoio. Chris Ford si conferma, come io (e molti altri) avevo preventivato, un sergente di ferro, poco flessibile e poco accondiscendente, non guardando in faccia a nessuno (e a nessuno stipendio e a nessun leader) quando si tratta di fare partire una sospensione o una punizione.
Ma andiamo con ordine.
Allen Iverson, reduce dalla sbornia (molto probabilmente non solo cestistica) dell' All Star Weekend a Los Angeles, alla vigilia della partita di Denver, ha pensato bene di saltare l' allenamento per motivi personali, avvertendo qualcuno dello staff ma non notificando personalmente la vicenda a Chris Ford in persona.
Quest' ultimo se l' è presa abbastanza “a male”, e ha deciso di estromettere The Answer dal quintetto iniziale della partita contro i Nuggets (persa nettamente 85 a 106, con 28 punti di Melo), creando l' ennesimo “caso Iverson”, che ha rilasciato le solite dichiarazioni di fuoco, i soliti “Ma chi è questo”, “Ma chi lo conosce” e “Non lo rispetto come uomo”.
Premesso che il comportamento del coach è stato più che giustificabile e che la punizione ci stava tutta, perchè non è propriamente da capitano e da leader della squadra saltare un allenamento per motivi personali, quando tutti sanno benissimo che Iverson era in piena forma all' All Star Game, e che la sua dipartita dall' allenamento è stata molto probabilmente dovuta ad eccessi non cestistici e quindi non giustificabile, ci vuole sempre una visione speciale ed approfondita per analizzare le situazioni riguardanti il numero 3 da Georgetown.
Dalle dichiarazioni di Iverson negli ultimi tempi, e soprattutto dalle parole che sembrano risuonare tra le righe, sembra che The Answer non senta più la fiducia attorno a sè, nè da parte del front office nè da parte del coaching staff.
Nonostante il pessimo carattere e il pessimo modo di rapportarsi con i “superiori”, Iverson è un generoso, è uno che non lesina impegno e che dà tutto per vincere, giocando infortunato (anche se nel primo viaggio al di là del Mississippi ha dato un forfait sospetto), dando tutto quello che ha dentro e anche di più.
Il modesto parere che mi sono fatto sulla vicenda è questo: Iverson si sente escluso dalla parte decisionale della squadra.
Non gli competerebbe, sia chiaro, una parte decisionale nelle sorti dei Sixers, lui è pagato (e anche bene!) per giocare, e basta.
Ma conoscendo un minimo il personaggio, lui sente la squadra sua, e questo, volenti o nolenti, è un pregio e una cosa positiva per i Sixers. Qualsiasi decisione presa in seno al team, come la decisione di cambiare allenatore, deve passare attraverso lui. Può darsi che sia un mitomane, un invadente senza cognizione di causa, certo. Ma può anche darsi che quest' estate, in sede di negoziati per l' estensione del contratto, il front office gli abbia assicurato un completo coinvolgimento nelle decisioni riguardanti l' aspetto tecnico della squadra.
Ormai questa è una telenovela aperta, si è parlato di scambi ovunque riguardanti Allen Iverson, ma secondo chi vi scrive, cederlo per chiunque non si chiami Kobe o Tracy, sarebbe una cosa devastante.
I Sixers hanno passato anni bui, gli anni più bui della franchigia fino all' arrivo di Iverson, e se non vogliono che questi tempi ritornino (sinceramente parlando non sono sicuro che il front office sia REALMENTE interessato a vincere un anello), The Answer non deve essere ceduto.
In fondo cosa manca a questi Sixers? Coesione, gruppo e occhi della tigre. Firmando Big Dog Robinson di certo non pensavano agli occhi della tigre, e neanche quando hanno esteso il contratto a Derrick Coleman, e questi sono tutti punti a sfavore dell' attuale front office. La dead line è passata, e nessun rinforzo è arrivato, le uniche volte in cui i Sixers sono stati nominati in sede di discussioni sui rumors sono state quelle dove si parlava di Iverson ceduto a metà delle franchigie Nba.
Non penso di accanirmi senza giustificazione contro il front office dell' Amore Fraterno, penso di essere anche troppo accondiscendente nei loro confronti. Intanto siamo nel Wild Wild West, dopo la già citata sconfitta nella Mile High City, i Sixers hanno espugnato Seattle con 40 punti della “feccia” Iverson, venendo poi, come ampiamente prevedibile, allo Staples dai Lakers, 88 a 116, con la “feccia” tenuto a 13 punti con 3 su 18 dal campo, e con un grande Shaq da 29 e 13 rimbalzi (52 a 37 di squadra per i giallo-viola, chissà dove dovrebbero lavorare i Sixers…).