Col ritorno di Webber, Peja potrà evitare di fare sempre gli straordinari in attacco…
L'attesa sembra essere infinita. Chris Webber è stato riattivato. La Nba lo ha squalificato per otto partite. Si sapeva. Perlomeno, era risaputo che il giocatore avrebbe dovuto subire una squalifica per le ben note vicende legate alla sua ex università , Michigan, la sua falsa testimonianza e la brutta abitudine di Ed Martin di riciclare attraverso gli studenti atleti denaro sporco.
Meno attesa la squalifica che la lega gli ha inflitto, 5 delle otto giornate complessive, per aver violato il protocollo Nba sull'uso di "sostanze proibite". La lega in questi casi rispetta la legge sulla privacy in maniera rigida. Ufficialmente quindi non sappiamo di quale sostanza si parli.
In realtà si tratta di marijuana. Il giocatore, da regolamento, era già stato avvertito. Alla seconda violazione è scattata la squalifica. Complessivamente Webber dovrà rinunciare a quasi un milione di dollari.
"Non voglio parlare - ha detto Webber - di quello che è successo. Mi ha dato abbastanza fastidio rimanere in sospeso (la Nba ha comunicato l'entità della squalifica solo nel giorno della sua riattivazione ndr). E mi dà fastidio aver nuociuto con le mie azioni alla squadra. Però, ora come ora, abbiamo la data definitiva del mio rientro. E questo è positivo."
Webber ha saltato la sua prima partita alla ripresa in casa contro Boston. Potrà rientrare il 2 marzo in casa contro i Los Angeles Clippers. Nel frattempo i suoi compagni avranno giocato contro Minnesota, Chicago, Toronto e Los Angeles Lakers fuori, New York, Utah e Phoenix in casa.
Decisamente un problema se si considera che nelle prossime due settimane mancherà anche Brad Miller, infortunatosi alla caviglia, ricadendo sul piede di Kenion Martin, all'All Star Game.
Coach Adelman non sembra perdere il sonno per questa situazione. "Effettivamente - ha detto - non vorrei dover spremere troppo Vlade Divac anche se lui mi ha detto di poter stare in campo anche 48 minuti. In realtà ruoterò tutti e quattro i miei lunghi, dando anche a Stojakovich qualche minuto da ala forte."
Questo significa che ci sarà spazio, come si è già visto nella vittoria127-111 contro Boston, per Jabari Smith, ala forte di riserva, e Darius Songaila. Lawrence Funderburke è stato messo in lista infortunati, per riattivare Webber.
Se questa squadra ha un pregio, è sicuramente quello di saper far fronte agli infortuni. Del record senza Webber, sappiamo tutti. Nel 2002, Bibby saltò 27 partite: 21 vinte, 6 perse. Stesso discorso senza Peja: 8-2. Senza Bobby Jackson 14-9.
"E evidente che senza questi giocatori - continua Adelman - il nostro margine d'errore diventa più sottile. Ma non volgio considerare perse in partenza queste gare. E non sono preoccupato dal fatto di andare a Los Angeles con formazione incompleta."
Più o meno le stesse parole per Divac: "Sapevamo - ha detto - che Webber sarebbe stato squalificato. Non capisco però quale sia la differenza a giocare 55 partite, piuttosto che 60 senza di lui. Noi andiamo avanti per la nostra strada."
L'aspetto più interessante riguarderà , ovviamente, la reale condizione dell'ex Michigan al suo rientro. "Quando lo riattiveremo - aveva detto prima dell'All Star Game Geoff Petrie - vorrà dire che sarà completamente ristabilito. Non anticiperemo per recuperare le partite di squalifica."
Questo significa che evidentemente il giocatore sta bene. Chiaramente gli manca il ritmo della partita. Ma, limitatamente alla sua riabilitazione, la squalifica gli concede qualche giorno in più per testare la sua gamba, allenandosi con la squadra. "La gamba sta bene - ha ripetuto negli ultimi giorni - e non vedo l'ora di ricominciare a dare la caccia al titolo."
E' evidente quanto il giocatore aspetti il suo rientro come una liberazione. La chiusura di un periodo buio, in cui Webber ha dovuto vivere con l'ansia per le sue noie legali, e per capire quale effetto possano avere c'è l'esempio del Bryant di quest'anno, con il picco negativo del brutto infortunio che ha bruscamente interrotto la sua stagione 2003, segnado quella della squadra.
La sua immagine ne ha sofferto. Il sistema di giudizio americano, molto simile peraltro al nostro, non potendone fare un eroe del tutto positivo, con tipico atteggiamento manicheista, lo ha additato come uno dei cattivi della lega. Le ultime vicende legata all'uso di marijuana hanno completato l'opera, scuotendo pesantemente l'anima di una piccola comunità americana come quella di Sacramento: puritana, conservatrice.
La verità probabilmente è in mezzo: Webber è una stella Nba. Nel senso più letterale del termine. Con le sue contraddizioni, la sua indiscussa intelligenza che lo porta ad essere un elemento di spicco, fra gli afroamericani della Nba. Non certo lo stupidone che non ha nulla da dire.
Ci sono poi gli aspetti legati al campo. Pochi giocatori hanno ricevuto unanimi consensi, senza aver prima vinto il titolo. Questa è la crudele, ma al tempo stesso affascinante sfida, per tutti i giocatori Nba. Webber non fa eccezione. La sua rincorsa sta per ripartire.