Inizio difficoltoso per i Boston Celtics quest'anno
… ed essere felici. Per completare la citazione adattata per l'occasione la conclusione dovrebbe essere questa, ma non credo che il general manager Danny Ainge sia d'accordo. O perlomeno non ancora. Ma andiamo con ordine.
Ainge è stato chiamato dalla nuova dirigenza per sostituire Chris Wallace, il quale non si è distinto per una gestione aculata del parco-giocatori. Ad Ainge è stata data carta bianca per cercare di raggiungere l'obiettivo massimo del titolo NBA: se ci riuscirà avrà svolto il suo lavoro, altrimenti sarà licenziato. Unica condizione: non superare il tetto salariale se non per validi motivi.
Dietro questa premessa ha cercato di costruire una squadra che secondo lui poteva avere buone probabilità di raggiungere quest'obiettivo e ha chiesto almeno 3 anni di tempo. Quando gli chiedono se quello che ha fatto è frutto del caso si è arrabbiato.
"Mi hanno descritto come preoccupato, speculativo, meravigliato, sognatore, spericolato e senza un piano. Non m'importa, è ridicolo, se non riescono a vedere per me fa lo stesso. Ho un piano che è in corso, un piano che costruirà una squadra migliore offensivamente e buona difensivamente. Il problema è che devi avere talento per vincere, devi avere carattere e professionalità per vincere. Questo è il piano da sviluppare. Per farlo devi avere un allenatore che dev'essere anche il leader del gruppo ed anche i giocatori devono essere dei leader. Questo è tutto il mio piano".
Prendendo come giocatore irrinunciabile la stella riconosciuta della squadra, tale Paul Pierce, ha subito iniziato mandando via il giocatore che, più di tutti, non rispecchiava la sua idea di squadra ideale, Antoine Walker, ricevendo in cambio giocatori utili, ma nessuna stella.
Per ovviare alla mancanza di punti che Walker garantiva ha organizzato un altro scambio che ha portato Ricky Davis a Boston, ma ha allontanato Eric Williams, il giocatore che, assieme a Walker, garantiva l'unità dello spogliatoio.
Ainge ha rivoltato i Celtics come un guanto, ma al momento i risultati non gli danno ragione. Il vantaggio attuale rispetto all'anno scorso è che ci sono più giovani e con discrete possibilità di miglioramento, quindi in prospettiva si può ipotizzare un futuro più roseo dell'attuale. Il fatto è che c'è la certezza che gli scambi non siano finiti, quindi il giudizio nei suoi confronti non può che essere sospeso.
Sicuramente è stata persa l'identità presente fino all'anno scorso, ma la certezza che quella squadra non avrebbe raggiunto gli obiettivi programmati ha indotto Ainge a cambiare filosofia: meno buonismo (Boston è considerato uno delle migliori spogliatoi) e più talento.
La riprova che senza identità si fa poca strada lo dimostrano i risultati recenti dei Celtics: anche con più talento non si vince se non c'è unità ed intesa nello spogliatoio, e con i cambiamenti finora adottati il tempo per crearne uno non c'è stato. È chiaro che Ainge ha messo una pietra sopra a questa stagione, ma i giocatori sono uomini, non macchine, e non è pensabile che l'anno prossimo inizino la stagione come se niente fosse.
In questi giorni si svolge la passerella dell'All-Star Weekend a Los Angeles ed un'occhiata alla classifica rivela che i Celtics rischiano seriamente di non giocare i play-off. È difficile immaginare che una squadra che non li gioca possa lottare per il titolo da qui a 3 anni, ma se pensiamo che il talento attuale è superiore a quello dell'anno scorso e le prospettive di molti giocatori in maglia biancoverde sono rosee, il futuro non è così nebuloso come una prima e superficiale impressione potrebbe far pensare.
Che poi si possa lottare per il titolo, questo è un altro paio di maniche e giudicheremo Ainge dai fatti. Finora il giudizio è negativo, ma il vecchio Danny secondo noi merita di proseguire il suo lavoro perché il gruppo ha discrete prospettive ma soprattutto il roster permette di muoversi a caccia di buoni giocatori.
Proprio in questi giorni questa caccia sembra aver avuto una battuta d'arresto non indifferente. È fresca la notizia che uno dei maggiori obiettivi di Ainge, Shareef-Abdur Rahim, ha preso la via di Portland invece che quella di Boston. Il giocatore ha un buon gioco d'area, non il go-to-guy che ti porta al titolo NBA, ma a Boston avrebbe fatto il secondo o terzo terminale, ed in quel ruolo sarebbe stato l'ideale.
Ainge ha appreso la notizia quand'era in trasferta a Cleveland e non appena gliel'hanno comunicata, ha trasalito. Per Atlanta aveva in serbo il contratto di Chris Mills, in scadenza quest'anno, un paio di panchinari ed una delle due scelte che ha Boston quest'anno.
"Abbiamo giocatori che hanno pochi anni di contratto, anche solo uno, possiamo offrire scelte dal draft, pensavo che volessero ricostruire, ma alla fine temo che vogliano solo dare un colpo di spugna, e comunque non si possono forzare" è stato il commento a caldo di Ainge. Obiettivamente per una squadra che vuole ricostruire lo scambio con Boston era più interessante di quello con Portland, ma ormai è stato fatto e bisogna guardare oltre.
Un altro giocatore molto interessante sarebbe Quentin Richardson, il quale ha già fatto sapere che sarebbe interessato a venire a Boston, ma prima bisogna trovare una contropartita accattivante per i Clippers, sempre che vogliano privarsene.
Se Ainge fosse riuscito a portare a casa questi due giocatori adesso il giudizio nei suoi confronti sarebbe stato più che positivo, ma al momento gli rimane solo Q-Rich, e la trade non è semplice da portare a compimento.
"Mi piacciono i giocatori dinamici" commenta Ainge sui suoi giocatori ideali "penso che una buona squadra, non una mediocre, abbia bisogno di possedere l'abilità di vincere in modi differenti … ho fatto molte conversazioni (con altri g.m., n.d.r.), sono fiducioso di poter fare un buon scambio, ho ascoltato più di 500 proposte prima di fare le ultime due".
Altri giocatori oggetto d'indiscrezioni sono tutte nel settore play, come un Brent Barry che farebbe da chioccia per Banks, oppure rinunciare a lui per prendere Kirk Hinrich. Ovviamente le indiscrezioni possono nascere e morire nella breve durata di una voce incontrollata.
Accantonando i giocatori futuri, analizziamo i giocatori passati e presenti con una breve panoramica su quelli che vestono e che hanno vestito la maglia dei Celtics quest'anno:
Paul Pierce
Il suo inizio di stagione è stato travolgente, giocava magnificamente. In quest'ultimo periodo si è preso una pausa ed i risultati dei Celtics ne hanno risentito, complice anche un infortunio al dito che gli ha fatto perdere il ritmo. Attualmente è l'unico motivo per cui si può ancora sperare di puntare al titolo in tempi relativamente brevi. Se il giorno in cui è entrato al draft 7 squadre (tolgo Dallas e Toronto che hanno scelto Nowitzki e Carter) avessero scelto con più ponderatezza, ora i Celtics sarebbero già stati smantellati e punterebbero alla prima scelta assoluta al draft del prossimo anno. Un po' di numeri di Pierce: primo dei Celtics in minuti giocati, percentuali di tiro libero, rimbalzi difensivi e totali, assist, palle rubate, palle perse e punti. Per quanto riguarda l'NBA è in classifica in ben 12 voci, ma in questa sede elencherò solo le 5 più importanti: 6° in punti per gara, 2° in palle perse, 20° in efficienty (formula matematica che indica l'efficienza del giocatore rispetto ai minuti giocati), 20° nelle doppie doppie con 14 e quinto nelle triple doppie con 1, ma solo un giocatore, Jason Kidd, ha più di due triple doppie.
Mike James
È arrivato a Boston solo perché ha accettato il minimo salariale offertogli da Ainge. Adesso è play titolare e secondo miglior giocatore dei Celtics. Se Baker non avesse buttato la sua carriera nel cesso e tirato masochisticamente la catenella, adesso sarebbe proprio Vin il secondo migliore della squadra, ma la vita riserva felicità e tristezza che solo ognuno di noi si può procurare. James è una delle migliori sorprese della stagione di tutta la Lega e ha permesso a Banks di non addossarsi troppe responsabilità , permettendogli di crescere con relativa calma. Non eccelle in nessuna statistica dei Celtics, ma è secondo in assist, minuti giocati e percentuali di tiro libero. Nell'NBA non è inferiore al trentesimo posto in nessuna classifica, ma si posiziona poco sopra nelle percentuali da tre punti(36°), assist (32°) e palle rubate (33°). È in classifica anche come rapporto tra assist e palle perse con 2,90 (13°) e nel rapporto tra palle rubate e palle perse con 0,84 (22°).
Jiri Welsch
Subito dopo lo scambio che ha portato Welsch a Boston, Ainge ha detto che se Dallas non lo includeva non avrebbe concluso l'affare che portava Walker in Texas. Se l'avesse detto dopo un mese avrebbe fatto la figura di quello che cerca di prendersi meriti che non ha, ma per sua fortuna lo fa detto subito dopo la conclusione dello scambio, quindi bisogna tributargli i suoi meriti. Fino a dicembre dire che la sua stagione fosse grandiosa sarebbe stato riduttivo, ma ultimamente non riesce a ripetere gli ottimi numeri di inizio stagione. Ricordiamoci però che è un sophomore (secondo anno di NBA), è giovane, europeo della Repubblica Ceca, un bianco che tira bene, non ha paura di nessuno e con un carattere di ferro. Se continua con questi miglioramenti diventerà un grandissimo. Nei Celtics è primo nella percentuale da 3 punti e secondo nella palle rubate, rispettivamente 12° e 30° se contiamo l'intera Lega. C'è da notare anche che è 19° nel rapporto palle rubate/palle perse con 0,87.
Mark Blount
Mark è la dimostrazione che non tutto sta andando nel verso sbagliato. Ottima stagione per uno che fino all'anno scorso vedeva poche volte il campo. Non è e non sarà mai un fuoriclasse, ma sta giocando bene e lo dimostra ogni sera con impegno e dedizione. Il problema è che il suo contratto scade la prossima stagione, ma a sua discrezione può recedere e sondare il mercato. La sua ottima stagione fa temere che lo farà per capitalizzare il più possibile i suoi numeri. È leader nei Celtics per stoppate e percentuali dal campo e secondo per rimbalzi offensivi, rimbalzi totali e falli fatti. Purtroppo per lui non ha eseguito molti tiri dal campo, altrimenti sarebbe primo con un ottimo 57%, in compenso si consola con il 33° posto per stoppate dell'intera Lega.
Ricky Davis
Si porta dietro la fama di sfasciaspogliatoio. In realtà non è nulla di tutto questo, solo un giocatore che ha abbandonato una città che non amava e che non lo amava come Cleveland ed ora sta cercando di ricostruirsi una nuova carriera incontrando più difficoltà del previsto. Si può attenderlo, visto che Carroll è il suo quinto giocatore in un anno e mezzo, ma non è impossibile vederlo andar via da Boston perché è la miglior pedina di scambio del roster. I suoi numeri non eccellono in nulla, se non che è secondo come punti e come palle perse dei Celtics, di cui quest'ultima statistica lo vede 26° dell'intera Lega.
Walter McCarty
Vero e proprio idolo dei tifosi, ha aumentato la sua popolarità dopo la dipartita di Walker e di Williams. Dà tutto quello che ha e si vede, e proprio per questo è amato dall'esigente e competente pubblico bostoniano. Gli abitanti del Massachussetts sono dei lavoratori indefessi e vedono male chi non s'impegna alla morte: Waltah è riuscito ad identificarsi come uno di loro, una persona che lavora su un campo da basket senza risparmio, nonostante non sia stato baciato dalla fortuna del talento come altri. È ben visto anche perché è impegnatissimo nel sociale. La sua specialità è il tiro da tre punti, infatti nelle classifiche lo si vede solo in questa voce: è secondo nei Celtics e 28° nell'intera Lega con un ottimo 39,5%.
Chris Mihm
Bianco morbidone? Troppo spesso questo luogo comune è stato affibiato a giovani di carnagione bianca che si fanno sovrastare fisicamente. La sensazione è che Chris sia di tutt'altra pasta, ma deve dimostrarlo. Il tempo ce l'ha, se ci riuscirà potrà avere una discreta carriera, visto che ha dalla sua la giovane età ed il colore della pelle, che male non fa sicuramente. È presente in numerose statistiche, come i rimbalzi offensivi e nei falli, primo, e percentuali dal campo, stoppate, rimbalzi difensivi e totali, secondo nei Celtics. Nella NBA eccellerebbe solo nella percentuale dal campo con un ottimo 51,5%, ma purtroppo per lui non esegue un numero di tiri sufficiente per entrare in classifica.
Marcus Banks
Partito male, si era ripreso offrendo prestazioni discrete, ma, come quasi tutti i giocatori che si affacciano per la prima volta nel mondo dell'NBA, sta affrontando il famigerato rookie wall con non poche difficoltà . Stagione d'apprendistato prima dell'auspicabile esplosione dell'anno prossimo.
Raef LaFrentz
Fuori per tutta la stagione, per quel poco che si è visto non ha brillato come dominatore ad est. In ogni caso è un discreto giocatore, e come cambio dell'ala grande di una squadra da titolo sarebbe perfetto. Il problema è avere quest'ala grande, e problema altrettanto grave è che bisogna averla, questa squadra da titolo.
Brandon Hunter
Messo a studiare ad inizio campionato, ha avuto qualche minuto per mettersi in mostra grazie all'infortunio di LaFrentz. Un duro con le sue qualità sarebbe utile alla causa, vedremo se saprà sfruttare l'occasione che i Celtics gli offriranno.
Kendrick Perkins
Osannato come il miglior liceale dello scorso draft dopo LeBron James (?), se fosse uscito solo un paio d'anni prima una chiamata entro le prime 5 posizioni non gliela levava nessuno. Invece adesso i liceali tutti da costruire solo passati leggermente di moda e Boston l'ha potuto scegliere quasi alla fine del primo giro. Finora ha visto poco il campo, ma il motivo è quello tanto decantato che non sia ancora pronto, oppure viene nascosto, visto che Ainge ha in programma altri scambi? Se non fosse ancora pronto, perché viene richiesto quasi sempre dalle squadre alle quali Ainge si rivolge per uno scambio? Intanto ogni volta che tocca il campo colleziona sempre punti e rimbalzi in quantità non indifferenti. Aspettiamoci buone novità a breve, forse già dall'anno prossimo.
Jumaine Jones
Brutta copia del giocatore che ha partecipato alla finale NBA qualche anno fa. Al momento più di riempire i buchi del roster non fa.
Michael Stewart
Utile solo per completare il roster come dodicesimo uomo. La prossima stagione è l'ultima del suo contratto e poi tanti saluti senza rimpianti.
Chris Mills
Come da previsione, non ha visto il campo e non lo vedrà . Utile solo come merce si scambio perché il suo contratto in scadenza quest'anno è utile a chi vuole ripulire il salary cap.
Vin Baker
Devo proprio parlare di lui? Purtroppo non è evitabile. Il Baker di inizio campionato non giustificava il contratto principesco di cui è, o forse è meglio dire era, titolare, ma almeno era utile alla causa e forniva una discreta opzione in post basso. Il Baker di gennaio invece era assolutamente inutile e deleterio. I problemi successivi alla rinuncia dei diritti su di lui giustificano il fatto che le altre squadre si sono tenute lontane da lui e dalla possibilità per i Celtics di scambiarlo per portare al Fleet Center giocatori utili alla causa biancoverde. Ovviamente non è finita qui, ne riparleremo ancora a lungo.
Ora un breve commento sui giocatori che non sono più nel roster dei Celtics:
Antoine Walker
Croce e delizia. Ultimamente più croce, per questo Ainge lo ha scambiato. Il g.m. dei Celtics non lo riteneva meritevole del massimo salariale e pensava che con lui come prima o seconda opzione non si possa vincere un titolo. Probabilmente ha ragione, ma ora Boston ha una sola opzione affidabile, mentre con lui, bene o male, le opzioni erano due.
Eric Williams
Con Walker, vera anima dei Celtics. Probabilmente il suo abbandono è stato il più doloroso, infatti adesso sta giocando bene a Cleveland. Già circolano voci che i Celtics se lo vogliono riprendere l'anno prossimo, visto che è free agent. I problemi sono: lui vorrà venire? Cleveland se lo vorrà lasciar scappare? I Celtics riusciranno a prenderlo dato che hanno a disposizione solo la mid-level exception da circa 5 milioni di dollari? Il nostro parere su un suo ritorno è positivo, anche solo tenendo conto del fatto che Pierce non è un leader naturale dentro lo spogliatoio.
Tony Battie
I Celtics sembrano aver visto giusto nel scambiarlo. Gioca poco e male e gli infortuni leggeri o gravi non vogliono lasciarlo in pace.
Tony Delk
Usato come tassa da pagare per poter sbolognare via Walker, inizialmente ha giocato molto e bene a Dallas, ma ultimamente viene utilizzato poco, probabilmente perché la sua media da tre, suo punto di forza, è crollata al 32% dal 40% dell'anno scorso.
Kedrick Brown
I Celtics si sono stancati d'aspettarlo e probabilmente hanno fatto bene perché dubito che potrà esplodere come molti si aspettavano.
Baker è stato licenziato in attesa che qualcuno rilevi il suo contratto, se questo avverrà lo sapremo entro mercoledì alle 18 ora italiana, ma è altamente probabile che nessuno voglia farsene carico. Il futuro prossimo è già scritto: la NBPA, Associazione Giocatori, farà subito ricorso e ci sarà una diatriba legale. L'epilogo più probabile è una cifra dietro la quale i Celtics ed il giocatore si accorderanno per uscire dal contratto. David Stern, commissioner NBA, ha già fatto sapere che è dalla parte dei Celtics, quindi le voci che lo davano neutrale sperando che non si arrivi in tribunale erano false.
Adesso che succederà per il salary cap? Prima bisogna sapere se si potrà cancellare il contratto entro quest'estate. Poi, come già scritto in questa sede i mesi scorsi, anche se questo accadesse i Celtics non hanno lo spazio necessario per firmare free agents, quindi hanno spazio di manovra solo dal draft e tramite scambi. In quest'ottica forse non è una disgrazia andare male quest'anno, anche se purtroppo il draft di quest'estate si preannuncia piuttosto povero di talento. Se invece consideriamo le conseguenze nello spogliatoio di una stagione negativa, beh, meglio non pensarci.
Considerando anche il fatto che il cambio di panchina non stato, usando un eufemismo, salutare per la squadra, visto che l'allenatore precedente Jim O'Brien ha dato prova d'essere bravo, anche se agli antipodi come filosofia di gioco rispetto ad Ainge, mentre John Carroll, l'attuale coach, non ha ancora dimostrato niente, e dubito che dimostrerà qualcosa. Ainge ha assicurato che Carroll rimarrà in panchina fino a fine stagione, ma è pressoché certo che non sarà lui l'anno prossimo a guidare i Celtics. Le illazioni su Ainge in panchina sono state smentite, quindi la prossima estate ci riserverà anche un toto-allenatore.
Già ad inizio stagione in questa rubrica i lettori sono stati avvisati che questa sarebbe stata una stagione travagliata, ma la realtà è stata decisamente peggiore delle aspettative. Attendiamoci quindi uno scambio, evento altamente probabile, entro il 19 febbraio, giorno della trading deadline (macabro nome che indica l'ultimo giorno della stagione disponibile per effettuare degli scambi).
Sia che avvenga, sia che non avvenga questo scambio, la seconda parte della stagione dovrebbe essere abbastanza travagliata e la racconteremo settimana dopo settimana da queste colonne.
A risentirci.