Walter McCarty non fa mai mancare il suo importante contributo
Boston Celtics @ Philadelphia '76ers 110-80
Boston Celtics @ Cleveland Cavaliers 89-97
Boston Celtics @ Chicago Bulls 87-107
Altra settimana di stagione regolare, altra settimana deficitaria.
Sono ormai lontani i tempi in cui si raggiungevano record superiori al 60% di vittorie e si giocavano i play-off, se non da protagonisti, almeno tali da impensierire chiunque? Domanda legittima, ma che non riceverà una risposta definitiva in questo periodo di "cambio di boa" della stagione in corso.
Piuttosto questi giorni di pausa, motivati dalla passerella dei maggiori giocatori in quel di Los Angeles, potranno essere sfruttati dai Celtics per scappare dalle tensioni e dalle delusioni che non sono mancate in questo periodo.
Ben venga quindi la pausa, accompagnata dal maggiore divario stagionale subito contro Chicago, attualmente una delle squadre peggiori della Lega.
Nelle ultime 15 partite le vittorie sono state solo 3 e John Carroll, capo allenatore da poco tempo, ha il non invidiabile record di 1 vittoria e 7 sconfitte. "gli ho detto (ai giocatori, n.d.r.) molte volte che devono giocare tutti e quattro i tempi, e se non lo fanno non riusciremo a vincere" è il commento di Carroll su questo periodo infelice.
Ricky Davis si è fatto sentire, una novità rispetto al suo atteggiamento molto silenzioso, pure troppo, di questo periodo "la squadra sta crollando e tutto quello che posso dire è che i ragazzi devono utilizzare questi giorni per tornare a giocare al meglio. La stagione è lunga e possiamo ancora ambire ai play-off. Dobbiamo prendere una gara alla volta, entrare in campo e giocare ogni partita come se fosse l'ultima dei play-off". Non male per un giocatore considerato una testa matta.
Forse il merito è dato dal fatto che Davis è stato convocato a sorpresa per la gara delle schiacciate. Inizialmente escluso perché non soddisfava tutti i parametri richiesti dall'NBA, sono stati costretti a renderli più flessibili per la scarsità d'adesioni. Attualmente i partecipanti sono quattro, Davis stesso, Jason Richardson, Fred Jones e Chris Andersen. Per aumentare l'interesse verso questa gara hanno chiesto insistentemente a LaBron James di partecipare, ma il rookie glissa, visto che probabilmente si è legato al dito la mancata convocazione alla gara principale di questo fine settimana.
La trasferta a Cleveland è stata un'occasione per incontrare i vecchi giocatori da tutte e due le parti. Tra quelli che hanno vestito la maglia biancoverde solo Eric Williams sta riscotendo un discreto successo, ricalcando le discrete prestazioni di Boston. Battie invece è spesso acciaccato, mentre Bremer e Brown collezionano DNP (did not play, non ha giocato).
Dall'altra parte della barricata Davis non è stato ricevuto bene, anzi. Le sue polemiche dichiarazioni sulla dirigenza Cleveland e la città in generale gli sono valsi molti fischi. Nessun'italica minaccia fisica e morale alla sua persona ed ai familiari, solo semplici e composti, anche se numerosi, fischi.
Paul Pierce all'All-Star Game: un appuntamento che non voleva perdere per nessun motivo, visto che si giocherà a Los Angeles, sua città natale. Per l'occasione ha preso 20 biglietti per parenti ed amici, ed altri ne prenderà dato che tornerà giovedì prossimo per l'incontro contro i Clippers. Due appuntamenti che gli renderanno meno amaro il periodo attuale dei Celtics.
La sua testa è ormai da qualche giorno a Los Angeles e lo si nota anche dai suoi risultati sul campo, tutt'altro che esaltanti. In questi giorni ha offerto una particolare dichiarazione, affermando che con in roster giocatori come lui e Ricky Davis è probabilmente meglio che non vengano chiamati molti giochi, ipotizzando che il talento individuale sia più efficace in fase offensiva. Che sia una non molto velata sfiducia nell'attuale allenatore?
E dire che la settimana è iniziata bene, con una vittoria contro Phila che non è stata una semplice W scritta sul tabellino, ma un vero e proprio smantellamento della squadra della città dell'amore fraterno. Peccato che poi i Celtics sono stati a loro volta smantellati da Chicago e hanno subito una sconfitta umiliante, anche se di misura, in quel di Cleveland.
Venerdì 13: per alcuni è un giorno nefasto, per altri uno come tanti. Ovviamente i primi sono solo suggestionati da americane tradizioni popolari, da non confondere con l'europeo venerdì 17 di romana memoria (si, il 17 inteso come numero di sventura proviene proprio dagli antichi e gloriosi Romani), ma forse Vin Baker si ricorderà anche in futuro di questa data, visto che proprio in questo giorno ha ricevuto quello che sperava non accadesse: una comunicazione da parte dei Celtics in cui loro rinunciavano ai diritti sul suo contratto. In una parola, è stato licenziato.
Ormai anche i muri conoscono la sua storia, ma un piccolo ripasso non fa mai male: Baker ha disatteso gli accordi presi tra lui, i Celtics e la dirigenza NBA per aiutarlo nel combattere la sua dipendenza dall'alcool e contemporaneamente consentirgli di continuare a giocare onorando il principesco contratto di cui lui era titolare.
Dopo l'ultima sua violazione agli accordi il dottor Lloyd Baccus, psichiatra a capo dell'antidroga della NBA dal 1994, era l'unico che poteva decidere se Baker avrebbe potuto riprendere l'attività agonistica oppure no. Gli accordi dicevano che c'erano 10 partite di tempo trascorse le quali i Celtics avrebbero potuto uscire dal contratto che chiama circa 35 milioni di dollari per le prossime due stagioni e mezzo.
Fino al fatidico venerdì 13, giorno in cui i Celtics avrebbero giocato la decima partita dall'ultima sospensione a Chicago, i legali di Baker hanno fatto di tutto per convincerlo che il loro assistito era pronto per riprendere l'attività agonistica e che stava seguendo fedelmente il programma dell'NBA. Ebbene, il dottor Baccus ha detto di no. Ha negato il consenso al giocatore di giocare per i Celtics.
La dirigenza bostoniana non si è fatta pregare e, come detto, ha immediatamente rinunciato ai diritti su Baker. Comportamento comprensibile ed ampliamente nei loro diritti, niente da eccepire, ma altrettanto tempestivamente Billy Hunter, presidente dell'NBPA, l'Associazione Giocatori NBA, ha dichiarato che questa mossa non è legale minacciando una lotta lunga e senza esclusione di colpi.
La motivazione di questa dichiarazione di Hunter, esternata al Century Plaza Hotel a Los Angeles, si collega al fatto che secondo lui i Celtics hanno aggirato il contratto collettivo dei giocatori NBA. Ha anche dichiarato che faranno valere i diritti di Baker tramite azioni legali rivolte sia verso Boston che verso l'NBA. Lapidaria la sua conclusione: "ditegli (ai Celtics, n.d.r.) che stiamo arrivando".
Fermo restando che gli americani sono famosi per andare in tribunale per qualunque cosa, era impensabile pensare che questa volta tutto si sarebbe concluso con l'italico "tarallucci e vino". Andando più in profondità si può facilmente intuire che per i giocatori questo fatto è un pericolosissimo precedente. Finora i contratti erano sacri, nulla e nessuno, se non per gravi motivi, poteva cancellarli. Questa volta invece non si parla di morte o gravi problemi fisici del giocatore, ma un problema meno traumatico, quindi un precedente che potrebbe aprire la strada ad altre rescissioni di contratti che finora erano inviolabili e che potrebbero non esserlo più.
È stato proprio Hunter ad insistere per inserire la clausola delle tre violazioni, puntualmente disattese da Baker. Hunter però ha sollevato delle riserve sulla seconda violazione del giocatore, facendo già intendere quale direzione vorrà prendere in sede legale.
La risposta alle parole di Hunter non si è fatta attendere, visto che Neil Jacobs, consigliere dei Boston Celtics, ha affermato che l'Associazione Giocatori non ha fornito un'adeguata risposta alle richieste dei Celtics di una costruttiva discussione sul futuro di Baker.
Jacobs è stato chiaro: "il contratto collettivo contiene clausole precise che forniscono alle squadre i diritti per rescindere un contratto se il giocatore non adempie ai suoi obblighi. Noi abbiamo solamente fatto valere i nostri diritti. La squadra ha fermamente sperato che Vin Baker rispettasse gli accordi, sfortunatamente non è stato in grado di farlo".
Un botta, risposta e repliche velocissime che avranno sicuramente strascichi lunghissimi. Ora il futuro della vicenda è nebuloso, ma alcuni passaggi sono chiari: Baker rimarrà nella lista dei "waivers" per 48 ore lavorative. Se nessuna squadra lo richiederà , i Celtics potranno rescindere a tutti gli effetti il suo contratto. Ipotizzando che nessuna squadra voglia prendersi in carico il contratto che chiama circa 35 milioni di dollari in due anni e mezzo e considerando che lunedì 16 febbraio in America è festa nazionale, Baker uscirà dalla lista chiamata "waivers" mercoledì 18 febbraio alle 10 di mattina ora di Boston (16 ora italiana) e diventerà un ex-giocatore NBA.
Nel prossimo report settimanale gli aggiornamenti su questa intricata vicenda.
La ripresa della stagione dopo la pausa dell'All-Star Weekend riserva un'altra trasferta ad ovest composta di quattro partite, di cui le prime due la prossima settimana:
martedì a Sacramento
giovedì a Los Angeles sponda Clippers
Per una squadra che ha perso la sua identità e non ne ha ancora trovata una nuova, semmai la troverà , una trasferta di sei giorni può avere due risultati diametralmente opposti: ritrovare una nuova dimensione oppure distruggere quel poco di buono che si è instaurato nella squadra.
È ovvio che la speranza per un tifoso biancoverde sia che si realizzi la prima soluzione, ma obiettivamente è difficile ipotizzare quale dei due sia il risultato più probabile. Non si può far altro che attendere con impazienza il giorno in cui scatterà la trading deadline, ultimo giorno disponibile per scambiare giocatori, così almeno gli atleti sapranno con chi rimarranno assieme per qualche mese.
Stante così le cose è assolutamente inutile analizzare le squadre avversarie e tentare d'ipotizzare un qualsiasi risultato.
Un tifoso dei Celtics che si accingesse a dare uno sguardo alla classifica potrebbe pensare che i Celtics hanno già compromesso gravemente le loro possibilità d'approdare ai play-off, ma nel momento in cui s'appresterebbe a guardarla non potrebbe non notare che, nonostante tutto, i Boston Celtics sono ancora perfettamente in corsa per un posto dei play-off.
La classifica dice che lo spot numero 8 è ancora suo, nonostante la relativamente bassa percentuale di vittorie: 42,6%. La scarsa competitività dell'Eastern Conference non punisce ancora Boston come meriterebbe, ma dato che la nona e la decima sono rispettivamente a mezza e ad una lunghezza, se non ci sarà un'inversione di marcia, difficile a breve vista la trasferta ad ovest, è probabile che già fra 8 giorni l'ottava posizione appartenga ad un'altra squadra.
Fra pochi giorni sarà on-line il mid-season report, dove tireremo le prime fila della stagione fin qui disputata. Ovviamente la parte del leone del report la farà le motivazioni profonde del "nuovo corso Celtics" e le prospettive future della nostra squadra preferita.
A prestissimo.