Tutti a tifare Peja e Brad

Brad Miller va all'All Star Game, e con pieno merito!

Giusto il tempo di assestare un altro pesante colpo alla classifica e poi via, chi sul campo dello Staples Center per l'All Star Game, chi al mare per la pausa. I Sacramento Kings giungono al break con il miglior record della Nba, 37-13, un bilancio in trasferta che recita 14-9.

Dicevamo delle ultime due esibizioni: vittoria, 124-117, sul campo dei Milwakee Bucks e bis, la sera successiva, 96-94, al Palace contro i Detroit Pistons. L'uomo del momento, tanto per cambiare, Peja Stojakovic ha siglato il successo con una bomba, dall'angolo, dopo che Ben Wallace aveva sorprendentemente pareggiato con un 2-2 dai liberi.

Vale la pena di far raccontare a Peja il finale: "Mike (Bibby) ha giocato pick' n' roll con me - ha detto - i difensori lo hanno pressato e ha scaricato su Divac. Vlade ha messo palla per terra e per un attimo ho pensato che volesse tirare. Invece mi ha passato la palla dove mi ero liberato."

Quando il tiro è entrato mancavano 0.4 secondi alla fine. "Aveva fatto canestro - è l'eloquente commento di Tashaun Prince che ha provato a metterci una mano - per tutta la serata. Sapevo che non avrebbe sbagliato." Il serbo ha infatti segnato 25 punti, lasciando a Bibby di un soffio (26) la palma del miglior marcatore. Poco importa. Importa molto di più del successo: "Erano due partite molto difficili - ha detto Rick Adelman - abbiamo ottenuto due vittorie. Siamo molto contenti."

Dicevamo del record dei Kings: 37-13. Se nella prima parte della stagione, il sospetto che le vittorie fossero dovute soprattutto alla facilità  della "schedules", partite sgranate e prevalentemente casalinghe, nell'ultimo periodo il discorso è cambiato.

Le due vittorie in back-to-back seguono di qualche giorno la doppietta ottenuta fra Houston e San Antonio. Segno che la squadra comunque c'è. E' in grado di cambiare passo. Non solo di padroneggiare il basket, a volte ruminato, delle prime 25 partite.

Da un All Star all'altro: Brad Miller nella partita di Detroit, ancora una volta, ha dato prova di essere giocatore chiave. Opposto a Ben Wallace, Brad ha risposto con 18 punti, 15 rimbalzi e 5 assist.

Ed ha fornito la solita durezza: Zeliko Rebraca è stato espulso, così come Corliss Williamson, per aver provato a dargli un pugno nel corso di una contesa a rimbalzo. In realtà  si è trattato più che altro di uno sberlone mal indirizzato. Miller si è tenuto a distanza "per evitare - ha detto poi - di beccarmi tecnico o per contestarlo se l'arbitro l'avesse fischiato."

Particolare curioso: sul referto arbitrale si può leggere che Rebraca è stato espulso per "overzelous play", gioco troppo zelante. Come se in italia, considerassimo eccesso di zelo, il fallaccio con cui Montero ha sollevato da terra Totti.

Rilievi a parte: Miller ha impressionato tanto, in questo inizio di stagione, da ricervere come massimo tributo, qualche parola di apprezzamento da Pete Carril. "Nel suo gioco - ha detto il guru ultrasettantenne - ci sono un'intelligenza e una tecnica che vanno ben oltre il lavoro che facciamo ogni giorno sul campo. E poi Miller è a fianco del maestro assoluto per queste cose: Vlade Divac."

Di sicuro la coppia sul campo è ben assortita. Nessuna squadra ha due lunghi che forniscono più di cinque assist a partita. La coppia è così assortita che, nel momento in cui Webber rientrerà , non sarà  in discussione l'inserimento nello starting five, o il minutaggio. Bensì la sua presenza nei minuti finale decisivi delle sfide dei playoffs.

E' fantascienza se ricordiamo le parole di Adelman "senza Chris non possiamo nemmeno competere per il titolo." Di certo Webber lasciò una squadra in cui Klark e Turkoglu, seppur giocatori di grande valore, erano saldamente panchinari. Ora la realtà  è cambiata.

Recentemente lo stesso Miller ha voluto parlare delle sue relazioni all'interno dello spogliatoio: "Vivo - ha detto - una realtà  molto diversa da quella che ha accompagnato la mia infanzia. Al mio paese (espressione per la quale saremo sempre grati a Gianni Brera ndr) non era nemmeno possibile vedere un afroamericano. Ora ringrazio per la possibilità  di vedere e comprendere da vicino realtà  diverse."

Il calendario dei Kings prevede, da qui alla fine, 19 trasferte, sul totale di 32 partite rimaste. Saranno 8 i back-to-back con puntate a San Antonio, Dallas, due volte allo Staples Center con i Lakers. Alla ripresa, dopo una casalinga con Boston subito un viaggetto nel midwest: Minnesota, Toronto e Chicago.

Il vantaggio sui Lakers, complici le loro paturnie e i loro infortuni, è consistente. Il primo posto nella Western Conference e nella lega, sarebbe un vantaggio notevole, serie con LA a parte, vista la presenza dei tifosi alla Arco Arena. Il più deve essere ancora fatto.

Questa squadra ha un gioco così pulito, che a volte sembra poco intenso. I risultati però sono dalla parte di Adelman e giocatori. Sempre più apertamente.

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