Brian Cardinal, uno dei più positivi per i Warriors in questa prima parte di stagione…
Siamo arrivati anche quest'anno a un mese abbastanza particolare per lo sport americano, in quanto in febbraio si contano nell'agenda degli impegni immancabili, date come il Super Bowl tanto per intenderci…
Nel pianeta NBA inutile ricordare che come ogni anno il secondo week end del mese è dedicato interamente ai giochi delle stelle, una tre giorni nella quale la season si ferma e prende vita l'All Star week and appunto, che comprende la gara delle stelle assolute, delle stelle emergenti del primo e del secondo anno e varie gare ed esibizioni di diversa caratura e tradizione come la gara delle schiacciate o di tiro che vede coinvolti ogni anno numerosi atleti della Lega.
Quest'anno questa importante cerimonia avrà luogo alla Staples Center di Los Angeles, e quest'anno più che mai sarà palcoscenico per i numerosi giocatori californiani convocati: ai soliti nomi di Kobe Bryant e Shaquille O'neill dell'asse Lakers, si aggiungono quelli di Pedrag Stojakovic e Brad Miller dei Sacramento Kings, altra potenza della Western conference.
Il quadro delle magnifiche tre franchigie, tolti i Clippers, dello stato amministrato dal governatore Arnold Schwarznegger sarebbe stato perfetto se fosse stata combinata una convocazione anche nella baia di Oakland, tra quei Warriors che sono da troppi anni ai margini dell'elite Nba.
Difatti anche quest'anno Golden State non avrà nessun rappresentante alla partita delle stelle, e vanterà il solo Mike Dunleavy nella sfida tra rookie e sophomore, oltre a Jason Richardson nello Slam Dunk Contest.
Una magra consolazione per una squadra che aveva progetti ben diversi a inizio stagione e che si trova a vacillare continuamente a cavallo del 40% di vittorie, cifre che a est magari darebbero anche un'accesso ai playoff, ma che a ovest non consentono minimamente di sperare in un posto nella off season.
A inizio stagione la dirigenza californiana si era proposta di fare di Jason Richardson il suo uomo di punta e il prodotto da Michigan State ha risposto alla grande, offrendo una stagione concreta e ricca di spettacolo per gli appassionati della Oakland Arena, abituati alle schiacciate e ai lay-up che Jason offre ogni notte.
Richardson ha goduto in questa prima frazione di stagione dei frutti della mancanza di Gilbert Arenas che ha portato i suoi tiri e le sue alte medie punti a Washington, dando quindi la possibilita non solo a Jason ma a tutta la squadra di potersi prendere piu tiri e libertà .
Al momento J-Rich viaggia a 18 punti e 6 rimbalzi di medie, cifre da vero piranha d'area verniciata che si avvicina molto come stile di gioco a quello di Quentin Richardson dei Clippers.
Ma la rifondazione estiva dei Warriors non è passata solo attraverso la fine del contratto di Arenas, ma anche attraverso la cessione di Antawn Jamison, che per 5 lunghi anni aveva vestito e onorato la maglia dei Warriors offrendo anche una stagione da 25 punti di media; ma Musselman evidentemente non lo stimava e non credeva di poter costruire una franchigia attorno a lui e decise di scambiare i diritti su Jamison con Dallas, ricevendo in cambio Nick Van Exel, Popeye Jones, Avery Jonhson, Evan Eschmeyer e i diritti su Antonie Rigadeau, tornato però in Europa al Pamesa Valencia.
Grazie a questa trade i Warriors non solo si son liberati del contratto di Jamison, ma hanno esplicitamente mostrato la piena fiducia a Mike Dunleavy, il secondo anno che ha dimostrato appieno i progressi che la dirigenza si aspettava: sempre seguito dal padre impegnato sulla panchina dei Clippers, sta offrendo 12 punti di media, ma una pericolosità offensiva sia interna che esterna, caratteristica che Jamison sicuramente non possedeva.
I Warriors cercheranno comunque vadano le cose di buttarsi durante l'estate nel mercato dei free agent, sfruttando anche lo spazio salariale del contratto di Van Exel, le cui percentuali di restare ad Oakland sono praticamente nulle, come egli stesso ha dichiarato nei giorni scorsi: “Se non giocherò in Texas, mi ritirerò.” dice l'ex Lakers “tutte le squadre texane sono fortemente candidate al titolo. Giocare per il titolo ed farlo in Texas, ecco cosa desidero”.
Si vocifera, tra le rumors Nba un probabile ritorno ai Mavs, magari anche in una veste inedita, viste le dichiarazioni fatte da Mark Cuban che potrebbe proporre a Van Exel un posto a fine carriera come assistente di Riley… ehh… scusate Don Nelson.
Ma la situazione dei Warriors non è cosi terribile come si potrebbe pensare vista la sessione di gregari arrivati nell'affare-Jamison: è pur vero che tolto Van Exel il rendimento degli altri è puramente da gregari ma molti contratti sono comunque in scadenza.
La sorpresa più gradita dell'anno è stato sicuramente il rendimento da vero All Star che ha fornito il centro Erik Dampier, letargico e sornione per i suoi primi 6 anni di permanenza sulla baia e ora devastante e assolutamente dominante sotto canestro. I suo high in stagione parlano di una punta di 31 punti e ben 24 rimbalzi, cifre alla Ben Wallace insomma, che gli hanno valso una grossa quantità di voti per la convocazione per l'All Star game.
Ma nell'enorme cantiere dei Warriors troviamo ancora due giocatori molto diversi tra loro, sui quali la dirigenza dei Warriors vuole puntare, vale a dire Troy Murphy e Speedy Claxton.
Il primo, 23 anni, sta recuperando da un'infortunio e ha iniziato la stagione in ritardo, ma di lui si dice un gran bene sin dai tempi di Notre Dame; il suo sostituto nel ruolo di ala forte è stato Brian Cardinal, molto positivo e concreto, ed ora Troy dovrà lottare proprio con lui per riottenere il quintetto base.
La storia di Speedy Claxton è invece più nota, visti i trascorsi nelle fila dei San Antonio Spurs campioni del mondo; durante l'estate Speedy, valutando il mercato dei free agent, ha accettato l'offerta di trasferirsi in California e ha decisamente alzato il suo minutaggio, che divide però con Van Exel, e ha raddoppiato la propria media punti.
Insomma, stabilire ora con sicurezza un giudizio esatto sulla squadra potrebbe non esser veritiero, ma bisogna ammettere che tra le mura di casa i Warriors son riusciti a strappare la vittoria sia coi Lakers che con gli Spurs, segno che la squadra c'è anche con la testa.
Richardson deve ancora dimostrare di poter esser decisivo nei momenti chiave per poter divenire il leader indiscusso del gruppo, ma fino ad ora ha fatto bene. Se la franchigia fosse ad est ora parleremmo sicuramente diversamente, perchè la percentuale di vittorie lieviterebbe notevolmente, e dato anche che un pivot come Dampier ad est non c'è ancora.
Sul cantiere Warriors la dirigenza sta ancora lavorando, ma sarà curioso seguire le prossime mosse di mercato e i prossimi sviluppi di questa bella banda di ragazzotti che portano in dote la voglia di crescere ed emergere sulla baia di Oakland.