Una mano in faccia, se non due, è il minimo che si può aspettare McGrady sera dopo sera…
Due sconsolanti airball di Williams e Strickland per chiudere la partita con Cleveland. Sconfitta 99-98. Tracy Mc Grady, Tyronne Lue, Drew Gooden e Keith Bogans, seduti in panchina, sconsolati ed infortunati. Questa la fotografia della stagione degli Orlando Magic. Un bicchiere amarissimo, da trangugiare sino in fondo.
Paradossalmente tutto si riduce a quel terribile inzio: il 6 dicembre, a Dallas, gli Orlando Magic ottenevano la loro 19esima sconfitta consecutiva, dopo l'unica vittoria nella "openin' night" a New York. Da allora il record della squadra è di 11 vittorie e 13 sconfitte, dignitoso, addirittura competitivo, nella degradata logica della Atlantic Division. Una magra consolazione.
Anzi un'aggravante. "E' una situazione molto frustrante - ha detto a Cleveland Johnny Davis, coach ad interim della squadra - in questo momento il morale della squadra è sotto zero. Ma dobbiamo fronteggiare questa situazione".
A Cleveland Mc Grady è stato onnipotente per un tempo: 34 punti, con 8 bombe. Un'implicita ripassata della storia della Nba degli ultimi 2-3 anni per Lebrom James, comunque infortunato. All'inizio della ripresa, il riacutizzarsi di un dolore all'alluce del piede sinistro ha messo Tracy fuori gioco.
"Sono molto deluso - ha detto poi - sei nella serata giusta, in cui nessuno può fermarti. Un attimo e tutto finisce, devi lasciare i tuoi compagni sul campo".
I numeri del giocatore rimangono al di sopra di ogni sospetto: 27 punti, 6 rimbalzi e 5,6 assist. I numeri però non sono tutto. Nella scorsa stagione in una squadra con problemi, ma con un' anima, gli sprazzi di Tracy spesso cavavano la squadra dagli impicci e risultavano decisivi.
Quest'anno gli stessi sprazzi sembrano sussulti di rabbia, per la piega presa dalla stagione, fine a loro stessi. Eppure nell'ultimo mese la media punti del giocatore si avvicina ai 31 punti. Diversi fattori spingono osservatori e tifosi a vedere il bicchiere mezzo vuoto.
E' stato lo stesso giocatore a lamentarsi del suo gioco, parlando delle difficoltà del dopo "Preolimpico di Portorico": "Non sto cercando giustificazioni - ha detto - ma penso che quel torneo mi abbia condizionato e non credo d'esser l'unico giocatore ad averne risentito. Sul campo non mi sento lo stesso giocatore, non ho mai tirato così male in carriera".
Nel dettaglio 42,2% dal campo, 425 su 1006 tiri, 35,5 da tre punti. Una percentuale di tiro, del tutto normale per uno che, come Mc Grady, spesso è costretto a pagare la cauzione alla squadra, e a prendere tiri molto forzati. L'incertezza sul suo futuro fa il resto. Secondo molti, il rapporto fra il giocatore e il front office si è definitivamente incrinato con il licenziamento di Doc Rivers.
Di certo, la prospettiva, nel giorno in cui l'ex Toronto firmò per la franchigia della Florida non era l'ultimo posto nella Atlantic Division. Ancora peggio: non era trovarsi all'anno zero alla sua quarta stagione.
Inutile in questo momento recriminare su quello che doveva essere e non è stato. Su Grant Hill e Tim Duncan. La sostanza rimane. Nella, pur sottodimensionata eastern conference, la front line dei Magic rappresenta un caso limite.
Addirittura imbarazzante è stato il confronto con gli Houston Rockets. In quella partita Yao Ming, già emergente di suo, ha stabilito il suo record in carriera con 37 punti, conditi con 10 rimbalzi.
Al solito i numeri nascondono la sostanza. Johnny Davis ha affidato la marcatura del cinese ad un comitato: Andrew De Clercq, Juwan Howard e Zaza Pachulia. I tre hanno spesso agito in single coverage, non tanto per scelta del coach, quanto per i danni prodotti nel tentativo di raddoppio "big on big", con il lungo.
Tanto che Maurice Taylor, con 20 punti, è stato decisivo, in una serata improduttiva di Steve Francis. Le parole di De Clercq ci dicono della sua impotenza: "Gli concedo - ha detto - 20 centimetri e 30 chili. Ad un certo punto mi son sentito come se stessi cercando di scalarlo. Ma ti può battere in molti modi diversi".
Alla fine della gara erano tre i migliori rimbalzisti dei Magic con 6: i già citati Howard e Pachulia, con addirittura Tyronne Lue. Senza parole. Qualcosa di simile è successo nella partita di Cleveland: Carlos Boozer ha fatto il bello e cattivo tempo con 23 punti e 16 rimbalzi.
L'ex Duke e Zydrunas Ilgauskas hanno combinato per 16 rimbalzi offensivo. Il miglior rialzista, si fa per dire della squadra, è Howard con 7 carambole a partita: la posizione dell'ex Michigan è molto controversa. Doveva essere il grande acquisto estivo.
Al solito invece, non ha inciso per nulla: 15, 3 punti a partita col 44%. La sua presenza si è rivelata ingombrante per il giovane Drew Gooden, un anno fa di questi tempi, grande prospetto ottenuto da Memphis, ed ora comprimario con 29 minuti e 12 punti.
Da più parti s'è sentito della possibilità di uno scambio che manderebbe Howard a Minnesota, dopo che il giocatore era stato espressamente richiesto quest'estate da Garnett, per Michael Olowokandi, al momento infortunato, giocatore che ha fatto storcere il naso a molti nello stato dei laghi. Difficile che la trade vada in porto, le poche possibilità sono legate al recupero del ginocchio del pivot africano.
Di certo, e qui si torna all'argomento cardine, quando dà un'occhiata in giro Mc Grady si deve chiedere dove si trova: al suo arrivo in squadra, trovò Armstrong, Amaechi, Hill, il suo grande amico Mike Miller, Garrity, l'unico ancora a roster, ma infortunato da inizio stagione. Ora gioca con Lue, Bogans, Giriceck, residuati di lungo corso Nba come De Clercq e Strickland.
Si è sorbito Pat Burke, l'ultimissimo Patrick Ewing, Big Shawn Kemp. Comprensibile che si sia rotto un po' le scatole. Delle 6-7 super star extra lusso della lega è di sicuro quello messo peggio. Sempre che, in realtà , non si sia rotto le scatole, Rick De Vos, l'anziano proprietario con le sorelle bacchettone che posero il veto su Rodman.
E' una voce che comincia a farsi insistente. Non può permetterselo la Nba. Ma nemmeno la città che, oltre a Disney World, ha solo i Magic.