Sarà lui il futuro?
Lunedì 5 gennaio 2004 rimarrà una data fondamentale nel calendario dei sostenitori della squadra del deserto. Quel giorno, a detta di molti, si è realizzata la definitiva retrocessione di Phoenix a barzelletta dell'nba.
Ma dobbiamo sul serio considerare i Suns allo stesso livello di Orlando, Clippers o Miami? Molti sono gli indizi che fanno propendere per questa soluzione.
Lo scambio che New York e Phoenix hanno architettato e realizzato è da un punto di visto tecnico ed economico palesemente sproporzionato. Riassumendo, New York ha acquisito classe, cuore e gioco mentre Phoenix ha liberato spazio salariale. Considerato che, fino a prova contraria, in campo non va il biglietto verde, ma i giocatori, è evidente che allo stato attuale chi ci ha guadagnato sono i Knicks.
Bisogna, peraltro, considerare che lo scambio è stato voluto dalle parti con motivazioni diverse. Per New York c'era la improcrastinabile necessità di evitare la nuova esclusione che si profilava dai play off, mentre la prospettiva per i Suns è finalizzata al lungo periodo.
La valutazione degli effetti non può, quindi, che essere rimandata alla prossima annata cestistica, quando sapremo quale scelta i Suns avranno ricevuto dai Knicks e quali free agent i Colangelo saranno riusciti a mettere sotto contratto grazie allo spazio salariale liberatosi con la cessione dei contratti di Starbury e Penny, oltre a quelli in scadenza rilevati con la trade.
E, comunque, ciò che è importante non è stabilire chi tra le due squadre abbia gabbato l'altra, quanto ottenere un miglioramento rispetto alla situazione di partenza.
Non costituisce, comunque, un mero esercizio di stile valutare gli effetti che la trade realizzata ha avuto sull'attuale stagione per i Suns.
Credo che l'operazione di mercato possa essere analizzata da almeno 4 diversi punti di vista.
Proprietà : il grande punto interrogativo. L'operazione di mercato è stata realizzata per le cattive condizioni finanziarie in cui versano i Colangelo o per rilanciare la franchigia nella convinzione che, non potendo aggiungere, per ragioni di tetto salariale, altri giocatori determinanti a Marbury, Marion e Stoudamire, i risultati dello scorso anno fossero il massimo a cui poter aspirare? E' prevalso il pur condivisibile interesse economico dei proprietari che condurrà alla cessione dei Suns o chi dirige le operazioni di mercato ha assi nella manica che per ovvi motivi non può ancora rivelare di avere?
Non voglio addentrarmi oltre in questo processo alle intenzioni e, quindi, concludo questo paragrafo con una previsione. Chi andrà , tra gli all star, a Phoenix se la dirigenza cede il proprio migliore giocatore nel modo in cui è stato ceduto Stephon Marbury? Credo solo tipi alla Rasheed Wallace, cioè mercenari del gioco per i quali l'importante è che qualcuno paghi a fine mese!
Allenatore: una situazione da leccarsi i baffi. Paradossalmente Mike D'Antoni dopo lo scambio può dormire sonni tranquilli; ora nessuno gli chiederà di raggiungere i play off e, quindi, potrà lavorare su di un nucleo di giocatori e sperimentare, accumulando esperienza, in funzione del prossimo anno quando dovrà giocarsi la chance più importante che lo scintillante mondo nba gli abbia fino ad ora offerto. Certo il buon Arsenio deve sperare che uno almeno tra gli attuali prospetti (Lampe, Cabarkapa, Vujanic, Leandrinho e le due future prime scelte) sia un serio giocatore nba e che l'asso nella manica dei Colangelo si trasformi in asso pigliatutto altrimenti, anche con due buone ali come Matrix e Polifemo, non si va molto distanti.
Squadra: la pubblicità è l'anima del commercio. Dopo la trade il parziale è di 4 vinte (1 con Lakers in versione summer league ed i Warriors e 2 con i Blazers) e 5 perse (1 con Bulls, Bucks e Kings e 2 con i Nuggetts). Occorre evidenziare che l'apporto dei nuovi giocatori è fino ad ora stato molto limitato. Infatti il reverendo Ward non è nemmeno volato in Arizona, Mc Dyess ha giocato solo 4 partite con una media di 11 minuti e soli !! 1,8 punti ogni volta che ha allacciato le scarpe e Lampe è in lista infortunati. Il solo Howard Eisley ha cifre eufemisticamente consistenti, oltre 22 minuti ad uscita per quasi 7 punti di media.
Se poi consideriamo che Amaré Stoudamire si è infortunato nuovamente, ecco che in queste partite hanno potuto dimostrare il loro valore giocatori come Joe Johnson, Casey Jacobsen, Jake Voskhul e Leandro Barbosa. Queste poche partite hanno, inoltre, dimostrato come Shawn Marion sia un strepitoso atleta, ma non possa essere considerato the player of franchise o l'opzione offensiva n° 1 della squadra.
Tifosi: i dannati. Come hanno giustamente rilevato in telecronaca Buffa e Tranquillo i sostenitori di Phoenix dovrebbero farsi rimborsare il prezzo dell'abbonamento. Pago per vedere Marbury ed invece devo sorbirmi l'uscita dai blocchi di Horrible Eisley. Francamente, è una presa per i fondelli. Ma il pubblico sembra aver reagito in modo educato, anche troppo se il campo da gioco tra i più assordanti d'America tutto d'un tratto è diventato rumoroso quanto un teatro d'opera italiano.
I latini dicevano semel in anno licet insanire (una volta all'anno è lecito fare pazzie). Già bisogna vedere se però di li in avanti ti prendono sul serio!