Kobe è tornato…quando Shaq e Malone faranno altrettanto?
Cleveland Cavs 79 @ Lakers 89
Denver Nuggets 71 @ Lakers 97
Lakers 83 @ Sacramento Kings 103
L.A. Clippers 89 @ Lakers 91
Phoenix Suns 88 @ Lakers 85
Lakers 82 @ Memphis Grizzlies 88
Lakers 87 @ Dallas Mavs 106
Lakers 93 @ Utah Jazz 86
Non si può certo dire che la stagione 2003/2004 dei Lakers sarà quella noiosa cavalcata solitaria che veniva paventata la scorsa estate.
A parte il discorso sulla concorrenza, che mai come quest'anno sembra prepararsi ad una sessione di play-off assolutamente da non perdere, sono i problemi interni della franchigia californiana a tenere alto il livello di adrenalina dei tifosi.
Facciamo un passo indietro, come sembra essere divenuto di moda in questi giorni e pur non vergognandoci affatto, torniamo a vedere come è maturato il bilancio di 4 vinte e altrettante partite perse, registrato negli ultimi 14 giorni da quella squadra che ormai per tutti si chiama Lakers – light.
Ci si era lasciati all'indomani della vittoria debordante e per questo non troppo attendibile, quasi un K.o. al secondo minuto, maturata contro gli Atlanta Hawks.
Sembrava quella giornata, la prima di un periodo di resurrezione, dopo i tanti infortuni e la crisi di gioco, idee e identità patita a cavallo della fine d'anno dai ragazzi di coach Jackson.
Il calendario avrebbe proposto infatti ai Lakers un periodo intenso quanto a frequenza di gioco, ma non troppo sfavorevole in quanto a pedigree degli avversari.
Sono bastate però poche ore ed una manciata di minuti nella gara contro Cleveland per far planare sulle teste giallo viola, l'ennesima tegola.
Finta, partenza in palleggio con il difensore che ricade pesantemente all'altezza dell'innesto articolare della clavicola ed ecco che la spalla di Kobe Bryant subisce una lussazione proprio dove si era già manifestato in passato un infortunio, con risata generale dello stato del Colorado ed emblematica alzata di sopraciglio di Phil Jackson.
Alla fine la partita ha regalato una W ai padroni di casa, ma per il numero 8 il problema è apparso subito grave, anche alla luce di un tentativo di rientro nel secondo tempo con veloce quanto assennata dipartita dal parquet.
Da questo momento in avanti, le congetture per una jattura presente all'interno del palazzetto futura sede dell'All Star Game si sono fatte pesanti.
Nel giro di un mese infatti, l'infermeria Lakers ha registrato l'entrata di Malone, O'Neal, Bryant, la conferma di Fox e l'uscita dal quintetto pure di Horace Grant per la perdita del padre.
Ci si è trovati nell'imbarazzante situazione di avere sotto contratto un quintetto quanto meno interessante, con Bryant, Fox, Malone, Shaq e Grant, inutilizzabile, mentre a guadagnarsi minuti sul campo vero sono stati proiettati i seguenti giocatori: Payton(fin qua tutto bene)Rush, George, Medvedenko con Cook e Sampson ad alternarsi nel ruolo di secondo lungo e Fisher ben lontano dalla forma dei play-off 2002, a fare da sesto uomo.
E' con questa, quanto meno inconsueta formazione che i Lakers hanno affrontato il lotto di sfide seguenti. La vittoria contro Denver ha illuso tutti di aver trovato soluzioni diverse e vincenti, grazie a Payton e Medvedenko, che hanno salvato la baracca grazie a prestazioni davvero interessanti.
I Kings però sono al momento la migliore squadra offensiva della lega e probabilmente non si aspettavano neppure una possibilità simile. Dopo aver giocato per un tempo al gatto con il topo, si sono davvero scatenati relegando gli odiati avversari a – 20 e prendendosi una prima rivincita per le tante batoste subite nel passato.
Contro i Clippers, la dabbenaggine tattica di alcuni avversari (palesemente il reparto piccolo) ha favorito la vittoria di due punti.
La serata ha visto come indiscussi protagonisti Elton Brand uomo come sempre al limite fra l'operaio di lusso e la star non riconosciuta e naturalmente Gary Payton, che ha trovato come d'incanto l'ambiente che per tanti anni ha vissuto a Seattle.
Il play angelino, così come aveva fatto contro Denver, ha saputo tirare fuori il classico repertorio di chiacchiere e zingarate, mentre gli onori della statistica se li è presi Medvedenko, che dopo essere stato ridimensionato da Sacramento ha saputo mettere insieme un'altra doppia doppia.
Da questo momento però, anche Payton non è più bastato.
Nelle tre partite successive i Lakers non hanno trovato il modo di supplire alle assenze e hanno pagato dazio prima contro Memphis, comunque ad oggi una delle squadre più divertenti ed equilibrate squadre del panorama NBA, contro Phoenix e contro Dallas.
Durante questo piccolo calvario, la stampa non ha dato proprio tregua agli ex campioni del mondo. In particolare è stato Shaq il più criticato, vista la (pare) scarsa gravità del suo problema al polpaccio e la ancora più scarsa voglia del capitano di rientrare prima di un tempo ragionevole (per lui).
Secondo alcuni critici ad oggi, sarebbe più probabile la possibilità di rivedere uniti i Beatles, piuttosto che i Fab Four dell'estate Lakers.
Per porre fine a queste polemiche, è intervenuto prima Phil Jackson con una dichiarazione nella quale ha fatto capire di non essere poi tanto ansioso del ritorno dei suoi assi.
Secondo l'allenatore zen, il rientro di tutta la prima linea sarebbe auspicabile giusto per la prossima maxi trasferta che attende la squadra, quindi non sarebbe stato certo un errore il prolungare i tempi di recupero.
A raffreddare gli animi dei (non troppo) convinti cronisti, ci ha poi pensato la fortuna e la vittoria, giunta ieri sera, al Delta Center.
Per una volta i Lakers si sono recati sul campo di una squadra più rimaneggiata di loro e recuperando anche Grant hanno surclassato in una partita bruttina i padroni di casa dei Jazz grazie al rientro di Kobe Bryant, autore di 21 punti e con il season high di Slava, firmatario di 26 punti e 12 rimbalzi.
Il meglio della settimana: paradossalmente, nel periodo più nero per episodi dell'anno, i Lakers hanno saputo limitare i danni. La sconfitta contro i Kings fa male, ma potrà essere da stimolo per il futuro, mentre proprio nelle ultime ore è stata riattivata la posizione di Fox, così come quella di Bryant, rientrato contro i Jazz e quella di Shaq, in predicato di tornare nella gara contro Seattle.
Il peggio della settimana: i Lakers non hanno saputo certo sfruttare le opportunità che il calendario regalava loro. Nonostante gli alibi degli infortuni, il calendario che i Light si sono trovati a fronteggiare non era proibivo, ma molte occasioni si sono sprecate evidenziando limiti precisi di personalità . Il capitolo rookie è stato poi ai minimi stagionali, con Walton in deficit di minuti e partecipazione e Cook fuori per 6 / 8 settimane per un grave infortunio.
E adesso?: adesso comincia la corsa verso l'All Star game, tradizionale giro di boa dell'anno e periodo spesso favorevole ai colori di Los Angeles.
Si comincia con due partite in casa, contro la Seattle di un Ray Allen sempre in forma principesca e contro quella Minnesota che ad oggi molti considerano la miglior squadra della lega ed erede per attitudine e strategia degli Spurs versione 2003.
Poi sarà solo trasferta, una trasferta nella quale occorreranno i chili di Shaq e parecchi attributi.
Alla prossima"