Tutto secondo copione, o quasi

Allan Houston e Stephon Marbury: il backcourt più forte della Lega?

Chi segue costantemente questi nostri report, sa che si era fissato un “paletto” per il rilancio in classifica del dopo Chaney-Layden, ossia il pacchetto di dieci partite che seguivano la sconfitta casalinga contro Dallas datata 12 gennaio.

Ebbene, alla settima partita, la situazione è 5-2, mentre si spera un 8-2 o un più realistico 7-3.

Ora questi traguardi paiono lontani dopo la sconfitta casalinga contro gli Heat ed un abbastanza modesto 6-4 pare dietro l’angolo, anche se queste sei vittorie manterrebbero comunque i Knicks in linea di galleggiamento per la post season.

Ma andiamo come sempre ad analizzare nello specifico le partite giocate.

New York inizia bene la settimana con una vittoria in casa contro i Toronto Raptors, 90-79.
La gara parte male per i Knicks, con i canadesi avanti anche a +10, ma poi i bluarancio rientrano lentamente man mano che i tiratori mettono a posto la mira, fino ad arrivare ad un parziale di 13-0 che chiude il match tra il terzo ed il quarto periodo.

Stephon Marbury, dopo le precedenti gare al servizio della squadra in cui ha smazzato più assists rispetto ai tiri presi, capisce che è ora di usare il fucile quando vede che Keith Van Horn non è in giornata (1/9 dal campo). Starbury mette così 28 punti, a cui aggiunge, tanto per gradire, 14 assistenze.

L’ennesima trasferta ad ovest è come da pronostico un massacro: gli Houston Rockets si impongono 86-71, con un Yao Ming inarrestabile a quota 29 (season-high). I padroni di casa piazzano un 31-9 nel secondo periodo dopo che i Knicks erano andati pure sul +10 nei primi minuti. Si chiude così la striscia positiva di quattro vittorie.

Ancora pessimo Van Horn, 3/13 per lui ed un trend negativo che non varierà  nel resto della settimana.

Houston chiude con 12 punti, ma ancora una volta si prende pochi tiri. Il fatto preoccupa coach Lenny Wilkens: “Allan deve prendersi più tiri; lavoreremo su questo in futuro”.

I Knicks volano quindi ad Atlanta per portare a casa una vittoria 96-94.
Grande protagonista Marbury, autore di 10 punti nel quarto periodo dei suoi 24 totali, compresa la bomba che ha spezzato la gara sull’89-89 a 30 secondi dalla fine (poi la gara termina con lo stillicidio dei tiri liberi).

New York tira con il 52% di cui 9/13 da tre, ma la fatica è stata tanta.

Shandon Anderson, intanto, mette fine alla sua striscia positiva di 543 partite giocate consecutivamente, non entrando in campo contro gli Hawks. quella di Anderson era attualemente la striscia più lunga della NBA.

La sesta partita in nove giorni al Garden contro i Miami Heat è fatale sul buon ruolino di marcia di questi nuovi Knicks (77-85).
Marbury fa 2/11, mentre Houston 3/8 e passa gli ultimi 14 minuti del match seduto in panchina per il solito problema al ginocchio che sta diventando una menomazione non di poco conto per il proseguo della stagione.

Bene Penny Hardaway dalla panchina, 16 punti, così come il sempre convincente Michael Doleac, 18. Queste due prestazioni non sono però bastate a portare a casa una gara equilibrata fino all’ultimo quarto, chiuso dagli Heat con il decisivo parziale 10-1, con i Knicks incapaci di segnare per più di 5 minuti.

Una brutta sconfitta che non ci voleva proprio e che potrebbe far perdere fiducia, soprattutto alla luce delle prossime decisive gare contro San Antonio e Boston. Uscire con un 1-1 sarebbe un bel lusso prima di affrontare Phoenix in una partita più che abbordabile, a chiudere così questa benedetta striscia di dieci partite con un buon 7-3 e la stagione rilanciata.

Purtroppo però sono emersi vari scricchiolii, tipo la pessima settimana al tiro di Van Horn dopo l’eccellenza mostrata nella precedente; un limite, quello della costanza, che da sempre attanaglia l’ex-Nets.

Il ginocchio di Houston, poi, inizia davvero a preoccupare, soprattutto per il suo riflettersi nell’assetto difensivo della squadra. H20 è già  di suo un mediocre difensore, ora è pure limitato negli spostamenti laterali. Le ottime prove di Eddie Jones e Jason Terry nelle ultime due gare, guarda caso i diretti avversari del capitano, stanno lì a dare ragione alla nostra tesi.

E’ stato intanto firmato il centro Bruno Sundov con un contratto di dieci giorni, con l’ennesimo declassamento in injured-list di Mike Sweetney. Sundov ovviamente sarà  usato come rincalzi dei rincalzi.

Sul fronte mercato è questa l’unica novità , dopo che lo scambio per portare Darius Miles sotto la Statua della Libertà  è svanito con il passaggio del giocatore ai Portland Trailblazers.

Concludendo, la situazione attuale è 20 vinte, 26 perse. Colmare il gap ed arrivare al 50%, si sapeva, non è e non sarà  facile. Proprio le ormai famose dieci gare sono importantissime in questo senso, ovviamente… ma c’è da ricordare che per ora solo le prime cinque squadre della Eastern Conference hanno il bilancio positivo.

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